Violenza intrafamiliare: il parenticidio

Da Psychomer
by Angela Sofo on novembre 7, 2012

Un fenomeno al quale da tempo è dedicato ampio spazio sia in ambito accademico che in ambito mediatico è quello relativo agli omicidi domestici o intrafamiliari. La violenza può manifestarsi in molteplici forme: fisica, psicologica, morale e sessuale, ma ciò che accomuna questi abusi è che tutti avvengono all’interno delle quattro mura domestiche e molto spesso per mano di chi avrebbe invece il compito di proteggere. L’ambiente casalingo che dovrebbe rappresentare un luogo sicuro per eccellenza, in cui trovare conforto e protezione, è diventato per molte famiglie teatro di atrocità e crimini violenti.

Lo psicologo e criminologo Magni sostiene che “la famiglia contemporanea sia cambiata rispetto al passato e che assomigli maggiormente ad una sorta di “patchwork”, ossia un insieme di persone che hanno provenienze ed esigenze diverse. I vari componenti si ricompongono in funzione delle nuove necessità affettive, si tratta di una famiglia che si crea attorno alla mutevolezza dei bisogni affettivi determinando uno stato di disequilibrio che porta i vari componenti a scoprire nuove forme di relazione e nuovi modelli di riferimento” (Magni, 2005).

Secondo lo studioso, relazioni affettive turbate e spesso schiacciate dal peso della vita quotidiana e l’incapacità personale e sociale nel realizzare un progetto di vita individuale soddisfacente possono essere fattori scatenanti la violenza intrafamiliare. “Nel momento in cui sorgono ostacoli individualmente considerati insormontabili, scatta l’aggressività che sempre più spesso è veicolata verso i componenti del proprio nucleo d’origine, considerati causa primaria delle frustrazioni” (Magni, 2005). L’omicidio in famiglia assume quindi un nuovo significato; non essendo più soltanto il risultato di un disturbo psicopatologico, la violenza generata viene anche messa in relazione ai cambiamenti della società contemporanea e alle conseguenti ripercussioni sull’individuo. Il fardello di frustrazioni, delusioni e malumori al quale spesso le persone sono costrette a sopperire, viene portato a casa e liberato all’interno del proprio nucleo familiare dove i freni inibitori si rallentano rischiando di generare violenza e aggressività.

L’American Psychiatric Association ha denominato “relational disorder” (disturbo relazionale) quella patologia psichiatrica che colpisce non il singolo individuo, ma un gruppo di persone legate da una particolare relazione; questo disturbo nasce dal modo in cui due o più individui interagiscono fra loro; è quindi il rapporto stesso ad essere disturbato e patologico e non la persona in sé.

Da un punto di vista nosografico Lanza (1994) ha suddiviso il parenticidio nelle seguenti categorie:

Omicidi orizzontali o intragenerazionali (tra persone aventi caratteristiche qualitative e generazionali omogenee):

  • - Uxoricidio (omicidio del coniuge, del convivente o del partner)
  • - Fratricidio (omicidio del fratello o sorella)

Omicidi verticali o transgenerazionali (tra persone aventi diversa collocazione generazionale):

  • - Figlicidio (uccisione del figlio)
  • - Parricidio, matricidio, genitoricidio (uccisione di uno o entrambi i genitori)

Omicidi familiari di massa (omicidio che coinvolge più vittime):

  • - Famiglicidio (uccisione di due o più familiari)

Negli ultimi anni è stata riscontrata una forte e costante crescita del fenomeno anche in Italia, al punto tale da considerare la frequenza degli omicidi in famiglia come inversamente proporzionale agli omicidi nell’ambito della criminalità comune od organizzata. Dati statistici di diversi autori hanno rilevato per esempio, come nel Nord Italia il parenticidio rappresenti la percentuale più alta su tutti gli omicidi, mentre al Sud è secondo agli omicidi della criminalità organizzata (Giusti e Paoloantonio, 2000; Merzagora et al., 1995; Chinnici e Santino, 1986; Barbieri, 1991).

I delitti sembrano verificarsi maggiormente all’interno della coppia dove la principale vittima è il coniuge e il movente principale è quello passionale evidenziando come il matrimonio sia il tipo di relazione più a rischio.

L’omicidio intrafamiliare assume dunque un ruolo centrale e di consistente impatto sociale; una patologica alterazione delle dinamiche familiari e l’incapacità di instaurare un dialogo efficace e duraturo sembrano essere le principali cause a determinare una crescita ed un’esacerbazione del fenomeno.

Fonte:

De Pasquali Paolo, L’orrore in casa. Psico-criminologia del parenticidio. Franco Angeli, Milano 2007


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