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Sabato 20 ottobre 2012 ha aperto finalmente a Roma il primo “Museo” del videogioco su territorio italiano. Nati nel 1947 (in ambienti militari) i videogame sono entrati a far parte della cultura popolare solamente nei primi anni Settanta. Tuttavia soprattutto in Italia il fenomeno è stato visto per quasi più di 30 anni solo come un puro intrattenimento per ragazzi o poco più. Solo con la possibilità di usare la propria console per altri utilizzi oltre al solo gioco l’'industria videoludica ha ottenuto il giusto risalto. Per chi scrive il videogioco è una forma d’arte moderna e non solo un fenomeno di massa. Ci sono opere come Ico, Shadow of the Colossus o Metal Gear Solid che per un motivo o per un alto saranno ricordate come i picchi più alti di questa cultura. Ma torniamo al nuovissimo museo della capitale.
Senza mezzi termini c’è da dire che creare un museo del videogioco è un idea eccezionale. L’operato di Marco Accordi Rickards (Direttore) e dei suoi collaboratori è sicuramente da lodare e si spera che negli anni la situazione possa migliorare, ossia che il museo possa acquistare nel tempo veri pezzi da collezione, oltre i pochi pezzi di plastica esposti. Notevole la possibilità data agli appassionati di vivere una due giorni gratuita dove oltre all’occasione di vedere il museo con i propri occhi ci è stata data la possibilità di assistete ad una serie di conferenze di addetti ai lavori illustri come Dino Dino (creatore del mitico Kick-off) e Martin Hollis (Rare), GRATIS!
Forse è presto per lamentarsi, è presto per parlare delle lacune. Tuttavia trovo giusto affrontare l’argomento ora che è fresco per lasciare una traccia di quello che secondo me doveva essere e non è. Pronto naturalmente a rivedere il mio giudizio nel tempo se le cose miglioreranno. Dividerò gli argomenti per sezione così da poter affrontare tutto in modo semplice e pulito.
Location e Struttura: Perché Si: Il museo è situato in una zona centrale, facilmente raggiungibile grazie alla metro A e con pochi metri percorribili a piedi. Ottimo. Non tutte le strutture culturali hanno dalla loro parte questa possibilità in una città enorme e dispersiva come Roma. Questo è un punto a favore fondamentale. Discreti gli spazi dedicati anche se non perfettamente omogenei. Per essere un inizio è un buon inizio.
Perché No: Sebbene la struttura del museo risieda in una posizione centrale e lo spazio non sia poi pochissimo non è tutto oro quello che luccica. Prima di tutto il museo è rilegato nel seminterrato di un palazzo. Modello sottoscala di Harry Potter. Non una posizione di spicco per un monumento all’industria. Altra nota dolente gli spazzi utilizzati. Non dei migliori, stanze e stanzini e corridoi che mal si prestano all’esposizione massiccia e continuata di opere d’arte. Perché di questo stiamo parlando. Reperti artistici del passaggio dell’uomo sulla terra. Il ritrovato tecnologico di più di mezzo secolo di storia moderna.
Spazio Espositivo: Perché Si: Oltre 150 pezzi originai sono esposti in un solo stanzone che in realtà è un lungo corridoio ben gestito negli spazzi, con brevi approfondimenti sulla storia del videogioco affissi in doppia lingua alle pareti. Un discreto tuffo nella storia ben organizzato e pulito.
Perché No: C’è troppo poco. Mancano molte console, non mi sembra di aver visto il WonderSwan di Bandai, il Neo-geo CD, il 3DO, l’Amiga CD. Della Commodore mancano una marea di versioni di personal computer, gli Amstrad non sono pervenuti e altre ancora. Tutte macchine che hanno segnato in positivo e in negativo la storia dei videogame. Delle stesse console esposte, non ci sono le tante versioni introvabili, modelli ricercati e richiesti in tutti il mondo. Carenza di materiale cartaceo come scatole manuali. Pochi accessori. I videogiochi esposti sono pochi e male assortiti.
Non ci sono reparti dedicati a serie che hanno fatto la storia dei videogame. Super Mario per esempio meritava uno spazio tutto suo, con tutte le versioni uscite. Non c’è un vero è proprio sforzo di reperibilità e ricerca. Anzi sembra che qualche appassionato di retrogame abbia solo voluto condividere una sua collezione di pezzi racimolati a caso. Dove sta Metal Gear?? Street fighter non meritava un posto tutto suo?? In Italia patria del calcio come non dedicare una sezione ai prodotti videoludici dello sport più popolare del mondo?? Potrei continuare all’infinito. Mancano pezzi introvabili come la cartuccia di Metal Slug per Neo-Geo o la valigia di Bio-Hazard uscita per il decimo anniversario.
Troppo spazio dedicato agli sponsor. Ok senza di loro è quasi impossibile sopravvivere oggi, però tutto quello spazio sprecato è un colpo al cuore.
Vogliamo parlare infine del corridoio vicino i bagni dedicato ad una breve rappresentazione dell’evoluzione dell’uomo??
La zona interattiva è poco funzionale ed è composta da pochi cabinati con videogiochi sconosciuti ai più. Non era quasi meglio mettere un “Mame”?? I Coin-op sono una parte importante della nostra amata storia in quel modo poco rappresentata.
Considerando i pregi e i difetti di questo museo purtroppo sono più i lati negativi che positivi a venire a galla. Visto così sembra che il tutto sia stato fatto con la solita superficialità italiana che ormai ci contraddistingue. In realtà sono convinto che dietro ci sia stato un notevole sforzo di risorse. Purtroppo gestite male. Anche in questo caso è vero il detto che chi ha il pane non ha i pesci e viceversa. Un vero peccato perché si poteva creare un qualcosa di speciale, invece sembra solo un spazio espositivo creato ad uso e consumo di pochi per pubblicizzare soprattutto le varie rappresentanze elencate in bella mostra sul sito e all’ingresso della stesso museo. Toppo poco per il prezzo d’ingresso.
Da rivedere.
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