[Vikings]: LAGERTHA
Creato il 11 febbraio 2015 da Elgraeco
@HellGraeco
Vikings sta per tornare con la terza stagione, in onda a partire dal 19 Febbraio.
È una serie TV che si definisce storica, e non soltanto perché prodotta da History Channel, ma perché si vanta di portare sullo schermo la storia di Ragnar Lodbrok, sovrano danese, e le sue imprese che lo fecero diventare flagello degli inglesi e dei franchi.
Ma come quasi tutta la storia nordica del periodo, la reale identità di questi protagonisti è profondamente intrisa di leggenda. Al solo Ragnar si possono far risalire almeno una decina di sovrani scandinavi.
Ho pensato, anziché scrivere l’ennesima recensione/riflessione su Vikings, che sarebbe stato carino, nel corso delle settimane, esaminare piiù da vicino ciò che davvero si sa, a livello storico, dei protagonisti di Vikings.Sono esistiti veramente?
Chi erano?
Cosa facevano?Cominciamo col mio preferito: Lagertha. E non solo perché è interpretata da Katheryn Winnick.*Lagertha era una fanciulla dello scudo (sheildmaiden) norvegese, moglie di Ragnar Lodbrok. La sua storia ci è stata narrata dall’autore danese Saxo Grammaticus, e contiene, come accennato, sfumature palesemente leggendarie, tanto che, per alcuni versi, essa può essere associata a quella di Þorgerðr Hölgabrúðr, una Aesir, sorta di divinità guardiana nordica riconducibile al mito delle Valchirie, o addirittura a Freiya stessa, sposa di Odino.Naturalmente, partiamo dal nome: Lagertha.
È una latinizzazione dell’antico nordico Hlaðgerðr.Lagertha appare nel Libro IX delle Gesta Danorum, a cura di Saxo Grammaticus, quando Frø, Re di Svezia, invase la Norvegia uccidendo il Re locale Siward, e mandò le donne della famiglia del Re sconfitto a prostituirsi in un bordello.
Ragnar Lodbrok, discendente di Siward (si crede potesse essere nipote diretto del Re Svedese), radunò un esercito per vendicare suo nonno. Le familiari di Re Siward, così, si ribellarono e, indossate vesti maschili, si schierarono accanto a Ragnar. A capo di queste ribelli c’era Lagertha.Una coraggiosa amazzone (termine usato da Grammaticus per richiamarsi alla tradizione classica della mitologia europea) che, sebbene fanciulla, combatteva col coraggio di un uomo, coi capelli sciolti e le trecce lunghissime, che ricadevano lungo le spalle, l’unico dettaglio che rivelasse, in battaglia, il suo sessoNaturalmente impressionato dal coraggio di Lagertha, Ragnar la chiese in sposa, non prima che la stessa lo mettesse alla prova sfidandolo a oltrepassare due bestie selvagge messe a guardia della propria dimora: un orso e un grosso cane. Ragnar uccise l’orso con un arpione e il segugio strozzandolo a mani nude, riuscendo così a ottenere la mano di Lagertha, che, dopo il matrimonio, gli diede un figlio, Fridleif, e almeno altre due figlie, i cui nomi però non sono citati.Ciò nonostante, Ragnar, di ritorno in Danimarca per sedare una rivolta interna, e ancora un po’ seccato dalla terribile prova fisica a cui Lagertha l’aveva sottoposto prima di cedere alle sue lusinghe, allontanò la moglie (che si risposò) per impalmare Þóra Borgarhjǫrtr, figlia di Herrauðr, nuovo Re di Svezia.
Ma siccome il destino ha il senso dell’umorismo, prima di ottenere la mano del suo nuovo amore, Ragnar dovette affrontare altre, numerose e difficili imprese, per poi tornare ancora in Danimarca e trovarvi una nuova, sanguinosissima guerra civile.
Ragnar inviò quindi emissari in Norvegia per ottenere aiuti in battaglia. Al messaggio rispose Lagertha, ancora innamorata di lui (o almeno così sostiene Grammaticus), che si recò in suo soccorso recando con sé la bellezza di 120 navi.
Al culmine della battaglia, il figlio di secondo letto di Ragnar, Siward, fu ucciso. E Ragnar stesso se la stava vedendo brutta, quando Lagertha, con un contrattacco decisivo, prese alle spalle l’esercito nemico e risolse la battaglia in favore dell’ex-marito.Di ritorno in Norvegia, Lagertha litigò con il suo sposo, uno jarl locale, e lo uccise conficcandogli in gola la punta di una lancia, che lei aveva nascosto tra le sue vesti.
Saxo conclude la storia di Lagertha dicendo che lei“usurpò il nome e il titolo e i possedimenti di suo marito, perché questa donna presuntuosa riteneva che fosse meglio regnare al suo posto che dividere il potere con lui“.Come potete intuire, Saxo Grammaticus era un misogino. O forse soltanto un figlio dei suoi tempi, quando, nonostante le guerriere fossero ammirate per la loro forza e il loro coraggio, era un coraggio e una baldanza accettata solo sulle pergamene. Erano sempre e comunque donne, e quindi dovevano occcupare il posto che la storia dell’uomo aveva in mente per loro.Lagertha in una litografia di Morris Meredith Williams (1913)Infatti Grammaticus sembra quasi descrivere l’epopea di Lagertha come un segno della negatività della sua epoca.
Ovvero, il fatto che Lagertha si facesse strada nel mondo usando la violenza, e che con la violenza ottenesse il trono e il potere che ne derivava, rinunciando all’assistenza nella gestione dello stesso all’equilibrio che la presenza di un uomo avrebbe di certo assicurato, ne fa, in breve, un’agente del caos: una portatrice di disordine che contribuì a segnare un’era di massacri e guerre civili.Cosa che, forse, ce la rende anche più simpatica. O per lo meno, a me sicuramente. Quanto può essere meraviglioso un personaggio del genere? In conflitto totale col suo mondo, e che contribuisce a rovinarlo, semplicemente perché lei ha la forza per farlo.
Spettacolare.Singolare, però, che, nonostante tutto, la memoria di questa personalità, che ormai difficilmente possiamo considerare altro che semplice narrativa ad uso leggendario/mitologico, sia sopravvissuta anche alla mentalità dell’epoca, e che si sia preferito scriverne, mostrandone la forza e l’indipendenza, piuttosto che tacere e oscurarne la memoria.
Sempre più probabile, alla luce di nuovi studi filologici, è che Lagertha sia in realtà la naturalizzazione del mito della dea Thorgerd, sebbene, nel VI Sec. d.C. compaia dalle cronache del Re Halfdan, una donna chiamata Hlaðgerðr (che latinizzato diviene esattamente Lagertha) che a un certo punto della vita di questo sovrano venne in suo soccorso con venti navi.Quindi sebbene il mito di Lagertha sia sopravvissuto, tinto di elementi leggendari e con malcelata ammirazione, come esempio di negatività nell’ordine delle cose, sappiamo altresì, da fonti meramente d’archiviazione, che addirittura nel VI sec. esistevano donne che facevano della propria indipendenza ragione di vita, che disponevano di potere sufficiente per muovere guerra e addirittura soccorrere un Re, se questi ne avesse avuto bisogno.Oggi, la figura di Lagertha è semplicemente magnifica, ai nostri occhi: fiera, indomabile, che determina, nel sangue, il proprio destino.
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