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25 gennaio 1822. Nel cuore di un’abitazione sita in una delle strade centrali di Londra, nei pressi dell’Hyde Park, nasce una bambina destinata a divenire, tramite il suo operato sociale e intellettuale, una delle figure di rilievo nell’ambiente letterario londinese. Il suo nome è Virginia Woolf.
Virginia è un’attivista, fa parte del movimento femminista, si batte per il suffragio universale, tiene in vita il Bloomsbury Group (celebre gruppo letterario e artistico nella Londra del primo Novecento), è militante del fabianesimo a fianco del marito, scrittrice e insieme saggista. Virginia è una figura complessa e poliedrica, insomma. In virtù dei suoi meriti socio-letterari e a settantatré anni dalla sua morte, l’illustre pinacoteca londinese che porta il nome di ‘National Portrait Gallery’ ha deciso, di recente, di fare un grande regalo all’ormai scomparsa scrittrice, ospitando sino al 26 ottobre del corrente anno una prestigiosa esposizione in suo onore. Esistono svariati modi per commemorare chi ha avuto arte e ingegno nel sangue, ma la galleria inglese ha scelto decisamente il più originale.
Virginia Woolf. Art, Life and Vision. Questo è il titolo della grande mostra, organizzata e curata da un’altra donna, la biografa e critico d’arte Frances Spalding, che ha racimolato e messo insieme ben 140 oggetti tutti quanti connessi alla vita articolata e burrascosa della Woolf. Il risultato è un particolare mosaico di manoscritti, diari e lettere della scrittrice, quadri e fotografie, che nel loro insieme, seguendo un ordine cronologico più che tematico, hanno creato una pista luminosa che consente di ripercorrere le tappe salienti della biografia di Virginia. A dire il vero non si tratta della prima mostra organizzata dalla National Portrait Gallery, questa è stata inserita in un programma di esposizioni (precedentemente avviato dal museo) che si propone come scopo quello di narrare la letteratura fondendo scritti, ritratti e biografie; tuttavia è opinione comune, non solo della curatrice Spalding, che questa abbia superato, per successo e rilevanza, tutte le precedenti.
La Woolf che emerge dalle immagini di fotografi e artisti come Beresford, Man Ray, Gisèle Freund, Beck e McGregor è una figura poco costante, sempre diversa, mutevole, una figura femminile travagliata e segnata dalla sua stessa esistenza. Frances Spalding vuole così ricordare ai tanti lettori-visitatori le innumerevoli sfaccettature di Virginia, sulla cui sanità mentale e depressione i critici letterari sono ancora discordanti. Certo però è che la Woolf fu un personaggio instabile sul palcoscenico letterario del ventesimo secolo, un carattere sui generis la cui discontinuità e al contempo genialità gli sono valse una gran fama nel tempo. E l’esposizione creativa della National Portrait Gallery riesce a sintetizzare nel migliore dei modi, tra le mura di un museo, tra scritti e dipinti, la complicata e turbata vicenda biografica della scrittrice inglese che si esaurisce in un angoscioso suicidio.
Fonte: Huffington Post
Antonio Puleri