Violenza ed odio non servono

Creato il 29 aprile 2013 da Linedrive @luciapalmerini

Giustizia sommaria, ovvero, condanna severa e sbrigativa in assenza di un regolare processo, ecco come definire l’atto di Luigi Preiti. Non si trattava di un gesto d’ira, o di uno psicolabile, ma di vera e propria giustizia sommaria.

Pianificare una sparatoria, organizzarla in ogni piccolo dettaglio, colpire nel mucchio chi appartiene ad un ceto, gruppo, etnia o religione a prescindere che sia colpevole o  meno. Colpire alla rinfusa, come il fasciscmo, il nazismo, il comunismo, e chi più ne ha più ne metta. Colpire perché si appartiene a qualcosa, per dare l’esempio, mandare un segnale. Colpire come chi si fa esplodere nel nome di Allah, quando Dio tutto vuole tranne che morti.

Giustizia sommaria è dare fuoco ai campi nomadi se qualche zingaro ruba; giustizia sommaria è inchiodare alla croce tutti i preti quando qualcuno di loro è pedofilo, giustizia sommaria è sparare a tutti i politici quando alcuni si appropriano dei nostri soldi. E se anche la maggioranza degli zingari rubasse, la maggioranza dei preti fosse pedofilo e quella dei politici ladro, nessuna azione che porta un innocente alla morte o alla condanna ingiusta può essere accettata o considerata normale.

La giustizia sommaria non può e non deve essere giustificata, la giustizia sommaria non è conseguenza dell’esasperazione dei più deboli, deboli che esistono e che vogliono far sentire la loro voce lealmente e legalmente, ma è la normale conseguenza dell’ignoranza e della presunzione di superiorità.

Si sentivano superiori i nazisti, si sentivano superiori i fascisti, si sentivano superiori i comunisti, ognuno a loro dire era superiore rispetto agli altri ed imponeva la sua veduta anche con la giustizia sommaria. Oggi ci sono molte stati nei quali vige la giustizia sommaria, ed ahimé sono dittature.

Finché si ride e scherza, passi pure, ma quando ci sono gesti del genere è bene riflettere su quello che si è detto, controllare le parole, contare fino a 10 prima di parlare o scrivere qualcosa  contro un gruppo, un ceto, perché chi è più debole potrebbe sfogarsi con un gesto del genere e trovare il coraggio per metterlo in atto nelle parole di odio generiche pronunciate dal politico di turno alla ricerca di notorietà e facili consensi, perché è oramai cosa nota che molto più difficile ma entusiasmante è cercare il consenso con le proposte, con le idee ed una valida alternativa.



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