Magazine Diario personale
A me non è mai piaciuta l’idea secondo cui ci debba essere la festa della donna, la festa della mamma/papà, la festa per qualcuno. In fin dei conti credo che dal momento che si parla di persone, il rispetto, la cura e l’attenzione nei loro confronti non debba essere relegata a quel giorno. D’altro canto non mi è mai sembrato il caso di organizzare proteste contro queste similtradizioni, sarebbe a dir poco ridicolo.Tra le varie, il fatto che sia stata fissata al 25 novembre la giornata internazionale contro la violenza sulle donne non mi convince (tutti i giorni dovrebbero essere la giornata internazionale contro la violenza sulle donne), ma anche qui prendo atto che le istituzioni abbiano necessità di fissare una data in cui parlare e dimostrare il loro pseudointeresse alla questione.
Riflettevo. La violenza sulle donne. Ce ne sono tante, di versioni di violenza.
La violenza, quella tragica. Quella che comincia con uno schiaffo e poi troviamo troppo spesso titolata a caratteri cubitali sui quotidiani. Quella che finisce con un’estrema unzione, perché l’aguzzino (che sia il tuo attuale partner o il tuo ex) ha deciso che la tua libertà, la tua scelta di non stare più al suo gioco non era cosa concessa. Faccio presente che l’aguzzino in questione, sebbene vogliamo fare i pacifisti e i nonviolenti, dovrebbe essere appeso per lo scroto. Così, giusto per.
La violenza, quella latente. È quella a cui non si da’ peso. È quella fatta del “In casa comando io”, del “Non puoi uscire vestita così”, dell’insulto gratuito. È la stessa che reprime la tua opinione con un “Stai zitta, cosa ne vuoi sapere tu”. È la tipica violenza che non viene denunciata perché non costituisce reato, per cui la corsa in questura sarebbe un’inutile perdita di tempo. Certo è che a livello psicologico e umano, questo tipo di ferite si incardinano dentro di noi: una vita passata nella sottomissione inevitabilmente infetta tutto quello che sei.
La violenza, quella che non si tutela. Qui in Italia siamo i maghi dell’assistenzialismo; facciamo leggi e controleggi per tutelare le madri lavoratrici, ma non si monitora un fenomeno di vastità nazionale. Una tipica domanda da colloquio è “Quali sono i tuoi progetti per il futuro?”; se in alcuni casi il quesito è onestamente posto per sapere cosa vuoi fare della tua vita, in molti altri ciò che si vuole sapere (in maniera molto velata) è se hai intenzione di avere figli, famiglia e golden retriever nel giardino. Come se un matrimonio o una gravidanza ti fottessero completamente le funzioni cerebrali, come se la maternità ti gettasse in un perenne stato di rincojonimento (cari amici, guardate queste madri cosa sono state capaci di fare - machedavvero e lefunkymamas).
La violenza, quella tra donne. Questo, uno dei punti che più mi preme. Noi donne abbiamo la capacità di costruire sorellanze indistruttibili e, allo stesso tempo, gestire malignità come non ci fosse un domani. Donne, peggiori nemiche di loro stesse. Donne che giudicano coloro che scelgono di dedicarsi esclusivamente alla famiglia come delle “deboli”; donne che definiscono quelle che si buttano a capofitto nella carriera come delle non-femmine. Donne che se vedono una arrivare al successo non si risparmiano nel dire “Chissà a chi l’avrà data”. Donne che non ci pensano due volte prima di darsi della puttana. Non generalizziamo, ok, non siamo tutte così. Ma vi suonano vagamente familiari questi discorsi? Se solo ci fosse un po’ più di solidarietà, rispetto e lavoro in rete (e non parlo di web), scommetto che questo mondo non lo definiremmo più “Un mondo di uomini”. E forse porremmo fine a questo fenomeno di violenza tra pari.
Violenza. Una giornata contro quella inflitta alle donne. Violenza, ce n’è tanta oltre lo schiaffo.
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