Di questi tempi ho valutato negativamente tanti interventi su opere d’arte, che, a mio parere, hanno deturpato più che restaurare, rendendo al fruitore, una brutta copia moderna.
Devo invece fare un plauso triplo carpiato al restauro della Villa Reale di Monza, un esempio limpido e preciso di come, secondo me, si deve intendere la ristrutturazione di un palazzo così importante ed imponente, ridotto ad un rudere nel trascorrere degli anni.
Villa Reale di Monza apre al pubblico in questi giorni, dopo 200 anni di abbandono e soli due anni di restauro.
Il colpo d’occhio, al mio arrivo, è possente
ma anche i dettagli non lasciano molto respiro.
Costruita nel 1770 dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria come residenza estiva per il figlio Ferdinando d’Asburgo, divenne, da semplice casa di campagna come da progetto, un grande palazzo di 700 stanze, una vera reggia, costruita su modello della reggia di Caserta.
All’esterno, svetta una festosa fontana,
finestre e persiane a far ricordi di servitù zelante
a correre dietro a vizi e passioni di cortigiane ammiccanti.E’ un grande scalone a farci da cicerone nel nostro viaggio dentro ad una reggia di cui si possono solo fantasticare i fasti, ma dei quali resta ben poco, depredata dalle guerre e spogliata degli arredi e dei dipinti.La Villa Reale di Monza si compone di un piano terra, ora adibito a caffè e bookshop. Questi locali sono stati mantenuti integri e neutri, con muri intonacati grigi in cui ben si incastonano frammenti di dipinti esistenti a testimonianza del passato.Il primo piano nobile ( non visitabile nella giornata di domenica) ha una grande sala da ballo, salone a doppia altezza.
Il secondo piano nobile, a cui si accede per lo scalone, ci accoglie con un dettaglio che sarà testimone per tutta la visita: la cartellonistica, originalmente inserita su bacheche di ferro a stelo e sormontate da un decoro a foglie. Originale e leggero, per nulla invasivo nel contesto storico della Villa Reale di Monza.Il secondo piano nobile, pur non mantenendo alcun arredo, conserva le porte, i sovraporta, le specchiere, i dipinti sui soffitti, gli stucchi, le tappezzerie. Tutto in pessimo stato, interessate da un degrado molto forte. Il restauro di questo piano è stato teso ad un rifacimento coerente all’originale, sostituendo le tappezzerie distrutte con tappezzerie nuove, in stile e colore dell’epoca. Le porte sono state ripulite e ritoccate nei colori e nell’oro; i grandi dipinti nelle volte dei soffitti, tolti, restaurati e rimessi in loco.
Un gioco di specchiun sovraporta decoratoe tanti piccoli dettagli da sbirciare, annusare, rimanendo affascinati del tempo passato.Un tempo passato che d’improvviso appare, ammicca e se ne va, lasciando una scia di storia e mistero.Diversa è la tipologia di restauro del belvedere, ovvero gli appartamenti della servitù. Questa parte, terzo piano della Villa Reale di Monza, è stata interessata da usi impropri durante le due guerre mondiali, che hanno contribuito a distruggere ancora di più un’ala del palazzo già di per sé non ricca. Si è quindi deciso di liberare completamente le capriate dei tetti dai cannicciati danneggiati, rendendole visibili, inserendo l’impianto di areazione in acciaio, in maniera un po’ forzata, ma necessaria. I muri sono stati lasciati scrostati, così come le porte e gli infissi, seppure sapientemente consolidati. Ciò che appare è il senso del tempo, che ben narra da sé le vicende della guerra.
Le travi
le portegli infissi.Lo spettacolo che si ammira dal belvedere è mozzafiato; sia il lato del parcoche il lato dell’ingresso, con il lungo viale alberato di entrata alla città.Cura del dettaglio, celerità, attenzione alla storia e alla sua narrazione. Poca invasione degli spazi, elementi semplici e ben strutturati. Poche pecche: la mancanza di un itinerario di visita che ti fa passare da alcune stanze tre volte, in duplice verso con conseguente intralcio dei visitatori e la mancanza quasi totale di vigilanti e guide.Poca cosa a cui spero si debba far carico solo dei primi giorni di apertura. Per il resto, il mio è un vivo consiglio ad andare a visitarla, un esempio di lavoro ben fatto nei tempi stabiliti.
Chiara