Intervista a Stefano Chiarazzo, @pubblicodelirio, che ha pubblicato di recente pubblicato un libro davvero interessante, “Manuale per Vip Su Twitter. Guida utile e ironica per celebrità e non!”. Dalla lettura del testo e dai cinguettii di Jovanotti, Selvaggia Lucarelli, Vasco Rossi e i Sud Sound System abbiamo evidenziato due aspetti che riguardano l’Ascolto e l’Uso professionale dello strumento. Ma leggiamo tutta l’intervista
Stefano Chiarazzo, aka @pubblicodelirio su Twitter, voce sagace di pubblicodelirio.com il blog dal quale non fa sconti ai “modus operandi” dei vip nostrani in rete. Dall’esperienza dell’osservatorio social vip è nato un libro il “Manuale per Vip Su Twitter. Guida utile e ironica per celebrità e non!“, un’e-book sarcastico e costruttivo che, osservando le vite digitali degli account cinguettanti di Jovanotti, Selvaggia Lucarelli, Vasco Rossi e i Sud Sound System (tra i più virtuosi), evidenzia in maniera chiara e sintetica, due tra gli aspetti a nostro avviso più importanti della comunicazione in rete:
- Prima di partire ed in corso d’opera è fondamentale monitorare ciò che il nostro pubblico dice su di noi, sul nostro brand o sul nostro prodotto, nel bene e nel male. L’ascolto è quanto di più vicino al successo di una strategia di comunicazione online.
- L’approccio più equilibrato risulta essere quello che mette in relazione l’uso personale di Twitter, come anche di altri strumenti social, con l’uso professionale dello stesso account gestito e/o supportato da uno staff che sia a stretto contatto con l’artista, il personaggio, il brand e/o il prodotto.
L’esempio di Jovanotti ci è sembrato quello più utile alle aziende italiane che necessitano da un lato, di ampliare la propria presenza in rete aprendosi ad una maggiore comunicazione presso il proprio pubblico, dall’altro di realizzare tale comunicazione in maniera professionale eliminando i timori relativi alla sovraesposizione ed accrescendo strada facendo il know-how aziendale in termini di comunicazione digitale.
Gli esempi sono quindi ciò che da secoli influenza maggiormente l’apprendimento, ben venga allora questo Manuale che possa essere da esempio ai Vip ma, soprattutto, ai tanti titolari d’azienda che con un’approccio “gossipparo” possano trarre le proprie conclusioni divertendosi.
A tal proposito abbiamo chiesto a Stefano:
Sul tuo blog si legge che hai iniziato nel 2009 informando su curiosità e fatti bizzarri della società contemporanea, fino poi a trasformare la tua comunicazione in un’osservatorio social sui vip nostrani. Secondo te questa tua curiosità ed attitudine, divenuta ormai un’attività professionale, è in qualche modo interprete di un’evoluzione del gossip in chiave 2.0?
I social network hanno permesso ai fan e alla stampa un più facile accesso alla vita professionale e personale dei Vip. Proprio per questo sono sempre di più le testate sia online che offline che ospitano rubriche fisse di “gossip 2.0”. Da parte di alcuni giornalisti si è sviluppata una vera e propria ossessione nell’intercettare e rimbalzare in real time con i loro articoli le ultime “dichiarazioni” dagli account ufficiali. Non importa se sia una foto in discoteca o uno scoop da prima pagina, quel che conta è arrivare primi e alleviare la sete di gossip degli italiani. Con il mio Osservatorio Social Vip ho voluto spostare il focus dalla “notizia” allo “strumento”, studiando numeri e comportamenti dei personaggi famosi italiani come fenomeno di costume e comunicazione. Come ho avuto modo di raccontare in modo più ampio nel libro emergono profili vip molto diversi, e a dir poco curiosi!
Tornando alla tematica di approccio “aziendale” ai social network, quale dei consigli inseriti nel manuale o degli esempi citati ti senti di raccomandare maggiormente alle aziende italiane in questo momento?
Innanzi tutto pensare seriamente “se” iniziare a comunicare attraverso i social network. Esserci vuol dire stare al passo coi tempi e avvalersi di piattaforme molto potenti per avviare relazioni continuative con i propri pubblici, e proprio per questo richiede adeguati investimenti, costanza e il supporto di un team professionale sia creativo che di PR, interno o esterno che sia. Una volta deciso in modo più che consapevole di imbarcarsi nell’impresa ritengo fondamentale partire con una chiara strategia che permetta di sviluppare contenuti in linea con il posizionamento della marca e, soprattutto, rilevanti per la propria audience potenziale. Bisogna inoltre sin da subito predisporsi umilmente all’ascolto, e aprirsi di conseguenza ad un dialogo costruttivo.
Nel tuo libro si intravede una sorta di dualismo tra mondi molto simili: quello di chi è famoso fuori dal web e che nel web trova o può trovare ulteriore consacrazione, e quello di chi è un webstar. Per la tua esperienza in fatto di “Vip Behavior” queste webstar possono in qualche modo fare da guida alle “pop star” e non è forse il caso che queste ultime diano qualche “tips&Tricks” alle webstar su, ad esempio, come stare in tv?
Quello che vedo è un trend diametralmente opposto. Se da un lato i vip faticano a scendere dal piedistallo a cui sono abituati grazie ai media tradizionali, dall’altro bastano 10.000 views di un video o 1.000 share di un blogpost a far dimenticare alle webstar la vocazione democratica della rete (la parola “web-STAR” effettivamente dice tutto). Per questo i comportamenti degli uni e degli altri tendono a convergere negli aspetti più negativi, ad esempio non rispondere o rispondere acidamente a chi ha un numero di follower eccessivamente basso.
Sicuramente chi deve la propria fama ad un ampio apprezzamento online può insegnare molto ai vip in termini di linguaggio, creazione di contenuto e modalità di interazione. Al contrario, alcuni vip sono maestri di professionalità, e potrebbero aiutare con il loro esempio e esperienza a fare il grande salto. Ad oggi infatti, sono pochissime le “webstar” che hanno avuto successo in TV, e tutte hanno conservato immagine, linguaggio e contenuti comunque di nicchia.
Grazie mille a Stefano Chiarazzo per le sue sagaci risposte.
Chiudiamo con una domanda a tutti voi: tu ti senti più Jovanotti o Selvaggia Lucarelli e perché?