Sabato sono andata, insieme a un improbabile ma simpaticissimo gruppo di amici (<3), a vedere Il grande e potente Oz, ovvero l’ultimo arrivato di casa Disney, e a visione ultimata mi sono detta “perché non parlarne in un bell’articoletto sul blog?”. Perciò ecco qui, cari lettori, la prima recensione cinematografica di Pensieri d’inchiostro… che, mi correggo, non sarà una vera e propria recensione – dato che dubito di possedere i requisiti adatti per parlare di cinema – ma un semplice commento che contenga le mie riflessioni in proposito.
Dite che è una buona idea? No, vi prego, non cominciate a lanciarmi i pomodori già adesso! Prima, almeno, ditemi cosa pensate di questo esperimento e se è il caso di continuare
Naturalmente, visto che mi piace fare le cose per bene, qui sotto trovate la locandina e i vari dati del film.
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La trama su Wikipedia e il booktrailer.
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Comincio questo commento con un semplice fatto: secondo me la Disney, con questa nuova avventura a Oz, ha fatto fiasco. Certo, nessuno può negare che dar vita a un prequel del famoso Mago di Oz, in cui venga rivelata una parte della storia che nessuno aveva mai visto o letto, sia stata una buona idea: io stessa, che ho divorato il libro quando ero molto piccola e che continuo a leggerlo con passione, sono sempre stata incuriosita dalla figura del Mago, che pur essendo presente nel titolo è uno dei personaggi più avvolti nel mistero di tutta la vicenda. Però, a mio parere, si tratta di una buona idea sviluppata davvero male.
Chiariamoci: l’ambientazione è spettacolare (alcuni esempi: 1, 2 e 3), coloratissima e piena di dettagli che rendono il mondo di Oz assolutamente memorabile, anche senza bisogno del 3D; ma questo è l’unico vero pregio di tutto il film.
Che dire della trama? Bah, vi dirò che ho sbadigliato per gran parte della proiezione. Personalmente l’ho trovata assai banaluccia, spesso scontata e, lo ripeto, perlopiù noiosa, nonché riassumibile in:
Il “mago” Oz incontra una dopo l’altra almeno cinque pulzelle che gli fanno gli occhi dolci, perdutamente innamorate del suo sorriso
da schiaffismagliante e carismatico; lui regala a tutte loro un carillon che dice essere appartenuto a sua nonna, dopodiché insieme fanno tutte le loro belle cose, fino a che non entra in scena la ragazza successiva e lui scarica la vecchia senza tanti complimenti (e si meraviglia pure se talvolta quest’ultima si inca22a appena appena…), dopodiché la storia si ripete uguale e identica.
Theodora, Glinda ed Evanora: tre delle suddette donzelle.
Insomma, in due ore di film Oz riesce a farsi in quattro e quattr’otto tutti gli esemplari di sesso femminile che incontra – che si tratti di normali ragazze o di streghe buone e cattive non ha importanza. Non che mi dispiaccia, ma per aver pagato 6€ di biglietto mi sarei aspettata qualcosina di più da parte di un personaggio dalle mille potenzialità come Oz.
Quando poi entra in scena l’ultima fiamma del mago, ovvero Glinda – aka la Buona Strega del Sud -, da fastidioso come era Oz si è fatto del tutto insopportabile, più o meno tanto quanto ho trovato lei. Il fatto è che tutto, nel film, non fa altro che ricordarci continuamente quanto la bella Glinda sia buona, gentile, premurosa, affettuosa, buona come il pane, altruista, amorevole, giusta… ah, l’ho già detto buona?
L’insopportabile Glinda la Buona che arriva nella sua bolla di sapone.
Credo sia inutile dire che l’ho detestata dal primo momento che l’ho vista, anche perché lei non ha bisogno di dimostrare la sua bontà: lei è buona e basta. Voglio dire, persino le streghe cattive qui danno prova di avere dei motivi validi per essere cattive: lei no, lei è buona perché sì.
Gli unici personaggi ben riusciti, a mio parere, sono la strega Evanora e soprattutto sua sorella Theodora, interpretate da Rachel Weisz e Mila Kunis: sono da considerarsi le figure più ambigue di tutto il film, giacché solo in un secondo momento si scopre la loro vera indole. Theodora, inoltre, all’inizio è chiaramente disposta ad aiutare i buoni, ma poi accade qualcosa che le fa cambiare barricata… e naturalmente in tutto questo c’entra lo zampino di Oz. Ciò che mi è piaciuto di loro, comunque, è anche ciò che manca a Glinda: una personalità che le spinga ad agire per giungere a ciò in cui credono, e non per forza per conseguire il bene universale (a questo proposito, Glinda sembra non possederne manco uno straccio, dato che passa le sue giornate seminando pace&amore).
E poi ci sono i dialoghi, ragazzi: giuro che non mi veniva un tale prurito dai tempi di Tualet, da tanto suonavano così struggenti e lacrimevoli. Anche non poco patetici, però.
Theodora, la Malvagia (ma simpatica) Stega dell’Ovest.
Per fortuna l’azione diventa più interessante verso il finale, in cui Oz mette in scena il suo spettacolo, e a mio giusizio la suddetta sequenza è stata la sola che abbia salvato almeno in parte il resto del film: l’intera storia, del resto, preparava allo scontro finale tra i “buoni” – Oz, l’incantevole Glinda (bleargh! Vade retro!), e i bizzarri abitanti del Sud – e i “cattivi” – le streghe dell’Est e dell’Ovest, le scimmie volanti e il resto dell’esercito -, e mi è piaciuto abbastanza come il regista ha deciso di gestirlo. In pratica ruota tutto attorno a una domanda: possono l’astuzia, la tecnica e l’illusione averla vinta sulla magia vera e propria?
La scena in generale, dunque, risulta carina e tutto sommato piacevole. Certo, poi alla fine, dato che il Bene™ ha immancabilmente trionfato (c’era pure bisogno di dirlo?), mi è toccato sorbirmi una sequenza poco meno che da nausea, che manco a farlo apposta vede come protagonisti Oz e la sua Glinda…
A parte poche idee carine, come la bambina di porcellana, però, non ho trovato nulla che mi facesse venire voglia di rivedere Il grande e potente Oz. In tutta onestà, se avessi saputo prima cosa mi aspettava, l’avrei proprio evitato.
Dunque ve lo sconsiglio? Sinceramente non so: ritornare a Oz è stato senz’altro bello dopo tanto tempo… però forse è stato proprio per questo che sono rimasta alquanto delusa: le aspettative per questo film erano molto, molto alte. Peccato che non siano state appagate quasi per niente.
Per concludere, comunque, ecco a voi un’immagine bonus: questa che vedete è l’espressione tipica di James Franco durante gran parte del film, ovvero nei (tutt’altro che rari) momenti in cui se la spassa con la fanciulla di turno. Guardate un po’ come se la ride, Oz!