Ore 12.40, l'aula bunker alla fiera di Bologna è stata preparata ad hoc per il processo alla 'ndrangheta emiliana.
Si tratta probabilmente del più grande della storia, il più importante tenutosi al di fuori dei confini calabresi. Dopo diverse ore di camera di consiglio, i giudici hanno letto il dispositivo: ben 140 imputati rinviati a giudizio, Vincenzo Iaquinta tra loro.
La sentenza emessa dai giudici ha così chiuso la lunga fase preliminare del processo Aemilia contro la cosca guidata dal boss Nicolino Grande Aracri. Il dibattimento avrà inizio il prossimo 23 di marzo presso il tribunale di Reggio Emilia, luogo in cui la cosca si è insediata ormai da tempo. Ma non è tutto, perché al fianco di questi 140 imputati, ci sono altri 80 coinvolti che hanno scelto il rito abbreviato - prevede uno sconto di un terzo delle pena - che inizierà a Bologna il prossimo 11 gennaio. Oltre 200 imputati in tutto, come dicevamo, il processo contro la 'ndrangheta più importante della storia.
Vincenzo Iaquinta è quasi impossibile dimenticarlo. Nel 2006 è stato uno dei protagonisti della marcia italiana in Germania che portò alla conquista del quarto Mondiale azzurro, con 5 presenze in campo, finale contro la Francia inclusa, e un gol contro il Ghana.
Ex giocatore di Juventus e Udinese, anche lui è tra i rinviati a giudizio della maxi inchiesta e dovrà rispondere della violazione di reati di armi - probabilmente per la detenzione di due pistole di proprietà del padre - con l'aggravante di aver agito al fine di agevolare l'associazione di tipo mafioso. A Giuseppe Iaquinta, il padre, viene invece contestata la partecipazione nell'associazione.
Stando a quanto riferito dall'accusa, Vincenzo Iaquinta avrebbe partecipato ad alcuni incontri in cui erano presenti anche figure rilevanti della 'ndrangheta, in Calabria e nel Nord Italia, come Alfonso Paolini. I carabinieri hanno riferito che la famiglia Paolini avrebbe tenuto "continui rapporti telefonici col calciatore Iaquinta" per arrivare a "merce di scambio" come "biglietti per partite di calcio, magliette, autografi ed altro materiale correlabile al mondo del calcio professionistico".
Iaquinta è nato a Crotone, in Calabria, nel 1979. Ma la vicenda che lo vedrebbe coinvolto sembra ancora più complessa di così. Nel febbraio scorso, L'Espresso rivelava, oltre ad alcuni incontri a cui avrebbe partecipato lo stesso ex attaccante della Juventus assieme al padre, come i rapporti con le cosche fossero continui e consolidati. Iaquinta avrebbe partecipato a una riunione tenuta da figure di spicco dell'associazione nel piccolo paese calabrese di Cutro, e ad un'altra tenutasi in Emilia, dove tra i partecipanti c'era proprio Alfonso Paolini, uno degli "organizzatori" del clan.
Allargando il discorso al legame esistente tra mafia e calcio, Raffaele Cantone, attuale presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, qualche tempo fa spiegava così la connessione: "Un tempo erano gli imprenditori come Berlusconi, De Laurentiis, Moratti o Della Valle ad acquistare squadre di calcio per fare affari e conquistarsi il bene della gente. Oggi anche la Camorra segue la stessa strategia con club medio piccoli o facendo passare l'immagine di essere in contatto con i grandi delle squadre di Serie A".
Non è solo il giro delle scommesse e delle partite truccate che vede come protagoniste le associazioni criminali nostrane, dunque. Il pozzo è ancora più profondo.