Vino e Digitale 2015: migliorano i social, male l’e-commerce [Ricerca]
Da Franzrusso
@franzrusso
Edizione 2015 della ricerca di FleishmanHillard Italia che, dopo il grande interesse riscosso lo scorso anno, ci presenta la classifica sulla presenza online delle prime 25 aziende vinicole italiane, per fatturato. La ricerca rileva un miglioramento nella gestione dei canali social, ma è ancora poco sfruttato l’e-commerce.
L’anno scorso vi avevamo presentato la prima edizione dell’interessante ricerca di FleishmanHillard Italia, società di consulenza strategica con oltre 80 offici nel mondo e parte del Gruppo Omnicom, che indagava come il modo del vino italiano sta utilizzando il digitale per comunicare e per estendere il proprio business verso i mercati esteri. Le aziende italiane del settore devono sempre più prendere coscienza che oggi, anche in questo settore, il digitale è necessario per agganciare le grandi opportunità che offre.
Dall’analisi di quest’anno emerge che le aziende migliorano l’utilizzo e la propria presenza sui social network, hanno compreso le potenzialità del mobile, ma ancora sono deficitarie con l’e-commerce, strumento quanto mai necessario in un settore come questo. Solo 2 delle 25 aziende monitorate sfrutta l’e-commerce al meglio direttamente dal proprio sito.
Lo scorso anno notavamo si una presenta sui social media, ma poca attenzione ai contenuti, cioè una presenza orientata più sulla quantità che sulla qualità. E notavamo anche uno scarso utilizzo dell’e-commerce. E da questo punto di vista negli ultimi 12 mesi non ci sono stati grossi miglioramenti.
La ricerca è stata effettuata nel mese di aprile 2015, prendendo in considerazione la presenza e le attività online delle prime 25 aziende vinicole italiane per fatturato, secondo l’ultima indagine Mediobanca di marzo 2015.
Come lo scorso anno, l’analisi ha preso in considerazione parametri sia qualitativi che quantitativi delle principali società del settore del vino Made in Italy, un comparto che, secondo i più recenti dati rilasciati da Coldiretti, genera un fatturato superiore ai 10 miliardi di euro (8% dell’industria alimentare nazionale) e un export di 5,1 miliardi (+1,4% sul 2013), tanto per avere un’idea di cosa si sta parlando.
E così come lo scorso anno, al top della classifica troviamo ancora una volta Compagnia De’ Frescobaldi; in seconda posizione, guadagnando posizioni rispetto allo scorso anno, troviamo Casa Vinicola Zonin, seguita da Masi Agricola, che perde una posizione rispetto al 2014; da Gruppo Banfi, in risalita di 7 posizioni; e da P. Antinori, stabile in quinta posizione.
Nel segnalare qualche dato interessante emerso dalla ricerca indichiamo che, come dicevamo all’inizio, l’e-commerce è ancora appannaggio di pochissime aziende: solo 2 su 25! Le aziende, nel gestire un e-commerce diretto, vedono ancora come una difficoltà la gestione dal punto di vista logistico. Gli online shop di prodotti eno-gastronomici e aggregatori sono, invece, in costante crescita. Le aziende del settore non sembrano quindi aver colto in pieno il potenziale dell’e-commerce che in Italia ha raggiunto ormai un valore di 13,3 miliardi di euro, +17% rispetto al 2013 in relazione alle vendite da siti italiani (verso consumatori italiani e stranieri). E sono 11 milioni gli italiani che, abitualmente, acquistano online. E, come sappiamo bene, i dispositivi mobili, sono sempre più protagonisti dell’e-commerce italiano: l’incidenza delle vendite da questi dispositivi (smartphone e tablet) ha raggiunto il 20% del totale e-commerce del nostro Paese.
Discorso diverso per il Mobile, infatti quasi tutte le aziende hanno compreso le opportunità che esso offre. Le aziende del settore, da questo punto di vista, hanno ben compreso che, per entrare in contatto con generazioni sempre più abituate a navigare da smartphone e tablet, è necessario essere presenti. I recenti dati di Audiweb sottolineano proprio questo aspetto e anche che gli italiani dedicano più di 13 ore al mese sui social media.
Se guardiamo ai Socia Media, allora notiamo che YouTube ha raggiunto Facebook, a dimostrazione, a distanza di un anno, della maggiore consapevolezza acquisita circa il potere dei contenuti video (lo scorso anno le aziende che usavano YT erano 15). E inoltre, proprio Facebook e YouTube sono i canali più usati: li usano infatti 17 delle aziende prese in esame su 25. Twitter è usato da 12 aziende su 25 (lo scorso anno erano 11).
Instagram e Pinterest sono usati da 6 sole aziende delle 25 prese in esame, un dato in calo in quanto lo scorso anno erano 7 le aziende che li usavano. Evidentemente non si è ancora compreso bene il grande potenziale che questi canali offrono in un settore come questo.
Se osserviamo il presidio dei Social Media dal punto di vista qualitativo, l’analisi della frequenza di aggiornamento ha evidenziato ritmi un po’ altalenanti, pur non mancando casi di eccellenza. E’ buona la situazione per quanto riguarda Facebook dove, tra le 17 aziende con un account, 13 hanno pubblicato un post sulla propria pagina negli ultimi 7 giorni presi in esami, alcuni con cadenza quasi giornaliera; per YouTube, solo 3 delle 17 aziende con un canale hanno pubblicato un video nell’ultimo mese, mentre 8 solo nell’arco degli scorsi 6 mesi. Piuttosto positivo l’aggiornamento su Twitter, considerando che 8 aziende tra le 12 con un account twittano notizie con una frequenza pressoché quotidiana.
Di fronte a questi dati, valgono più o meno le medesime considerazioni fatte lo scorso anno. Si intravede qualche segnale positivo, ma il dato relativo all’e-commerce ben evidenzia che ancora molto resta da fare.
Sito web ben curato, responsive, in grado di rispondere alle esigenze degli utenti; una ottimizzazione dei contenuti per il sito, favorendo anche una strategia più avanzata in modo da cogliere le opportunità di posizionamento in altre lingue per meglio essere aperti alle opportunità che possono arrivare dall’estero; una strategia sui social media che metta al centro dei contenuti di qualità che possano informare e allo stesso tempo creare comunicazione e relazione con gli utenti. Questi sono alcuni dei punti principali che dovrebbero essere presi in considerazione e applicati per cominciare davvero a dare un “gusto digitale” al vino italiano.
E voi che ne pensate?
(cover image: @ettore #69254055 via Fotolia)
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