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VISIONI SPARSE: Pacific Rim, Now You See Me – I maghi del crimine, The Lone Ranger

Creato il 23 agosto 2013 da Ussy77 @xunpugnodifilm

pacific-rim-teaser-poster-usaPacific Rim **1/2

Due ore di intrattenimento eccessivo e ridondante. Questo è il risultato di Pacific Rim (2013), una pellicola che racconta di un futuro nel quale dei mostri (i kaiju), nati dal sottosuolo terrestre, distruggono la Terra. L’umanità, non potendo combatterli con le armi convenzionali, si affida a degli enormi robot (gli jaeger), che li affrontano apertamente. Del Toro costruisce nuovamente un film che vede come protagonisti (questa volta antagonisti) dei mostri. Difatti, dopo aver raccontato la storia di un mostruoso anti-eroe dal cuore d’oro e dall’animo gentile (?) – Hellboy – e creato qualsiasi tipologia di creatura nella “tana del bianconiglio” ne Il labirinto del fauno (El laberinto del fauno, 2006), si diletta (citando e plagiando) con la lotta tra il bene e il male. Tornato dietro la macchina da presa, il regista messicano non entusiasma e realizza un blockbuster compiuto, lineare e senza nessun colpo a effetto narrativo, ma rutilante e (a tratti) sterile. Passando da un plagio all’altro (il primo, in apertura di film, è evidente e rimanda a Godzilla, mentre gli altri sono più nascosti, ma Emmerich li ha notati), delinea una pellicola senza un obiettivo vero e proprio (il riscatto personale del protagonista è tutto fuorché originale), enfatica e superficialmente epica. L’impressione è quella di osservare un film contraddistinto da un’ottima resa visiva, ma nulla più. Dopotutto la vicenda è banale e stereotipata, la fotografia è esplosiva e l’ambientazione rappresenta la Terra in modo desolante e devastato, come nella maggior parte dei film che affrontano l’argomento dell’umanità post-apocalittica,post-nucleare o post-calamità (naturale o aliena). Del Toro non si rivela originale, non costruisce nessun personaggio veramente accattivante e si limita a intrattenere in modo semplice. Blockbuster d’evasione senza colpo ferire, Pacific Rim è il classico prodotto hollywoodiano creato per racimolare soldi al botteghino. Tutto il resto è noia. Uscita al cinema: 11 luglio 2013

 

Now You See Me – I maghi del crimine ***

Now-You-See-Me-I-Maghi-del-Crimine

Leterrier inganna lo spettatore. Lo invita a guardare da più vicino, ma gli nasconde il trucco. E, costruendo una pellicola avvincente e ritmata, appassiona. Now You See Me – I maghi del crimine (Now You See Me, 2013) è un buon prodotto, non eccellente, ma sicuramente una convincente commistione stilistica (il genere della pellicola è un miscuglio tra azione, thriller e commedia), che mette in mostra una sceneggiatura solida e coinvolgente. Difatti Leterrier ha un obiettivo, ha un fine e lo esibisce funzionalmente: scoprire chi si nasconde dietro i 4 cavalieri, un gruppo di prestigiatori che si traveste da benefattori per ristabilire l’ordine sociale nell’odierno sbilanciamento economico. I moderni Robin Hood spillano rispettivamente soldi a un imprenditore che ha speculato sull’uragano Katrina e a una banca che non ha coperto delle assicurazioni. Nascondendosi dietro vetri e trucchi ben confezionati, i quattro protagonisti si muovono abilmente nella ragnatela di Leterrier, votata al misticismo e alla fede nella magia pura. Però il difetto in Now You See Me – I maghi del crimine c’è ed è evidente. Difatti il regista paga dazio a The Prestige (2006) e non perché destina dei camei d’autore a Caine e Freeman, ma per la ricerca del colpo a effetto, che avviene (in chiusura di pellicola), ma che non viene compiutamente costruito nel corso della storia. Difatti Leterrier non dissemina indizi, non inganna l’occhio e non nasconde la mano. Dirige la sua pellicola linearmente, congiungendo avvenimenti e giustificando conseguenze; tuttavia, guardando attentamente il film, nulla di velatamente occultato salta all’occhio. È questo l’errore più macroscopico del regista: non permette allo spettatore di crearsi un’aspettativa, di cercare di scoprire autonomamente l’enigma e il volto misterioso. Tuttavia Now You See Me - I maghi del crimine grazie a un eccellente cast, nel quale spicca Eisenberg, intrattiene e diverte, misurando adeguatamente azione e magia, in sfarzose cornici teatrali. Il trucco in un numero di illusionismo è tutto. Peccato che non si veda uscire l’accenno del foulard dalla manica del regista. Uscita al cinema: 11 luglio 2013

 

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The Lone Ranger **

Non cambia la formula e nemmeno il trio Depp-Verbinski-Bruckheimer. Ma invece di salpare in direzione di mari sconosciuti e misteriosi, Verbinski gioca con i cowboy e gli indiani, destinando a Depp il personaggio di Tonto, un indiano solitario e ironico, ma meno vincente e più malinconico del pirata Sparrow. La pellicola si snoda similarmente alla tetralogia Pirates of Caribbean e mette di nuovo insieme una coppia sgangherata (portatrice di situazioni comiche)  e piani curati nel minimo dettaglio e apparentemente surreali. Tuttavia la ricetta Verbinski funziona ancora o ha irrimediabilmente stancato? L’impressione di fondo, a fine pellicola, propende per la stanchezza di un progetto che consegna allo schermo cinematografico film in serie, nei quali cambia l’ambientazione e qualche personaggio, ma che in realtà nascondono temi e contenuti identici e mai veramente innovativi. Depp si nasconde dietro un trucco pesante, mentre Hammer (co-protagonista e attore che interpreta il Lone Ranger) dietro a una maschera. L’origine è un fumetto dai tratti velatamente streampunk, mentre la pellicola rimane aderente al periodo storico e ostenta lo sviluppo tecnologico (la ferrovia), che si traduce in innata paura per l’ignoto. Verbinski allunga il brodo e stempera l’entusiasmo, piegando sulla sicura fidelizzazione dello spettatore, scelta che alla lunga rischia di deragliare pericolosamente in favore di sbadigli e film poco coinvolgenti. The Lone Ranger (2013) fa parte di questo filone di prodotti, che si ripetono in modo puntuale e identico e che faticano ad appassionare compiutamente. Uscita al cinema: 3 luglio 2013


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