Magazine Cucina
Tra il serio e il faceto, tra il professionista e l’appassionato
di cucina, tra il critico esperto e il
palato di amianto. Vi presento il food writer. Spesso e volentieri è un food
blogger, raramente un professionista, a volte maniacale, altre disordinato
nelle idee ma corretto nelle osservazioni, insomma varia umanità sdoganata
dalla democrazia internettiana. Lo scovi facilmente al ristorante, si guarda intorno
e immagazzina idee, come uno scanner passa tutto al setaccio, prende anche appunti
(sul tablet, è così figo!), analizza il menù cercando punti di forza e di
debolezza, conta gli ingredienti, quelli tipici, quelli d’importazione, e anche
il prezzo dei piatti, ovviamente. Macchina fotografica alla mano, anzi,
smartphone (perché è figo anche quello), giusta luce, giusta angolazione e poi
via a pubblicare sui social (perché anche questo è figo). Coppie di fidanzati che
a tavola copulano con i loro cellulari, con il loro tablet, facendo freddare i
loro piatti e la loro passione pur di pubblicare foto e smaniosi di comunicare
la loro posizione (l’unica contemplata nel loro rapporto). E così un esercito di migliaia di critici
subdolamente si insinua nei ristoranti, nelle case di amici pronti a farne
carne da macello, non risparmiando neanche la mamma, perché oramai è superato
il detto che dice che il miglior ristorante è la cucina di mamma’ (farebbe poco
figo). E poi via a scrivere, a smanettare su internet, a pubblicare su
instagram, su pinterest, colmando ogni
vuoto dell’immenso mondo del world “wild” web! E’ un duro lavoro, ma qualcuno
dovrà pur farlo! E poi? E poi l’attesa vale quanto il risultato! Aspettare che
qualcuno commenti, che qualcuno “mipiace” e stare lì ad aggiornare e aggiornare
e aggiornare ancora per giornate e giornate. E poi? E poi inizia una nuova giornata, dove
non importa essere food writer o ristoratore, l’importante è cominciare a correre!