VIGEVANO (pv). Il problema delle nutrie allarma i vigevanesi: avvistato un gruppo vicino alla Caramuel.

VIGEVANO (pv). Una famigliola di nutrie, mamma e tre piccoli, a passeggio nel prato a  poca distanza dall’Itis Caramuel in via Cararola, è stata fotografata oggi dai ragazzi dell’istituto.  Uno spettacolo sempre più frequente anche perché l’animale, per nulla intimorito dall’uomo, dalla campagna dove era inizialmente inserito, si è spostato sempre più verso il centro abitato, aiutato anche dal fatto di trovare facilmente cibo in abbondanza.  E così qualche volta hanno fatto la loro comparsa anche nel cavo irriguo posto nei pressi del ponte della Giacchetta a pochi metri da piazza Ducale e dal centro storico. E d’altronde la nutria, un roditore della stessa famiglia dei castori, importato in Italia dal Sud America negli anni ’80 per allevamenti mirati da cui ricavare pellicce, il famoso “castorino”, in questi trent’anni, non avendo predatori specifici, si è diffuso a dismisura diventando un problema non più sottovalutabile. Inutile ricordare le diverse fazioni in cui si divide la popolazione fra chi come gli animalisti ne propugna la conservazione addirittura come fossero animali domestici alla stregua di cani e gatti; chi invece vorrebbe che venissero tenuti almeno sotto controllo perché trattandosi di roditori come i topi potrebbero essere fonte di problemi di salute e potenziali soggetti portatori di virus e infezioni; c’è poi chi invece pensa che sia il momento di cercare soluzioni serie almeno per tener distanti gli esemplari di nutria dai centri abitati.  “Auspichiamo – evidenzia un gruppo di cittadini residenti nella zona in cui le nutrie sono state fotografate – che il Comune, in collaborazione con il Parco del Ticino e le Guardie ecologiche, trovi una soluzione ottimale per evitare che il propagarsi, già alquanto massiccio di questa specie animale che rosicchia e divora tutto quello che trova dalle radici delle piante, alle coltivazioni ai cavi elettrici, sino alle tubazioni e i cavi di fibra ottica, possa essere in qualche modo fermato”. Mauro Depaoli