VIGEVANO (pv). Ricorreva
il17 gennaio scorso l’anniversario della morte del Venerabile Teresio Olivelli
e il Vescovo di Vigevano monsignor Maurizio Gervasoni ha invitato a
ricordare questa ricorrenza ai parroci di tutta la diocesi vigevanese nella
preghiera dei fedeli nel corso della Messa: “Per la nostra Chiesa diocesana, che oggi ricorda l’anniversario
dell’eroico sacrificio del Venerabile Teresio Olivelli: perché ne sappiamo
imitare l’entusiasmo della fede e l’ardore della carità, con la testimonianza
della nostra vita”.Teresio Olivelli, lomellino, sacrificatosi durante la Seconda Guerra mondiale per salvare un compagno di prigionia in un campo di concentramento tedesco, è salito all'onore di Venerabile per la Chiesa di Roma. Nativo di Bellagio in provincia di Como, il 7 gennaio 1916 da una famiglia benestante che, qualche anno dopo, si trasferì a Zeme nei pressi di Mortara di dove ne era originaria, frequentò il ginnasio a Mortara ed il liceo a Vigevano; come alunno del Collegio Ghislieri, si iscrisse poi all'Università di Pavia alla facoltà di in Giurisprudenza.
Già dal tempo
degli studi superiori, molto legato allo zio arciprete Rocco Invernizzi iniziò
a partecipare all’attività dell'Azione
Cattolica e della Fuci. Nell'estate
del 1942, inizialmente inquadrato nel 13º Reggimento Artiglieria Alpina della
Divisione "Julia" partì successivamente con l'Armir per il
fronte russo dove venne impiegato nello
schieramento lungo il fiume Don rimanendovi fino a quando la Julia non venne spostata a nord di Stalingrado, nella non
riuscita manovra di accerchiamento che dopo numerose battaglie, si concluse con lo sfondamento russo a
Nikolaevka nel gennaio del 1943.
Rimpatriato, e
malgrado i suoi 27 anni,
Olivelli fu subito nominato rettore del collegio Ghislieri.
Richiamato in
servizio nel successivo mese di luglio
al momento dell'Armistizio di Cassibile, si trovava a Vipiteno, inquadrato nel
2º Reggimento Artiglieria Alpina e già il giorno dopo, il 9 settembre, fu fatto
prigioniero dai tedeschi ed inviato al carcere di Innsbruck; da qui, dopo ben otto tentativi andati a vuoto,
riuscì finalmente ad evadere dal carcere di
Markt Pongau.
A Milano, grazie ad un
incontro con Claudio Sartori e con Carlo Bianchi in una cucina di via Vitruvio,
creò il giornale "Il Ribelle” organo di stampa del movimento, il primo
numero del quale vide la luce il 5 marzo 1944. Olivelli
espresse il suo concetto di Resistenza; essa è
"rivolta dello spirito" alla tirannide, alla violenza, all’odio. Fu allora che scrisse la preghiera “Signore facci liberi”.
Il 27 aprile 1944
fu arrestato a Milano in piazza San Babila da un "Ufficio speciale di
polizia" insieme con Carlo
Bianchi e carcerato a San Vittore, dove fu torturato. Venne poi deportato nel campo di concentramento di Hersbruck dove, secondo la
testimonianza di un compagno di prigionia, per aver cercato di aiutare un prigioniero ucraino brutalmente pestato
da un aguzzino, facendogli da scudo con il proprio corpo, fu colpito dallo
stesso sorvegliante con un violento calcio al ventre, a seguito del
quale morì il 17 gennaio 1945.
Mauro Depaoli
