VINCITORE DEL LIBRO
La vincitrice è Laura. Complimenti. Ecco il commento vincitore.
Non hai vinto? Ti consigliamo di acquistarlo, è un buon libro e pensiamo che possa piacerti.
Ho recensito da poco Ero il mare nero di Francesco Giannini. É un lavoro che mi é piaciuto molto, mi è piaciuto lo stile del racconto, come è stato creato il protagonista, e i testi blues al suo interno. Credo che sia un libro che mariti di essere letto e anche se in generale si tende a sminuire i libri autopubblicati i lettori più “navigati” sapranno che esistono degli ottimi libri anche tra questi. Ero il mare nero è uno di questi, a cui auguro la cosa più bella che si può augurare a un libro: che faccia innamorare.Torno oggi a parlarvi di questa storia facendo due chiacchiere con l´autore per due motivi: incuriosirvi e poi incuriosirvi. E siccome non avete scelta leggetela fino in fondo questa intervista perché potete vincere una copia cartacea del libro spedita gratuitamente a casa vostra.
- Dicci chi è Francesco Giannini, e perché ha scritto Ero il mare nero.
Si scrive per salvarsi la vita. Io almeno scrivo per questa ragione: ho bisogno di tirare fuori quello che ho dentro, sbatterlo sulle pagine bianche, e poi da lì iniziare a rimirarlo, per capirlo. Scrivendo scopro chi sono, chi divento, chi potrei essere. Per dirti chi sia Francesco Giannini devi leggere quello che scrivo… quello che ho capito di me è che odio l’ingiustizia. Ne soffro. E anelo alla capacità di lasciare andare i desideri materiali, in favore di una apertura a qualcosa di più bello.
- Cosa rappresenta per te questo libro?
“Ero il mare nero” è una bella sfida. Un viaggio dentro la propria serie di paure profonde: la solitudine, l’attaccamento, la morte. Di fondo è un viaggio verso la paura della morte, perché è la “malattia” incurabile vera e propria che molti cercano di curare, senza accorgersi che non è possibile. Quasi. Questo libro non è la cura alla morte, ma è la mia guarigione ad una paura che è propria dell’umanità, e dalla quale non ci si può sottrarre, ma con la quale si può vivere alla grande. Per questo è il titolo è al passato… per 18 anni il titolo è stato al presente, ma poco prima di andare in stampa… è mutato al passato.
- Dicci qualcosa di ciò che ti ha spinto a raccontare questa storia.
Come già detto, è stata quasi una necessità. Avevo bisogno di raccontare a me stesso questa storia. Sembrerà strano, ma il perché l’abbia iniziata è stupido, mentre è interessante forse il perché l’abbia conclusa, visto che per 18 anni è mancato il finale: volevo sapere io per primo come sarebbe finita. Il finale è maturato una mattina, mentre correvo in spiaggia, e pensavo al concetto di eternità. Ammetto che mi si era scaricato l’MP3…
- Ho definito nella mia recensione questa storia “densa”, anche se il libro non ha molte pagine ho trovato molti spunti, riflessioni ed introspezione. Hai usato la storia per esternare riflessioni che sentivi l´ esigenza di comunicare o queste sono arrivate in funzione della trama?
Le riflessioni arrivano con lo svolgimento della storia. Mentre scrivevo, parallelamente alla mia vita, riflettevo, e tali riflessioni rimbalzavano tra libro e vita e tra vita e libro. Essendo io schifosamente autobiografico, in quanto l’unica persona che a malapena conosco è… me stesso, diventa quasi ovvio che tutto quello che scrivo, in parallelo, lo sposto poi nella mia vita. E viceversa.
- Qual è l´elemento che reputi più importante in Ero il mare nero?
L’incapacità di leggere il mondo. Tra i protagonisti, c’è chi legge il mondo nel modo giusto, chi non si interessa a leggerlo, e chi non ne è capace. Gli sprazzi di luce derivano da coloro che leggono il mondo, i segnali, gli eventi, e non forzano la vita, ma si lasciano scorrere. È una condizione dell’essere difficile da raggiungere.
- C´è tanta tristezza, disperazione, inadeguatezza nel personaggio principale ma hai scelto di farlo essere un esempio direi positivo. Perché?
Non esiste il negativo. Esiste il male, esiste un lato oscuro, ed il protagonista ci vive immerso per tutto il tempo, tranne forse brevi sprazzi. Poi alla fine vede altro, ne è felice. Ma nulla è definitivo, tutto è impermanente: ciò che è positivo nelle ultime pagine di questo libro, torna al lato oscuro, e poi nuovamente rimbalza. Però io lavoro molto su me stesso per essere nel “lato chiaro” delle cose, e mi è piaciuto, dopo tanti anni di lavoro, cercare di lasciare un messaggio positivo da cui ricominciare. A volte è più difficile essere positivi che non esserlo, ed alla fine di “Ero il mare nero” l’oscurità poteva essere la soluzione più semplice. Certo, non è un finale fiabesco!
- La musica scorre nelle vene di questo libro, che ruolo ha per te la musica? Nel racconto vi sono anche dei testi profondi e piuttosto originali, puoi dirci qualcosa su come essi siano nati?
Una giusta frequenza è in grado di rompere gli oggetti. Si attaccano i tumori con le frequenze, si rompono le pietre… la musica è frequenza, ed è una potenza immensa. I mantra sono musica che ha l’obiettivo di guarirci con un suono… prodotto da noi stessi. La musica per me è il linguaggio universale della vita. I testi inseriti in “Ero il mare nero” sono un blues molto molto molto europeo, sono la ricerca di concetti scarni e semplici per accompagnare la musica. Sono nati per essere protagonisti del libro: è un libro dove si cazzeggia molto, si descrive molto, ma se ci si bada, alla fine non si parla molto.
- La sensazione è che i personaggi non abbiano mai davvero in mano il proprio destino. Una sensazione di indefinitezza pervade il racconto, un irrimediabile taglia i sogni delle persone a metà. È la tua visione della vita?
La vita scorre, fluisce. A volte noi la rallentiamo, ma in realtà ci illudiamo di farlo: la vita procede e ci lascia indietro. A volte tutti diciamo “Vorrei restare in questo istante per sempre!”, ma la vita se ne fotte: procede, e se non siamo consci che dobbiamo camminare al passo con il tempo, irrimediabilmente i nostri sogni vengono tagliati. “Ero il mare nero” è il mio promemoria personale per ricordarmi di non stare fermo.
- Cosa legge Francesco?
Che domanda cattiva. Ultimamente legge poco e male, con difficoltà. Leggo molta storia, e sempre meno autori. Non è una mania di grandezza, anzi… solo che sento di dover scendere sempre più alla radice delle cose, all’essenziale, e mi sto pian piano innamorando di un qualcosa di minimalista. Una cosa che leggo molto ultimamente? Gli status su Facebook. Sembra ovvio dire che siano schifezze, invece no: tra le miriadi di cose che passano sulla home page, ci sono attimi di vita, spesso veramente poche parole, che forse non avranno la precisione metrica di Ungaretti, ma sono fotografie del nostro tempo. Ognuno di noi ha un piccolo momento di poesia in ogni giorno, e per la prima volta posso “bere” direttamente alla fonte. Onestamente è il principale motivo per cui ancora oggi uso Facebook: la democrazia della parola. Ovvio, tra un mare di carta straccia virtuale. Poi se proprio qualche nome lo devo fare, mi piace leggere Bukowski, Ungaretti, Buzzati, Coelho, Joyce.
- So di fare una domanda inappropriata (mi perdonerai) ma: quanto mare nero c´è dentro Francesco Giannini?
C’è tanto mare nero quanto mare chiaro. In base alle fasi lunari, uno dei due prevale. Però è innegabile che il fascino del nero è sempre ammaliante. Il chiaro è difficile da vedere, è più semplice vedere il nero, ed andare avanti. Bisogna capire quanto in basso un uomo possa cadere per poter avere la fede di trasformare la caduta in un volo verso l’alto. Detto ciò, in Francesco Giannini c’è un immenso mare nero.
- Quanto tempo hai impiegato per scrivere questa storia?
18 anni dal momento in cui l’ho scritta per la prima volta su un PC. Ed era già da qualche anno su vari appunti e quaderni. Di solito sono molto più veloce, ma questa era pesante da digerire. La parte più difficile è stata sfoltirla del superfluo: difatti, nelle ultime riletture, è stata tagliata di oltre il 50% del contenuto.
- Il personaggio che preferisci?
I personaggi sono solo 2, anche se pare strano: c’è il protagonista e c’è il resto del mondo. Preferisco il protagonista: il resto del mondo non lo conosco. Se proprio dovessi appassionarmi ad uno dei personaggi “esterni”, sceglierei uno dei pochi personaggi fatti di “luce”, cioè il gioielliere. Se poi devo risponderti mentre sono immerso nel mio “mare nero”, non posso scegliere altri se non Mercedes!
- Sei stato illuminato da qualche situazione o persona per iniziare a scrivere oppure no?
Quando ho scritto questo romanzo, in realtà già da un po’ scribacchiavo testi e canzoni, piccoli racconti, ma non mi ero mai cimentato in un romanzo, e non ne ero assolutamente in grado. Però avevo anche un altro problema: non parlavo chiaramente, avevo difficoltà ad esprimermi. Ho iniziato a scrivere per imparare ad esprimermi. Questo è il motivo per cui ho iniziato questo romanzo, che ovviamente era l’espressione di quel che avevo dentro e non riuscivo a trasmettere.
- Uno dei pilastri della tua storia è l´amore nostalgico. Necessità narrativa o pensi davvero che si possa rimanere ancorati a una persona per molto tempo pur non avendola?
Ho la convinzione che ogni nostalgia sia in realtà un desiderio contemporaneo: quando abbiamo nostalgia di qualcuno, in realtà abbiamo nostalgia di qualcosa di nostro che provavamo in quel momento, fosse anche una motocicletta, una chitarra, o – appunto – un amore. Si resta ancorati finché non si comprende cosa ci blocchi. Il protagonista, ad un certo punto, comprende questo meccanismo. Anzi… lo intravede, non lo comprende completamente. Però spezzo una lancia verso la nostalgia: io la vedo come un richiamo a momenti positivi, quasi come un faro che ci dice che in determinati porti troveremo il giusto riposo. È positivo capirlo, ed una volta capito, la nostalgia si trasforma in un cammino verso un obiettivo chiaro. E non si è più nostalgici.
- Non ti chiedo se scriverai qualcos´altro perché il libro è appena uscito e penso tu debba godertelo per un po´. Ti chiedo: dimmi un tuo sogno realizzato in relazione al tuo libro e uno che vuoi ancora realizzare.
A dire il vero sto scrivendo altro già da un po’… e questa volta è contemporaneo al 100%, ed è molto “potente” dal mio punto di vista, perché è un romanzo che beve direttamente alla fonte del nero più nero. Ma limitandoci a “Ero il mare nero”, se devo dirti un sogno che mi piacerebbe da matti realizzare, è quello che da questo mio libro si potesse trarre un film. Il sogno realizzato, invece, è l’aver fatto questo libro esattamente come volevo, come sognavo: ogni parola, ogni virgola, ogni colore. Io sono il libro ed il libro è Francesco Giannini. Cosa volere di più?
Vi abbiamo incuriosito? Lascia un commento qui sotto alla fine dell´articolo usando la tua mail alla quale sarai contattato/a per la spedizione del premio in caso di vincita. Il contest sarà valido per 7 giorni da oggi e comunicheremo il vincitore come sempre su Facebook e su Twitter, quindi continuate a seguirci. A tutti buona lettura!