

La notizia del rinnovo di Vikings per una quinta stagione da 20 episodi non ci coglie certo di sorpresa: la serie scritta da Michael Hirst ha successo e continua ad essere molto amata, prima serie originale di History Channel e indiscusso successo di un canale che ha avuto la forza di rischiare con un prodotto in grado di mixare col giusto equilibrio intrigo, avventura e ricostruzione storica: giunti al quinto episodio della quarta stagione non possiamo però evitare di domandarci se la scelta di raddoppiare l'arco della serie sia stata effettivamente saggia, considerando quanto questo stia costando a una lenta progressione degli eventi e del percorso personalissimo dei singoli personaggi.
La figura di Ragnar Lothbrok, un tempo leader carismatico pronto a lanciarsi in ambizione avventure e viaggi per mare continua a restare rinchiusa in un bozzolo di stanchezza e disillusione, un uomo che persa la lealtà degli amici e della moglie non può che rifugiarsi in sè stesso e negli incubi che lo tormentano: la presenza di Yidu dovrebbe rappresentare un catalizzatore importante per la sua personalità, ancora incuriosita e affascinata da civiltà sconosciute, quanto per il suo desiderio ormai rimasto inappagato da tempo (Aslaug è diventata praticamente un'estranea), ma la Cina è troppo lontana per essere più che un semplice miraggio e non è chiaro se gli autori stiano cercando di dare un'ultima scossa a un personaggio che ha dato alla serie tutto ciò che possedeva.


Mentre Bjorn prepara la sua vendetta contro chi ha tentato di reclamare la sua vita nella neve ostile, il fronte parigino e quello britannico continuano a muoversi a colpi di piccoli intrighi di corte: si può e si deve fare di più, ma nel bene e nel male la stagione è ancora lunga.
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