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Visioni Fuori Raccordo: In Jackson Heights di Frederick Wiseman (Fuori Concorso)

Creato il 12 novembre 2015 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma
In Jackson Heightsplay video
  • Anno: 2015
  • Durata: 190'
  • Genere: Documentario
  • Nazionalita: USA
  • Regia: Frederick Wiseman

Si è aperto ieri a Roma presso il Cinema Farnese Persol il Festival Visioni Fuori Raccordo, che presenta il meglio del documentario italiano. La serata di apertura (fuori concorso) è iniziata con la proiezione del documentario In Jackson Heights di Frederick Wiseman. Documentario che dura ben 190’ e che ha come nucleo fondamentale la comunità di Jackson Heights, nel Queens, a New York. Attraverso i volti di tanti immigrati, il regista raccoglie l’esperienza di uno  dei quartieri dove si concentrano persone provenienti da ogni paese del Sud America, Pakistan, Bangladesh, India, Cina, etc.., e di tutte le religioni.  Quartiere dove si parlano 167 lingue…L’America è ancora una terra di speranza e accoglienza per molti, tanti. E ci vuole tanto sacrificio ad integrarsi, staccarsi dalle proprie origini non è mai semplice e trovare la via di mezzo è l’unico modo per non perdere se stessi e aprirsi ad una nuova cultura.

La bellezza delle immagini e delle parole di una comunità così vasta e piena di colore fa sì che con In Jackson Heights le tre ore di proiezione trascorrano senza che lo spettatore se ne accorga, e non è solo per dire. Immagini che sembrerebbero forti, dure, da strada…ed è proprio così. La strada, più volte focalizzata da Wiseman, è quella che accoglie gli immigrati. Sulla strada di questo quartiere la gente balla, canta, protesta, prega. Tutto lì. I piccoli negozi che chiudono, gli anziani con la grande voglia di vivere, i gay, gender, trasgender che protestano nell’America dei diritti, fuori dai negozi dove il giorno prima sono stati discriminati. Wiseman non tralascia un minimo particolare, ogni pezzo di realtà, ogni passo e ogni speranza che si intravede nell’immigrato che cerca, lotta, prova e inizia a integrarsi con una cultura totalmente differente dalla sua.

Chi ha già il passaporto americano e chi invece “studia” per diventarlo. Forse l’immagine e la conversazione che maggiormente riflettono l’America della speranza e della nuova vita sono in una scena dove a una signora bengalese viene chiesto perché vuol diventare americana e lei risponde “per essere libera di esprimermi, per essere libera di professare la mia religione “ .

Sarebbe da portare nelle scuole italiane questo documentario.

Graziella Balestrieri

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