Deprivazione materiale severa. Così l’Unione Europea definisce la povertà assoluta. In pratica questa definizione si traduce in enormi difficoltà a pagare le bollette della luce e dell’acqua, l’affitto o il mutuo di casa. Difficoltà a riscaldare adeguatamente la propria abitazione. Deprivazione materiale severa significa andare in tilt quando c’è da affrontare una spesa imprevista superiore a 800 euro, non potersi permettere una bistecca o un po’ di pesce almeno una volta ogni due giorni. Significa non potersi permettere una settimana di ferie all’anno lontano da casa (la metà degli italiani è in questa condizione), non potersi permettere un televisore a colori, non potersi permettere una lavatrice, non potersi permettere un’automobile e non potersi permettere un telefonino. Insomma non potersi permettere di vivere decentemente.
Ecco il testo integrale del rapporto: Istat-Reddito e condizioni di vita – 16_dic_2013 – Testo integrale
Povertà in aumento
Un mendicante
In Italia – scrive l’Istat – il rischio di povertà o esclusione sociale è di oltre 5 punti più elevato della media europea (pari al 24,8%). La situazione è drammatica nel Meridione dove quasi la metà dei residenti è a rischio di povertà ed esclusione: in particolare il disagio colpisce le famiglie numerose, quelle monoreddito, gli anziani soli e – fenomeno sempre più frequente – i genitori separati. Le famiglie meno esposte sono ovviamente le coppie senza figli. La Coldiretti denuncia inoltre che sono lievitate del 35 per cento (10 milioni) le persone che non possono permettersi un pasto con proteine almeno ogni due giorni. Oltre 4 milioni di persone sono costrette a chiedere aiuti alimentari: tra loro quasi 500mila bambini con meno di 5 anni e oltre 500mila anziani.
Forse questi numeri possono bastare. La povertà è l’emergenza sociale principale in un’Italia disastrata dalla crisi economica, sociale e morale. Per questo, pur stigmatizzando ogni forma di violenza, non può essere presa sottogamba l’ondata di indignazione dei cittadini che in ogni regione italiana stanno protestando contro la corruzione, l’inefficienza e gli sprechi della politica e della pubblica amministrazione. In Italia la ricchezza c’è ma è distribuita in modo assolutamente ingiusto. Secondo il rapporto Istat il 20% più povero delle famiglie possiede solo l’8 per cento del reddito totale, mentre c’è addirittura un 20% di famiglie che si mangiano la bellezza del 37,5 per cento della ricchezza italiana. Anche i soldi pubblici ci sono, ma sono o rubati o gestiti male con progetti che non sono in grado di crare sviluppo e posti di lavoro stabili. E’ questa ingiustizia sociale che tarpa le ali alla nostra economia complice una classe politica incapace di trovare soluzioni alla crisi che non siano legate ad un ancora più ingiusto aumento della pressione fiscale. Una nazione non può avere un’enorme fetta di popolazione che non lavora, non produce e non può permettersi di consumare nulla. L’unica strada percorribile per rilanciare i consumi è rappresentata da misure economiche che possano permettere alle fasce più povere, milioni di persone, di comprarsi un televisore, una lavatrice, cambiare la vecchia utilitaria o semplicemente comprarsi un telefono. Solo in questo modo l’economia italiana può ripartire: dando dignità a tutti i cittadini e non tutelando solo le fasce più ricche. D’altronde il ricco Epulone ha già soddisfatto tutti i suoi bisogni e non se ne fa nulla di altre ricchezze da portarsi nella tomba. E’ al benessere del povero Lazzaro, quello che finora ha mangiato le sue briciole, che le istituzioni, opportunamente ripulite, devono prestare il massimo dell’attenzione.