CAMP HOPE (USA 2010) di George VanBuskirk
Originale e interessante pellicola di denuncia sulle soggiogazioni mentali che una religione può indurre su giovani menti costrette a mortificarsi per le proprie legittime pulsioni naturali. Più vicino ad un dramma che ad un vero horror, Camp Hope è un diversivo che veicola in maniera abbastanza chiara il suo messaggio, anche se a volte si ritrova costretto a pasticciare con più generi cinematografici. Il film è prevalentemente dialogato, quindi è bene non aspettarsi una grande velocità di narrazione, ma non manca comunque di scene inquietanti e ben realizzate, sfortunatamente di un numero non sufficiente per turbare a più riprese lo spettatore. Trattandosi comunque di un'opera che tenta di aprire un nuovo varco nel conformismo tematico, il risultato è comunque soddisfacente, nell'attesa (forse vana) che qualcuno riprenda e rinforzi lo stesso argomento. (7/10)Disponibile in italiano
PSYCH: 9 (USA, Regno Unito, Repubblica Ceca 2010) di Andrew Shortell
Soliti traumi e solito svolgimento per un thriller psicologico che pure era riuscito a convincermi inizialmente per via dell'ottima atmosfera emanata dall'ambientazione principale, un ospedale prossimo alla demolizione. Purtroppo più si prosegue nella visione, più Psych: 9 rivela la sua intrinseca povertà di idee e la sua lentezza che ad un certo punto diventa insostenibile. E' un peccato perchè gli interpreti sono ben più che validi (Cary Elwes e Sara Foster), ma non possono fare miracoli per una sceneggiatura imprecisa, confusa (soprattutto nel finale) e senza sorprese degne di nota. (5,5/10)
WAKE WOOD (Irlanda, Regno Unito 2011) di David Keating
Rifacimento non dichiarato del buon Cimitero vivente, svogliato nei suoi tentativi di cambiarne la formula (aggiungendo rituali che, stranamente, non suscitano alcun tipo di scetticismo nella coppia protagonista) e grossolano dal punto di vista emotivo e soprattutto in questo un completo sfacelo dell'archetipo realizzato dalla Lambert. Qualche scena splatter tenta di salvare la baracca, ma vista la loro gratuità, servono a poco e confermano l'inettitudine dell'autore di fronte alle delicate questioni trattate. Il finale poi è così ridicolo che ci leva ogni dubbio se salvare o meno il film con una sufficienza (5/10)
WELCOME TO THE JUNGLE (USA 2007) di Jonathan Hensleigh
Finto documentario che tenta di riesumare il genere cannibal movie per le nuove generazioni. Non un film malvagio nei suoi intendimenti, se non fosse per il fatto che lascia troppo spazio alle infantili scaramucce dei giovani esploratori, decisamente inopportune visto che si trovano in un luogo inospitale a loro sconosciuto. Frettoloso nella parte "cannibale", Welcome to the jungle tuttavia propone qualche realistica sequenza ad alto tasso di panico, rese tali proprio grazie allo stile di ripresa "amatoriale" (in pratica noi assistiamo alle riprese effettuate dai protagonisti tramite una videocamera), apprezzabile perchè ci risparmia l' odioso effetto traballante, tanto realistico quanto irritante. Deludente anche la trama che, pur citando fatti realmente accaduti, è una misera scusante per far partire gli eventi. Inutile aggiungere che la fonte di ispirazione di Hensleigh è il celebre "Cannibal Holocaust" di Deodato, omaggiato nella rappresentazione di un omicidio. (6/10)
FILM DEL MESE
THE APPEARED aka APARECIDOS (Spagna 2007) di Paco Cabezas
Film che già si candida alla lista dei migliori film visti nel 2011. Profonda e coinvolgente storia di un fratello e una sorella che tentano di cambiare tragici e vergognosi eventi del passato, salvando una famiglia di "fantasmi". Aparecidos ad ogni modo è lontano dall'essere perfetto, nonostante la storia di alto livello: l'opera infatti è inficiata da una ricerca ossessiva del colpo di scena, soprattutto quello finale che è ovvio fin dai primi minuti. La sceneggiatura inoltre avrebbe beneficiato del taglio di qualche prolissità di troppo. Un film comunque evocativo e da non sottovalutare. (7,5/10)