C’è un tema sociale specifico rispetto alla vulnerabilità delle donne, va combattuto. Non c’è nulla da proteggere c’è da cambiare.
La violenza può essere anche verbale.
La violenza può essere in uno sguardo, in un modo di fare, in un ricatto. La violenza può essere psicologica.
Non e colpa nostra. Non abbiamo scatenato noi la rabbia. Nessuno deve essere violento in nessun modo nei nostri confronti. Mai. Non bisogna giustificare.
Le donne sono esseri meravigliosi, riescono sempre ad avere negli occhi uno sguardo amorevole e compassionevole.
Artemisia Gentileschi subì un processo per stupro. La pittrice romana che pagò con la violenza la sua arte. Una delle allieve di Caravaggio, suo padre era un caravaggesco, Orazio Gentileschi. Questa che vedete qua su è una foto scatta agli Uffizzi la settimana scorsa mentre guardavo la meravigliosa tela di Artemisa, Giuditta che decapita Oloferne. Mai si è giunti ad una tale resa drammatica se non nel Caravaggio.
Artemisia è un campione della violenza, una vittima, è stata ricordata come la pittrice stuprata più che come pittrice di valore, quindi violentata due volte. Una donna, una delle prime pittrici della storia che infranse tutte le norme dell’epoca per conquistare gloria e libertà dalla violenza. Artemisa è tutte quelle donne che reagiscono.
Vi consiglio il romanzo “Artemisia” di Alexandra Lapierre.
In questi giorni è possibile vedere a Palazzo Pretorio a Prato uno spettacolo su di lei. Artemisia, la “pittora” allo specchio rappresenta il primo studio per uno spettacolo futuro sulla figura dell’artista. Testo e regia di Stefania Stefanin e Mirco Rocchi. All’interno del museo di Palazzo Pretorio di Prato nella mostra pittorica che va dal rinascimento al ‘700 in una sezione dedicata al seicento.