Violenza sulle donne: il silenzio delle innocenti

Creato il 26 gennaio 2012 da Eldorado

Gennaio è mese di statistiche. Finito un anno, si guarda al nuovo, facendo però i conti con quello che è appena passato. Il Centroamerica chiude ancora una volta con numeri negativi in quanto alla violenza sulle donne: sono stati migliaia i femminicidi, in costante aumento in ogni paese della regione. Secondo la Cepal in tutta l’America Latina, il 40% delle donne è vittima di violenza fisica ed un 10% di violenza sessuale. Colpa di un mondo al maschile, dove il machismo è parte della cultura. Non solo, le leggi che castigano ci sono, ma non vengono applicate. La società, insomma, legittima i comportamenti dell’uomo padrone, che con l’uso della forza e della violenza relega la donna alla sottomissione.

In questi giorni il gruppo Mujeres Premio Nobel, con Rigoberta Menchú e Jody Williams alla testa, sta visitando i paesi centroamericani per invitare i governi ad agire perché fermino la violenza contro le donne. Il viaggio è iniziato in Messico, paese tradizionalmente maschilista, dove la delegazione ha incontrato non solo i responsabili delle politiche sociali, ma soprattutto chi ha subito materialmente le vessazioni e gli abusi. Si tratta di rompere il silenzio, che è parte del sistema di sopraffazione, di denunciare e fare sentire la propria voce. In Messico, le organizzazioni civili denunciano la mancanza di archivi, che possano testimoniare la portata del fenomeno della violenza contro le donne. Sia la PGR (Procuraduría General de la República) che la SSP (Secretaría de Seguridad Pública), gli enti statali preposti alla sicurezza, non possiedono dati sufficienti per l’elaborazione di quelle statistiche necessarie per organizzare campagne di prevenzione. Secondo l’Observatorio Ciudadano Nacional del Feminicidio questa mancanza testimonia il disinteresse statale nel voler risolvere il problema. Una stima dell’osservatorio rivela che sono state più di 1700 le donne uccise nell’ambito famigliare ed ancora una volta Ciudad Juárez è in cima alle classifiche della violenza.   

La situazione non è migliore nel ¨Triangulo Norte¨. In Guatemala persiste la cultura antiquata di origine coloniale che indica l’uomo come ¨padrone¨ della donna e, quindi, detentore del suo destino. 5000 donne sono state uccise negli ultimi dieci anni e il 2011 non ha rappresentato nessuna eccezione, superando questa cifra le settecento unità.

Il Guatemala conta poco più di quattordici milioni di abitanti ed una media di sedici omicidi al giorno. La prima decisione del neo presidente, l’ex generale Otto Pérez, è stata quella di creare una nuova forza di polizia per combattere sequestri e femminicidi. È questa la prima misura della ¨mano dura¨ promessa in campagna che risponde con violenza alla violenza. Ma è la mancanza di una cultura di protezione e rispetto verso la donna che ha portato ad un costante aumento dei casi di aggressione domestica, che nemmeno una nuova legge è riuscita a frenare. Da quando è in vigore (dal 2008) i casi di violenza sono aumentati del 400%. Secondo la Red de la no violencia contra las mujeres le donne sono sottoposte oltre che alle percosse, a una continua pressione psicologica all’interno del nucleo famigliare, situazione che poi degenera nella violenza sessuale e nell’omicidio di chi non si vuole piegare. Tanto per non smentire l’inefficacia del sistema giudiziario, il 98% di questi delitti è rimasto impune.

In Honduras sono state 1500 le donne assassinate tra il 2008 ed il 2011 tra la lentezza della giustizia ed il disinteresse generalizzato. Una marcia, tenutasi il 25 novembre scorso, per denunciare il clima di omertà ed abbandono ha rivelato che dei ventimila casi di violenza ed abuso giunti in tribunale, solo 75 si sono conclusi con la condanna dell’aggressore.   

È però El Salvador a vantare il poco ambito primato di violenza sulle donne, con un indice di omicidi di genere che è il più alto di tutto il mondo. Nonostante la presenza di un governo che si dice progressista, il Congresso salvadoregno non ha preso posizione e senza una legislazione chiara si fomenta l’impunità ed il delitto. Solo lo scorso fine settimana nove donne sono state assassinate in differenti fatti di sangue, che hanno avuto però lo stesso comune denominatore della violenza di genere. La delegazione terminerà la sua visita il 31 gennaio ed elaborerà un rapporto che verrà poi esposto ai governi centroamericani.


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