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The God's Prayer, ultimo episodio della seconda stagione di Vikings, conclude il percorso intrapreso dalla serie negli ultimi episodi risolvendo ogni ambiguità, in uno scontro finale che dimostra un buon senso dello spettacolo e segna un punto di non ritorno per il futuro.
Dopo aver salutato Re Ecbert e la simpatica principessa di Mercia dal nome impronunciabile, l'azione si sposta a Kattegat dove Re Horrik mette in atto il suo piano per distruggere definitivamente Ragnar: invidioso del carisma di quel Leader che potrebbe rappresentare una minaccia alla stabilità del suo potere, il Re sottovaluta le ovvie difficoltà dettate dal fatto di gestire l'azione proprio nella roccaforte del nemico; a rendere ottimistiche la sua previsioni c'è la complicità di Floki, apparentemente stanco di servire una personalità ingombrante come quella di Ragnar e geloso del suo stretto rapporto con Athelstan.
Da sempre un magnetico outsider nella comunità, Floki sembrava aver fatto una scelta ben precisa e del tutto coerente, ma i fatti hanno dimostrato quanto fidarsi di chi professa troppo apertamente di voler tradire i propri amici sia un grande errore: come un novello Ulisse adirato coi proci che avevano occupato la sua casa Ragnar non si fa cogliere impreparato, rivelando l'esistenza di una rete d'inganni necessaria a incastrare il Re e mettendo in atto la sua vendetta coi modi dello spietato protagonista di un poema epico.
Ora che Ragnar ha conquistato la spada del Re, non possiamo che soffermarci a riflettere sui traguardi raggiunti da questo secondo ciclo di episodi ma anche su alcune mancanze: l'ascesa di Ragnar continua ad essere inarrestabile ed è stato fantastico testimoniare la crescita di un uomo che nel cuore continua a conservare sogni intrisi di curiosità e grandi visioni, pur mantenendo viva la linfa del Guerriero destinato a guidare un popolo per il quale la morte in battaglia è il valore più sacro.
Il triangolo abbozzato nei primi episodi è stato per fortuna abbandonato in favore di una caratterizzazione dei personaggi dal respiro ampio e meno scontato (eccellente il lavoro svolto con Lagertha, mentre si poteva fare di più per la madre devota incarnata da Aslaug), ma a soffrire di poca ricchezza è stata piuttosto la storyline di Bjiorn, per il quale si sarebbe potuto puntare maggiormente sul rapporto con il padre investendo meno screen time nella love story, tenera ma in fondo banale, con l'ex schiava Porunn; anche il viaggio di Athelstan, affascinante nella sua relazione di amicizia/prigionia con il lungimirante Re Ecbert, avrebbe potuto essere sostenuto da un dissidio più lacerante di quello dettato dal trovarsi faccia a faccia dell'unico uomo finora in grado di tenere testa a Ragnar.
Ciononostante, alla fine Vikings ci ha regalato un'eccellente seconda stagione facendo ciò che sa fare meglio: intrattenere con un plot non elaborato ma accattivante, portare sul piccolo schermo epici scontri e lasciare ampio spazio a frammenti da brivido, in grado di assorbirci totalmente nelle atmosfere di un immaginario straordinario: proprio come Athelstan, anche noi avvertiamo la presenza di Thor, nei tuoni che scatenano la furia di un mare in tempesta.
Leggi su Cinefilos/serietv: Vikings 2×10 recensione dell’episodio con Travis Fimmel
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