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Krisna Murti e Tintin Wulia sono pionieri della video arte in Indonesia. Entrambi cominciano a lavorare con i new media all’alba della caduta del regime del dittatore Suharto nel ’98, in un clima di libertà espressiva fino a quel momento negato. Punkasila invece è un gruppo artistico nato a Yogyakarta nel 2007 da una residenza all’Indonesian Visual Art Archive, allora Yayasan Seni Cemeti, di Danius Kesminas. Il gruppo originale di Punkasila conta sette giovani artisti indonesiani più Kesminas, ma è costantemente in espansione e aperto a nuove collaborazioni.
La rassegna si apre con il video “Empty Theather” di Krisna Murti, dove l’artista ragiona sulla corruzione delle tradizioni, un tema a lui caro da sempre. Krisna Murti lavora quasi esclusivamente con video istallazioni. Spesso il suo lavoro è incentrato sulla tradizione e i compromessi ai quali bisogna piegarsi pure di salvaguardarla. In questo video appaiono in scena i protagonisti dei poemi epici della Ramayana e Mahabarata (Kresna, Hanoman, Arjuna, Sinta, Pergiwati, Srikandi, Gareng, Petruk and Bagong), tutti interpretati dall’artista stesso. Questi personaggi solitamente appaiono nelle performance di wayang wong, una tipologia del teatro tradizionale giavanese della danza, molto popolare nelle aree urbane fino agli anni ‘70. Sfortunatamente oggigiorno quest’arte si sta perdendo, e l’unico modo per tenerla in vita sembra essere snaturalizzarla, trasformandola in mero intrattenimento. Il rito diventa così uno spettacolo di bassa qualità e puramente commerciale, mondano e turistico. L’artista mette l’accento su questa condizione attraverso i movimenti rigidi, le espressioni facciali vacue e le distorsioni del corpo dei personaggi. Le figure appaiono in scena come manichini da esposizione. La ripetizione in loop ribadisce l’assurdità della situazione.
Per questo video Krisna ha lavorato con il regista Widayat e la sua compagnia, Wayang Orang Ngesti Pandowo a Semarang, Giava Centrale. A seguire sarà presentato il video “Fallen” di Tintin Wulia, parte del lavoro artistico dell’artista basato su confine e possibilità chiamato “(Re)Collection of Togetherness”.
Pur essendo nata a Bali, le scelte di Tintin l’hanno portata a condurre una vita fatta di continui spostamenti. Le sue opere riflettono inevitabilmente questo nomadismo, ponendosi come riflessione sulla geopolitica e sui confini burocratici, che l’artista vede come una bizzarra forma di segregazione in questo nostro mondo globalizzato. In questo video si ritrova l’elemento del passaporto con il quale Tintin Wulia lavora costantemente, e che in questo contesto rappresenta la documentazione. Il documento è visto dall’artista come l’unica certezza sulla quale basarsi, sia nell’identificazione dell’individuo che nel più vasto processo di storicizzazione. La burocrazia, solitamente relegata ai margini della nostra vita, diventa per la prima volta protagonista, con tutte le sue implicazioni. L’avvicendarsi di personaggi che ripetono sempre gli stessi movimenti rimarca il ripetersi della storia e la circolarità del tempo. Gli ultimi due giorni del ciclo indonesiano sono invece dedicati al collettivo artistico Punkasila. Il nome Punkasila, che letteralmente significa principi punk, deriva da Pancasila, i cinque principi filosofici sui quali si basa la nazione indonesiana. Il gruppo lavora fondendo generi artistici, spaziando dalla musica alla pittura, passando ovviamente per il video, e unisce il tipico sincretismo indonesiano allo spirito dissacratorio punk. In questa occasione verrà presentato l’onirico video di Punkasila chiamato “The Lepidopters”, una space-opera fumettistica scritta dal tedesco Mark von Schlegell e illustrata dall’indonesiano Erwan ‘Iwank’ Hersisusanto, nel quale falene aliene invadono l’Indonesia al fine di colonizzare l’intero globo terrestre tramite una riproduzione inter-specie. Terra Bajraghosa ha realizzato questo film attraverso l’uso di fumetti e materiale di archivio tratto dai concerti multimediali dei due gruppi artistici musicali/visivi Punkasila e Slave Pianos a Yogyakarta, Hobart e Melbourne. Per “The Lepidopters” Punkasila si è ispiro al lavoro di Robert Smithson, al fine di investigare paesaggi sonori e visioni distopiche, telepatia indonesiana e antico misticismo giavanese.
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