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Violenze in crescita in Burundi/Situazione drammatica

Creato il 14 dicembre 2015 da Marianna06

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“Lasciate il paese quanto prima”: è l’allarme lanciato ai propri concittadini stabiliti in Burundi dal dipartimento di Stato statunitense, annunciando “la partenza del personale diplomatico” dopo un’ondata di violenze senza precedenti a Bujumbura. Un comunicato diramato dalla rappresentanza diplomatica nella capitale evidenzia la “continua violenza nel paese” e “il mancato controllo su corpi di polizia ed esercito” da parte del governo burundese. Da ieri la situazione sembra essere tornata alla calma per le strade di Bujumbura, dopo almeno 48 ore di scontri e tensioni.

Ancora incerto il bilancio definitivo delle violenze cominciate venerdì scorso all’alba contro alcune basi militari nel quartiere di Ngagara. Il bilancio ufficiale diffuso dall’esercito riferisce di 87 vittime, tra cui “79 nemici e otto tra soldati e poliziotti”, ha dichiarato il portavoce dell’esercito, colonnello Gaspard Baratuza. Gli attacchi sono stati attribuiti ufficialmente a un raggruppamento d’opposizione noto come 'Sindumuja', nato dopo la repressione delle manifestazioni contro il terzo mandato del presidente Pierre Nkurunziza.

Fonti di stampa locale ed internazionale riferiscono inoltre di una pesante repressione messa a segno dalle forze dell’ordine in alcuni quartieri della capitale, considerati vicini all’opposizione, nella notte tra venerdì e sabato scorsi. I corpi senza vita di una quarantina di giovani, rimasti vittime di “esecuzioni sommarie”, sono stati rinvenuti a Nyakabiga, nel quartiere vicino di Rohero II e a Musaga.

Il sito di informazione locale Iwacu ha segnalato altre violenze attribuite a non meglio identificati uomini armati contro postazioni della polizia a Gitandu, capoluogo del comune di Matana (sud, 90 km dalla capitale), senza, però, fornire alcun bilancio.

Su quello che è già stato bollato da difensori dei diritti umani come “il più grave episodio di violenza con il più alto numero di vittime” dallo scorso aprile, punto di partenza della crisi, non è giunto alcun commento ufficiale. Human Rights Watch (Hrw) chiede l’apertura “urgente di un’inchiesta seria ed indipendente per capire le circostanze esatte dell’uccisione di tutte queste persone”. 

La presidente della Commissione dell’Unione africana, Dlamini Zuma, ha accolto con “stupore e orrore” le testimonianze di esecuzioni sommarie giunte dal Burundi, ribadendo “l’urgenza di un dialogo nazionale davvero inclusivo”. Alle pressioni diplomatiche della comunità internazionale, il primo vice presidente burundese Gaston Sindimwo, alla guida di una marcia della pace tenuta nel fine settimana ai quattro angoli del paese dei Grandi Laghi, ha risposto che “le forze di difesa nazionale sono in grado di garantire la sicurezza a Bujumbura”, aggiungendo che “siamo indipendenti e saremo in grado di sconfiggere gli stranieri che sostengono i gruppi terroristi nel nostro paese”.

Dall’inizio della crisi, secondo un bilancio diffuso dall’Onu, si sono registrati almeno 240 morti e 200.000 sfollati.

               a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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