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Violenza sulle donne: perché in Italia c’è ancora tanta strada da fare #25novembre

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

Domani #25novembre è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Ovviamente assisteremo a giornali, programmi televisivi, politici discutere del fenomeno con tanto interesse, perché in Italia ci si accorge solo un giorno all’anno che le donne subiscono violenza, su  365 giorni che la subiamo. 

Ieri alcune donne hanno occupato simbolicamente la redazione de Il fatto Quotidiano; sono donne stanche di vedere giornali che aprono blog per sensibilizzare il tema e poi permettono ai giornalisti di scrivere articoli pieni di deliri maschilisti, arrivando perfino a negare il fenomeno del femminicidio. Oggi invece assistiamo all’incredibile normalità di un giorno come tanti altri. Apri un giornale e non passa giorno dove le cronache siano sgombre di notizie che parlano di donne vittime di violenza,quasi sempre in famiglia, a differenza dello stereotipo che vuole sia fuori casa e ad opera di stranieri.

A fare violenza sono la maggior parte dei casi italiani, sono italiani come quelli che vanno a commentare sotto gli articoli accusando le redazioni dei giornali di essere “misandriche”, accusando le donne di portarli all’esasperazione e di meritare la violenza, sono italiani come quelli che ritengono che le donne vengono stuprate perché escono seminude.

In questi giorni le cronache invece riportano quanto fosse in realtà molto incivile il nostro Paese e quanto fosse fuori luogo il binomio minigonna=stupro perchè lo stupro avviene quasi prevalentemente in ambito domestico:

- A Novara un uomo maltratta sua moglie e la costringe a fare sesso minacciandola con un taglierino. A lui gli danno il minimo della pena ( 5 anni) perché si sa, lo stupro coniugale viene culturalmente tollerato visto che ancora oggi è in contrasto con la normativa dei “doveri coniugali”. A lei come punizione per aver denunciato le tolgono il figlio. Ora capiamo il perché molte donne con figli non denunciano.

- A Treviso un cinese abusa di sua moglie, oltre alle varie violenze inferte, perché vuole un figlio. La donna dopo essersi rivolta a centri antiviolenza, lo denuncia ma il tribunale di Treviso lo assolve perché non crede alla donna. La donna dopo la denuncia scappa in Cina, suo paese d’origine. Questa sentenza dà la sensazione che lo stupro coniugale sia legale, sopratutto quando lo scopo è quello di ingravidare le donne e renderle madri. Questo sistema trova concordia con la mentalità cattolica del nostro Paese dove le donne devono diventare madri anche quando non lo scelgono.

-  A Palermo una ragazzina viene violentata per anni dal padre e resta incinta. La famiglia anziché aiutarla a denunciare la costringe ad abortire per preservare il suo onore e quello del padre. Lei non ci sta e sceglie di partorire il figlio. All’uomo è stato imposto il  divieto di vedere la ragazza: ma quando ha cercato di incontrarla, è stato arrestato. Le indagini sono state ostacolate dall’atteggiamento omertoso degli altri familiari che intendevano evitare «scandali»  volevano costringere la loro congiunta ad abortire (quando l’aborto in Italia è utilizzato sempre contro le scelte della donna). Una storia incredibile per essere accaduta in Italia nel 2012.

- Il consiglio dei parroci napoletani consigliano alle donne di non denunciare e sopportare per non rovinare l’unione della famiglia. Insomma, quando non solo la religione islamica è sessista.

Intanto in politica c’è qualcuna che ha avanzato la proposta di inasprire le pene per il femminicidio. A che serve se la mentalità italiana è rimasta ferma al paleolitico? A che serve se ci sono uomini che ancora oggi ritengono che fare violenza sulla partner è una cosa normale e meritata? o se continuano a negarla? se la Chiesa continua a manifestare odio contro le donne?se il contesto italiano è omertoso?  se non c’è una cultura al rispetto delle donne? e sopratutto se i giudici non applicano le pene?

Ecco perché ritengo che in Italia ci vorrebbe prevenzione. C’è ancora tanta strada da fare per ritenere sufficiente un inasprimento della legge.



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