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VISIONI SPARSE: The Last Exorcism – Liberaci dal male, Sinister, La notte del giudizio

Da Ussy77 @xunpugnodifilm

the-last-exorcism---liberaci-dal-male_coverThe Last Exorcism – Liberaci dal male *

Seguito de L’ultimo esorcismo (The Last Exorcism, 2010), la pellicola diretta da Ed Grass-Donnelly abbandona la scelta registica del mockumetary (genere “stracotto”, soprattutto se si abusa del found footage come stile registico predominante) e diviene un film dalla costruzione narrativa lineare, ma sicuramente meno trascinante. L’impressione è quella di aver voluto eccessivamente focalizzarsi sul personaggio principale Nell (interpretata dall’urlatrice stralunata Ashley Bell, una figura fastidiosamente spocchiosa) e di aver voluto allacciarsi fortemente alla vicenda del primo episodio, riproponendo addirittura qualche sequenza. The Last Exorcism – Liberaci dal male (The Last Exorcism Part II, 2013) esibisce qualche gocciolone di sangue, diverse contorsioni e un viscerale amore tra un demone e la protagonista. Ed è su tutto questo che si concentra l’opera prodotta da Eli Roth (regista feticcio di Tarantino), che non riesce ad allontanarsi da cliché e stereotipi del filone demoniaco, anzi li sfrutta malamente, risultando facilmente prevedibile. E sicuramente queste difficoltà non giovano al film, che sopravvive grazie a qualche trovata visiva e a un finale che si discosta dal modello convenzionale, che impone salvezza, redenzione ed estirpazione del demone. Grass-Donnelly, facendo cadere qualche quadro, squillare telefoni staccati dalla spina e chiudendo il film con l’esibizione della follia satanica cullata da un brano rock commerciale, non convince e conferma che The Last Exorcism – Liberaci dal male è uno dei peggiori e inutili prodotti horror dell’ultima stagione cinematografica. Uscita al cinema: 18 luglio 2013

 

Sinister ***1/2

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Si apre come un thriller oscuro e agghiacciante. Progressivamente si tramuta in un horror ben costruito, dalle tinte verosimili e paranormali. Difatti Derrickson, regista della pellicola, chiude il sipario su Sinister (2012) con un colpo di scena (o apparente tale), mantenendo quell’atmosfera soprannaturale con cui ha dipinto l’intero film. Ellison (interpretato da Ethan Hawke, che recentemente ha donato la sua recitazione al filone thriller-horror) è uno scrittore, che vive di una fama passata e figlia di un unico best-seller, che metteva in luce i difetti della polizia e le gesta di un serial killer. Perseguendo quel filone letterario e inseguendo nuovamente la celebrità, si trasferisce nella villa dove è avvenuto un raccapricciante omicidio plurimo e familiare. Lui stesso entrerà nella spirale assassina di un pericoloso serial killer. In aiuto alla vicenda (torbida e macabra) giungono i filmini, girati in Super8, di omicidi apparentemente slegati, ma in realtà facenti parte di una catena inestricabile. Sinister è un horror ben architettato, macabro al punto giusto e caratterizzato da un’atmosfera che mantiene incollati alla sedia. Inoltre Derrickson ha l’enorme merito di catapultare lo spettatore immediatamente, senza inutili preamboli o lungaggini narrative, in una vicenda dall’aspetto altamente terrificante, giocando con il buio e con i rumori in sottofondo. E, come se non bastasse la colonna sonora (abile mixaggio di stridenti rumori metallici e della pellicola Super8), accompagna compiutamente la “sagoma” di Hawke, che si aggira prudentemente per i lunghi corridoi della villa (sottotetto compreso). Nonostante questo Sinister dimostra di avere anche una pecca (evidente), che però non gli evita di essere etichettato come uno dei migliori prodotti horror della stagione cinematografica. Difatti Ellison (protagonista onnipresente) non è caratterialmente sviluppato, anzi è essenzialmente un personaggio esile e unidimensionale. Tuttavia Derrickson riesce nell’intento di provocare nello spettatore una sensazione di angoscia, che sfocia (a tratti) in un’insostenibilità alla visione, abbassando i ritmi, alzando il livello di suspence e “pesando” ogni fatto o scoperta di Ellison. Un horror di ottima fattura, che da un nome alla paura: Buqhul. La regia attenta di Derrickson fa il resto. Uscita al cinema: 14 marzo 2013

 

La-Notte-del-Giudizio
La notte del giudizio **1/2

In un futuro distopico, l’America è una grande nazione, che è riuscita a uscire dalla crisi economica e ha abbassato sensibilmente il livello di criminalità. Come? Istituendo un periodo di tempo limitato (12 ore in un anno) nel quale ogni tipologia di crimine è concessa e accettata. Viene chiamato lo Sfogo e colpisce soprattutto la società meno abbiente. È una sorta di epurazione degli scarti della società giustificata e gradita. È su questo che si sofferma DeMarco (il regista). L’interesse è quello di porsi delle domande e comprendere se per un “mondo migliore” si può arrivare a toccare così tanto il fondo e a non distinguere più nettamente il confine tra moralità e amoralità. Lo stesso protagonista si dice favorevole allo Sfogo (inizialmente) e pronto a “sfogarsi” se questo fosse necessario. DeMarco tenta di far riflettere e prova a rispondere in maniera corretta. Eppure a fine pellicola si comprende esclusivamente che la natura umana è fatta di sentimenti (positivi e negativi), di pregi e difetti e che anche la frustrazione e l’invidia possono portare a gesti incomprensibili e non necessariamente indirizzati ai cosiddetti “scarti” della società. L’impressione è che DeMarco sia superficiale e che spinga eccessivamente sull’acceleratore, mettendo in mostra citizens insoddisfatti, amorali e moralmente retti, ragazzi che comprendono l’importanza del prossimo e una gang di adolescenti mascherati, che vive lo Sfogo come un gioco, un divertimento a cui bisogna partecipare attivamente. Ironizzando sulla grande nazione America, DeMarco muove critiche e si rifà al presente (nel quale le armi e la violenza sono sempre più presenti), ma si perde per strada, volendo piegare La notte del giudizio (The Purge, 2013) a una dimensione para-horror, nella quale l’azione e la paura derivanti dall’invasione della propria privacy sostituiscono qualsiasi iniziale velleità di denuncia. L’orgoglio americano scricchiola, ma anche la pellicola fatica (a tratti) a sorreggersi indipendentemente. Uscita al cinema: 1 agosto 2013


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