Tra i numerosi cantanti e cantautori ancora attivi, ma non abbastanza in main stream, c'è Viola Valentino, artista che ho riscoperto sotto una nuova veste, suonando. Sotto le note di un abbellimento chitarristico in overdrive (un effetto distorto, per i non addetti ai lavoro) mi sono reso conto di quanta melodia è presente nelle sue canzoni, una melodia struggente che investe da capo a piedi, non una melodia melense ma una melodia vibrante, senza confini di tempo o di spazio, sormontata da un ritmo che la renderà sempre attuale. Si potrà discutere sulla semplicità di questa musica, come sulla bravura della cantante, ma non è di dettagli tecnici che desidero occuparmi.E' opinione di molti (lo si può anche capire dalla lettura dei commenti ai video su Youtube) quella che Viola Valentino sia una cantante evanescente, frivola, con discutibili doti canore. Non credo, però, (ammesso che si possa affermare che Viola Valentino non sappia cantare ed è una falsità colossale) che la musica si riduca al canto, la musica è una miscela di sonorità che mirano a far provare un''emozione e credo poco sopra di aver fatto capire come e perché.Consideriamo anche che la Valentino (al secolo Virginia Minnetti, una n in più la separa da Annalisa Minetti) nasce artisticamente in un periodo dove contava la costruzione del personaggio basato sul trucco e l'immagine, oggi invece i talent-show non vogliono più costruire "personaggi", vogliono tornare a dare la parvenza di interessarsi all'aspetto canoro e musicale, dando l'illusione di una certa onestà e competenza artistica, che viene poi smentita con la massificazione commerciale che tende a livellare la genialità. Alla fine, se non si costruisce un personaggio o se, per meglio dire, il cantante non è un vero e proprio personaggio singolare e geniale la sua stima pubblica e la sua popolarità si scioglie come neve al sole, anche a dispetto di una buona qualità vocale. E' da questo punto di vista che possiamo dire che Valerio Scanu, Marco Mengoni, Emma Marrone non sono artisti. Viola Valentino sì. Punto e basta. Ma in che senso? Viola Valentino, a dire il vero, non è cantautrice in senso stretto, viene forse più ricordata per il suo lavoro di modella, la sua relazione con Riccardo Fogli, viene vissuta come cantante-immagine. Eppure si ha nostalgia di lei, del suo boom commerciale, dell'epoca storica che rappresenta e di queste canzoni così trascinanti che sembrano non ripetersi più oggigiorno.Qui è da comprendere alcuni aspetti di un fascino, cioè comprendere che cosa aveva e ha di interessante Viola Valentino. La chiave di tutto sta nei messaggi e nell'immagine che Virginia ha voluto dare proponendosi sulle scene: una figura femminile della porta accanto, con segrete doti seduttive, senza il ricorso al discinto, dolce, dolcissima, che veicolava ambiguità, perversione e trasgressione, indecifrabili, ma distintamente avvertibili a pelle. Da un lato la donna forte ed emancipata con una porta sul passato rassicurante della bambolina fragile e romantica, incarnazione di desideri paterni o sessisti.Questa è una delle ragioni (presumo) per la quale la Valentino sia diventata un'icona gay, per l'aspetto ambivalente dei suoi messaggi, ma popolare anche tra le donne e i bambini per la sua voglia di far ballare. Il brano Giorno popolare (1981), come suggerisce il titolo, è uno dei suoi più nazional-popolari, rassicuranti, politicamente corretti, mentre, viceversa, l'intramontabile cavallo di battaglia Comprami (1979), è un garbato elogio alla prostituzione, e nonostante tutto, riesce a essere una canzone d'amore per la dolcezza e soprattutto la complicità con cui Viola si rivolge al suo interlocutore maschile. Manca l'amore lirico, eppure quei versi, sorretti da un'esplosione di orecchiabilità senza pari ma un po' d'amore, un attimo, un uomo semplice, una parola, un gesto, una poesia, mi basta per venir via non sembrano parerci affatto cinici. Questa donna-oggetto in fondo ama a suo modo il suo uomo. Della musica abbiamo già parlato e non serve approfondire più di tanto, se non ricordare che il sound era quello inconfondibile, elettrico e orecchiabile di Giancarlo Lucariello, arrangiatore anche di Riccardo Fogli e Gianni Togni in quel periodo, una miscela di disco-music, rock e melodia partenopea, il meglio che si poteva ottenere ai tempi. Il timbro vocale di Viola contribuiva a esaltare l'idealizzazione di questo angelo perverso, sussurrato, roco (alzi la mano chi non ha mai avuto in vita sua una erezione a una festa quando c'è una ragazza che ti sussurra all'orecchio....quanti poteri evocativi ha il parlato sussurrato e magari quante docce fredde ha causato) alternato a slanci acuti, spesso in falsetto. Non una voce potente da urlatrice rock, ma volutamente flebile per creare l'atmosfera ricercata. Crescendo artisticamente la Valentino ha invece puntato a ridare alla sua voce il tono naturale da contralto ed anche a livello iconico, con la maturità, si è proiettata verso un' immagine più combattiva e intraprendente. La metamorfosi si può già notare a partire da Il posto della luna del 1986. L'aggressività (ma mai volgare o rozza) si fa notare più prepotente e c'è un'attenzione di Viola anche alle tematiche sociali e alle pari opportunità (un modo più maturo e più consapevole per farsi apprezzare ancora una volta dal pubblico gay).Personalmente penso che il suo periodo migliore, sia musicale che estetico, sia tra il 1982 e il 1985, proprio nella fase di transizione tra angioletto e pantera. Oggi canta canzoni come Stronza, ma non abbandonando quella malinconia di fondo che ha sempre fatto parte della sua opera.
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