Houria Abdelouhed: Adonis, come si spiega il fallimento della primavera araba?
Adonis: All’inizio, la sollevazione araba faceva pensare a un risveglio. Un bellissimo risveglio. Ma gli eventi successivi hanno mostrato che la primavera araba non era una rivoluzione, bensì una guerra, e che questa guerra, invece di indirizzarsi contro la tirannia, si è trasformata a sua volta in tirannia. Beninteso, ci sono stati oppositori che non hanno usato la violenza. Ma sono stati schiacciati sotto il peso degli avvenimenti occorsi dopo l’inizio della sollevazione. Inoltre, questa rivoluzione ha mostrato la propria matrice confessionale, tribale e non civica, musulmana e non araba. Si trattava però di cambiare radicalmente la situazione della società araba.
H: Quando dici “radicalmente” mi sembra che tu intenda un cambiamento sul piano politico, sociale, economico e culturale.
A: Proprio così. Il problema è che questo cambiamento è andato a cozzare contro le eterne questioni della religione e del potere. I popoli, privati dei loro diritti, hanno badato soltanto a rovesciare il potere costituito, senza prestare sufficiente attenzione alla questione delle istituzioni, all’educazione, alla famiglia, alla libertà della donna e dell’individuo. Mancava, insomma, una riflessione sul modo in cui fondare una società civile, vale a dire la società del cittadino.
H: Quindi, l’errore starebbe nel fatto che gli individui, oppressi dal potere politico, non hanno potuto agire nel senso di un vero e proprio cambiamento e non hanno potuto pensare la complessità che ogni cambiamento porta con sé.
A: Esattamente. Si tratta di un errore di prospettiva: non si può, nel contesto di una società come quella araba, fare una rivoluzione se questa non è fondata sulla laicità.
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