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Visioni Fuori Raccordo: Uomini proibiti di Angelita Fiore (Concorso)

Creato il 16 novembre 2015 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma
Uomini proibitplay video
  • Anno: 2015
  • Durata: 72'
  • Genere: Documentario
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Angelita Fiore

L’utilizzo spregiudicato del sonoro nelle sequenze iniziali del bel documentario di Angelita Fiore, Uomini proibiti, ci catapulta immediatamente in situazione, accompagnando le immagini furtive che la macchina da presa, in un susseguirsi di calibrati movimenti, cattura in alcuni ambienti abbandonati, in cui, tempo addietro, si era consumata la contrastata vocazione dei protagonisti del documentario. L’imposizione del celibato a coloro che abbracciano la fede, prendendo i voti, provoca a tutt’oggi un cortocircuito notevole, se si pensa che oltre un quarto del totale dei preti operativi sul pianeta, corrispondente a centoventimila unità, ha nel corso del tempo intrattenuto una relazione clandestina che, successivamente, ha causato l’allontanamento dalle istituzioni ecclesiastiche. Fiore mette in scena tre storie, ciascuna della quali dotata di uno specifico decorso, conclusosi, inevitabilmente (a parte uno dei casi affrontati), con la fuoriuscita dei soggetti coinvolti dalla Chiesa, la quale, pur comprendendo l’umana esigenza di concretare alcune pulsioni che irrimediabilmente animano la sfera psichica, ha espulso senza tentennamenti i trasgressori delle sue immutabili norme.

La prima vicenda messa in scena è quella di Fausto, anziano missionario, che, durante la sua opera di evangelizzazione di una poverissima regione del Brasile, s’innamora di una donna che lo coadiuvava nell’esercizio della sua funzione, ed è colui che, tra i tre casi presentati, ha vissuto con maggior sofferenza il contrasto interiore dovuto all’inconciliabilità delle sue inclinazioni, arrivando per ciò a detestare tutta quella cultura ecclesiastica ossessionata dall’intento di reprimere la vita emotiva, sistematicamente mortificata attraverso un’opera di continua negazione della dignità ontologica della carne, messa tra parentesi, come se fosse una trascurabile appendice. Lo vediamo mentre racconta la sua vita ad uno psicoterapeuta, e così facendo emerge tutto il dolore patito per una fede che lo ha ‘investito’ prima ancora che potesse valutare con maturità la scelta intrapresa, dato il suo ingresso in seminario avvenuto durante l’infanzia; colpisce, scuote davvero in particolare il momento in cui, parlando della necessità di avere un contatto anche fisico con la donna amata, Fausto all’improvviso, colto da un comprensibile moto d’ira, strappa un’immagine che aveva tra le mani, scagliandosi contro quella tradizione cattolica tesa a tramandare la totale assenza di peccato della Vergine Maria, di cui si è dovuto assai faticosamente sbarazzare.

Federico invece è un giovane prete, che poco dopo aver preso i voti, incontra una ragazza di colore, dalla quale è subito fatalmente attratto. Diciamo che questa, tra le tre storie, è, almeno apparentemente, la meno tormentata, visto il felice esito avuto. Ora ha una famiglia con una bellissima figlia e lavora come operaio in una fabbrica in cui fa attività sindacale, e, attraverso questa nuova forma di interessamento all’altro sopperisce a quella che era la sua antica funzione, esperendo anche dei salutari esercizi spirituali di gruppo.

La terza storia invece è quella meno riuscita, considerando che il soggetto coinvolto, che non vediamo ma di cui sentiamo la voce registrata, anche se distorta, nelle conversazione telefoniche con la sua ex compagna, dopo aver generato una figlia, circuito dalla famiglia d’origine, è tornato sui propri passi, braccato da un’indecisione che lo ha ricondotto al punto di partenza.

Angelita Fiore realizza un’opera intensa, confrontandosi con una questione assai delicata che, al di là di come la si pensi, necessita di una notevole attenzione. La sua è una regia attenta a restituire tutto quel submovimento emotivo dei personaggi incontrati, e in particolare è interessante anche constatare lo stato d’animo delle donne coinvolte in queste storie, in cui spesso a predominare è, almeno all’inizio, un paralizzante senso di colpa rispetto a qualcosa che si percepisce come inevitabilmente interdetto. L’utilizzo della messa fuoco, la bella fotografia e il sonoro maneggiato con creatività, oltre che il garbato avvicinamento degli ex preti, rendono questo documentario unico nel suo genere, e quindi meritevole di un’attenta visione.

Luca Biscontini

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