Mi capita spesso di chiedere a nonna se ha rivisto quella sua compagna di scuola…e allora, oggi
da Scirocconews
“” Forse non tutti ricordano che, quando sindaco di Catanzaro era Sergio Abramo e assessora alle Pari Opportunità era Wanda Ferro, venne presentato un Rapporto, frutto della ricerca realizzata nell’ambito del Progetto pilota della Rete Antiviolenza tra le Città Urban d’Italia, dal titolo “Catanzaro. Le violenze nascoste”. Il Progetto si proponeva come obiettivo primario di studiare la percezione sociale e gli atteggiamenti culturali sul fenomeno della violenza contro le donne da parte di un campione significativo di donne, nella città di Catanzaro.
“La risposta del campione intervistato ha mostrato la persistenza, in alcuni casi non del tutto consapevole, di stereotipi sessisti che tendono a colpevolizzare le donne-vittime e a minimizzare la responsabilità maschile. Il marito o il compagno che è violento verso la propria moglie o compagna perché lei non soddisfa i suoi bisogni o non ottempera, nei modi attesi, ai propri doveri di “donna-moglie-madre”. I tentativi volti a porre fine alle situazioni di violenza sono vissuti ed evidenziati come difficili, e nella maggior parte dei casi numerosi ed inconcludenti. La difficoltà personale ad operare un cambiamento radicale e risolutivo viene rinforzata e sostenuta da un forte vissuto di vergogna che tende a soffocare il bisogno di riscatto. Un percorso troppo spesso vissuto in una esasperata solitudine per lo piu’ attivamente cercata, sia per paura che per vergogna.”
La violenza nascosta, mai titolo fu più appropriato. E allora, voglio raccontare una cosa che mi è accaduta un po’ di tempo fa. La voglio raccontare oggi, 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne,
Una mattina sono andata a trovare mia nonna che, come quasi tutte le donne della sua generazione, ha passato la vita a fare la casalinga, si è occupata dei figli, dei nipoti e della casa, facendo i salti mortali per far quadrare i conti. La nonna è cresciuta in paese ma è stata fortunata perché, avendo una zia che viveva in città ed era disponibile ad ospitarla, riuscì a convincere i genitori che un diploma di magistrale avrebbe potuto sempre far comodo. Voleva fare l’insegnante ma prima del diploma conobbe il nonno, si sposò molto giovane e in famiglia non era gradita l’idea che lei passasse tanto tempo fuori casa. Così, per la nonna, niente di più normale che rinunciare. Senza provare ad insistere o a cedere al rimpianto.
Come consuetudine la nonna mi ha offerto caffè, focacce e ci siamo affacciate dal balcone. Quando il tempo è clemente, da casa dei nonni, si vede un bellissimo tratto di costa, un panorama che mi ha sempre riscaldato il cuore, regalandomi un profondo senso di pace. Ad un certo punto la nonna mi dice :
“Mamma mia! La vedi quella signora? Chi l’avrebbe mai detto! Quella ben vestita, che non sembra quasi piu’ un essere umano tant’è rannicchiata su se stessa”.
Al che sorrido, visto che nonna ha ottant’anni suonati e proprio dritta non sta. Ma, subito dopo, la mia espressione cambia. La nonna mi racconta che quella donna è stata sua compagna di scuola. L’ha incontrata qualche giorno fa per strada, e si sono fermate per salutarsi. Aveva dolore alle braccia, che erano piene di grossi lividi. Quella donna le ha raccontato che era uscita da poco dall’ospedale, dove non avevano creduto per un solo istante che fosse caduta dalle scale, come aveva provato a raccontare. L’avevano messa alle strette e lei, finalmente, si era confessata, nel senso proprio del termine.
Aveva raccontato che era stato suo marito, come da cinquant’anni a questa parte accadeva sovente. Che ha sempre taciuto per il terrore che quell’uomo, con un titolo di studi ed un lavoro pagato dallo stato, potesse far del male ai suoi figli, i quali appena cresciuti avevano pensato bene di scappare senza voltarsi indietro, dove era rimasta lei, da sola. Che per una vita i vicini di casa hanno sentito tutto, ma non hanno mai fatto niente, mentre aveva sperato e pregato che qualcuno si decidesse a chiamare i carabinieri, cosa che non aveva mai trovato la forza di fare lei stessa.
Le ha raccontato che si è messa a scrivere quella che è stata la sua vita per cinquant’anni, perchè vuole essere sicura che nulla venga dimenticato. Poi si è messa a piangere, e mia nonna l’ha abbracciata. Immaginate due signore di ottant’anni, in mezzo al traffico cittadino, che si abbracciano e piangono, con le buste della spesa poggiate a terra. Immaginate se tutto ciò fosse avvenuto cinquant’anni prima. Mi sembra di vederle. Giovani, con i capelli scuri … e dritte.
Sei donne su dieci, in tutto il mondo, hanno subito violenza fisica e sessuale nel corso della loro vita, quasi sempre a opera di mariti e familiari, In Italia i dati sul femminicidio sono in continuo aumento, dall’inizio dell’anno sono state uccise per mano maschile 129 donne,
“I delitti di violenza in famiglia denunciati non trovano in tutti i soggetti istituzionali coinvolti quella considerazione professionale e valutazione di rilevanza sociale necessarie a dare risposte adeguate alla lesione di beni primari, costituzionalmente riconosciuti, quali l’integrità fisica e psichica e la libertà di autodeterminazione.
Spesso tali delitti vengono trattati alla stregua di semplici conflitti coniugali o familiari, mentre per l’ONU ed il Parlamento Europeo sono qualificati come tra le più gravi violazioni dei diritti umani.”da Dossier realizzato dalle avvocate della rete nazionale dei Centri antiviolenza 2008.”"