Magazine Rugby
A leggerlo per bene si potrebbero fare, si parva licet, accostamenti coi casi italiani. Dove il dibattito al contrario che altrove, se ne frega altamente: non correla le prestazioni in Coppa a quelle prossime degli Azzurri, come se i giocatori calassero da Marte e non dai club. Son problemi dei tifosi di questa o quella squadra, par suggerire la critica alle vongole, interessata solo alle progressive sorti Azzurre in mancanza di meglio sotto casa. S'infervorano ancora invece nel tema di retroguardia "meno stranieri, più minuti ai gggiovani" e poco contano le parole di saggezza di gente come Vittorio Munari: "Mai visto uno straniero che porti via minuti di gioco a chi se lo meriti, al contrario ho visto stranieri fonte di ispirazione ed esempio per giovani con margini e voglia di migliorarsi".
Parrebbe mero buon senso non ingegneria aerospaziale, ma evidentemente c'è chi non riesce a cogliere la profonda contraddizione tra il predicare che il confronto con avversari stranieri un paio di volte al mese tra soste e rotazioni farebbe crescere i giocatori italiani, mentre invece il condividere 200 giorni l'anno di allenamenti e spogliatoio con compagni di viaggio più esperti, tarperebbe loro le ali ... boh. Lasciamo il pensiero debole e torniamo ai "casi alti".
Let's see if we can spot the difference
Munster, Leinster e Ulster, le tre squadre maggiori irlandesi, hanno giocato in tutto 15 partite nella fase a gironi della Heineken Cup e ne han persa tra tutte solo una. Tutte e tre sono in testa nel loro Gruppo. L'Inghilterra invece pare finirà per avere appena una qualificata per le fasi finali - i Saracens – dei sette suoi club che han partecipato. Su quale nazione scommettereste per il prossimo Sei Nazioni in arrivo?
Il Rugby union, ovviamente, non è così semplice. Andrebbe sottolineato che anche la Francia, finalista alla World Cup e probabilmente la nazionale più forte sulla carta, potrebbe trovarsi con soli due club nei quarti di coppa, Toulouse e Clermont. Il quartetto Castres, Racing Métro, Montpellier e Biarritz ha vinto solo 5 delle 20 partite giocate sinora. La sensazione di aver prodotto meno di quanto possibile non rimane confinata alla sola Inghilterra (a chi lo dice! ndr).
La sconfitta sismica di Leicester a Belfast, in ogni caso non può venire derubricata come una uguale a tutte le altre. Non serve ricordare ai Tigers che s'è trattato della loro peggior sconfitta dalla nascita delle Coppe Europee (e il pensiero corre agli Aironi ... ndr). D'accordo, mancavano dei giocatori chiave ma a tratti sono stati schiacciati sul piano della contesa, normalmente la roccia su cui è fondata la loro stessa reputazione. La mischia di Leicester è arrivata seconda su due e i flanker di Ulster Stephen Ferris e Chris Henry sono stati grandi. Rimane impresso come il feroce assalto subito al Ravenhill abbia fatto evaporare ogni compostezza in nazionali come Ben Youngs e Dan Cole. Il passivo avrebbe potuto essere di 50 punti alla fine.
Il resoconto prosegue con le "scuse", sempre le solite, presentate nel post partita da coach Richard Cockerill: salary cap, infortuni, arbitraggio (tutto il Mondo è paese), il pesante programma di incontri sotto le Feste ...
Ma anche le province irlandesi han giocato a Santo Stefano. Ulster dispone come i Tigers di stranieri di livello, dal pilone All Black John Afoa al nucleo Springboks dei Johann Muller, Pedrie Wannenburg e Ruan Pienaar, ma non ha una panchina granché "lunga". In verità piuttosto sono stati i Tigers a non disporre della risolutezza di Andrew Trimble, della abnegazione di Darren Cave o della intensità dell'intera squadra di casa. Pareva che per quelli dell'Ulster, le loro stesse vite dipendessero dal risultato. Leicester, una volta compresa la situazione, semplicemente non è stata capace di cambiar marcia. (Notare: pari e patta tra stranieri, così da non aver scuse disponibili per sotto-performare, sono stati gli irlandesi doc a mettersi in mostra. Chi l'ha detto infatti che far giocare i primi limiti i secondi? Casomai il contrario, se non altro per spirito di emulazione! Ndr).
Ad essere onesti, si tratta di un problema ricorrente nel rugby inglese da qualche tempo. La Premiership forgia un bel numero di giocatori capaci di spaccar tutto in partite lente (4 a 0 l'usuale esito del confronto Italia-Inghilterra in Euro Challenge anche questo weekend, ndt), ma che tendono a far fatica contro avversari top-class. Stuart Lancaster è stato accusato di non aver selezionato abbastanza nazionali in grado di cambiare le partite, ma il sospetto è che lo avrebbe fatto se solo ci fossero. (...)
Anche i Saracens, a una incollatura da un quarto di finale da giocare in casa, hanno segnato meno mete della rivale di girone Treviso (interessante 'sta storia di Treviso ultima che segna più mete della prima: ricorda l'Italia mondiale, uscita pur con uno dei primi otto score offensivi overall. Forse siam sempre stati difensivamente deboli e basta, aveva ragione Mallett prima versione? ndr).
La difesa è un perfetto e legittimo modo per vincere le partite, ma alla fine è solo metà della storia. Gli Harlequins, giustamente applauditi per l'impresa avventurosa di esser riusciti battere Toulouse in Francia, ne han marcata una in meno dei Sarries. Gloucester e i London Irish han segnato appena sei mete in cinque partite. Se l'avversaria non si fa schiacciare o non concede troppe punizioni, le squadre della Premiership possono avere difficoltà a trovare le risposte.
Qual'è la soluzione quindi? Cockerill avrà forse altre idee, ma essa ci pare correlata alla necessità di un cambio di mentalità (prego confrontare questo con la nostra analisi della sconfitta Benetton, ndr). Leicester dovrebbe lavorare duro per ripristinare l'ordine dopo gli scivoloni di inizio stagione dovuti alla World Cup. Questi prendono un pedaggio sia mentale che fisico. Anche gli uomini di Ulster, Leinster e Munster han dovuto togliersi di dosso frustrazioni e infortuni dalla World Cup – ricordiamo che Leinster è priva di Brian O'Driscoll per tutta la stagione – ma sollevarsi a fronte della grande occasione pare venirgli più naturale. Si riduce a fame, priorità, auto motivazione e gestione intelligente delle risorse umane, oltre a far crescere giocatori svelti di mente, capaci di prender decisioni. Le province irlandesi stanno mostrando ai cugini inglesi come fare.
L'articolo si chiude con considerazioni su come Stuart Lancaster stia gestendo il problema: ha chiaramente identificato il tema dell'approccio mentale, dice, ma pensa di gestirlo invitando una mezza dozzina di atleti di altri sport a far discorsi motivazionali ai ragazzi. Tutte 'ste talking heads potrebbero risultare controproducenti, dice l'articolista, il quale sototlinea che se il problema è far discorsi appassionati sull'attaccamento alla maglia beh, chi meglio di qualche ex rugbista come Lawrence Dallaglio o Phil Vickery? Senza contare che, suggerisce il reporter, chi abbia bisogno di venir motivato per indossare la maglia della sua nazione, non dovrebbe manco esser convocato.
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