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Visitare l'Alaska: intervista a Agata

Creato il 28 maggio 2015 da Giovy

Visitare l'Alaska: intervista a Agata

Agata in Alaska - © Agata


Terre Estreme torna con un nuovo racconto errante.
Oggi sul blog si parla di un viaggio in Alaska, una di quelle mete che amerei tanto visitare per perdermi in paesaggi a dir poco sconfinati e per confrontarmi un po' con me stessa e i miei limiti. Cosa bisogna sapere per vivere un'avventura in Alaska?
Lo abbiamo chiesto ad Agata. Scoprite il suo racconto!
Io e Agata ci conosciamo per via del rugby... e del periodo in cui ho vissuto in Svizzera.
Giocavamo assieme nella squadra femminile che, fino ad un po' di tempo fa, esisteva in quel di Lugano. Non ci vediamo più da molto tempo ma i social network aiutano a tenere sempre unito anche ciò che è distante.
Giovy: Come mai hai scelto l’Alaska?
Agata: Mi piacerebbe rispondere in modo poetico che sono sempre stata un’amante del Grande Nord, delle conifere e della natura incontaminata. Insomma, non è che non sia vero ma… in Alaska ci sono arrivata con uno dei più banali clichés… dopo una delusione d’amore!
Avevo bisogno di dimostrare a me stessa di sapermela cavare da sola, di essere in grado di vivere la mia vita appieno anche senza un compagno e di inseguire i miei sogni per quanto strambi fossero. Poco importa se un mese prima della partenza (pianificata da circa un anno) ho incontrato l’uomo che poi sarebbe diventato mio marito e lo splendido padre di nostra figlia; in Alaska ci sono andata, e da sola! Oddio, non proprio da sola… Temeraria lo sono stata ma ad Anchorage mi aspettava un gruppo di 11 sconosciuti che sono diventati i miei splendidi compagni di viaggio a bordo di uno scanchignato furgone Ford con al volante un ragazzotto barbuto del Kentucky dall’accento incomprensibile.
G: Cosa pensavi di trovare e cosa invece hai trovato?
A: Il primo impatto atterrata ad Anchorage dopo 16 ore di viaggio da sola è stato “ma cosa ci sono venuta a fare?”… e il secondo dopo aver visto lo squallido ostello nel quale avevo prenotato “voglio tornare a casa”.
Anni prima ero stata a Vancouver e mi aspettavo una cittadina simile anche se decisamente più piccola… Ecco, NO!
Anche se Anchorage a ben vedere ha comunque un po’ di fascino, con il suo bel mercato all’aperto, i suoi parchi verdi e i fiumi colmi di salmoni, non posso dire che me ne sia proprio innamorata.
Lasciatala alle spalle, dopo pochi kilometri, ti si apre un panorama che ti ripaga di tutto… delle lunghe ore seduta in aereo e persino delle migliaia di acari che ho respirato in ostello. Quando mi chiedono com’è l’Alaska la mia prima risposta è sempre VASTA! Panorami mozzafiato a perdita d’occhio, sia verso sud sulla penisola di Homer, sia verso nord attraverso l’immenso parco del Denali con il suo McKinley che guarda tutti dall’alto. E poi, ovviamente, gli animali! Posso dire di averli visti tutti, dagli imponenti Grizzly alle tranquille alci, coyote, volpi, aquile americane e quella specie di capra dell’Alaska e ovviamente gli Husky e poi, a sud, otarie, balene, leoni marini.
G: Cosa bisogna assolutamente sapere per fare un viaggio in Alaska?
A: Sembrerà una banalità ma in Alaska anche d’estate è abbastanza freschino, soprattutto se dormite in tenda e il sacco a pelo che vi siete portati garantisce di mantenervi al calduccio fino a 5°. Ecco, magari portatene uno almeno da -5°. Capita, poi, anche di passare una giornata alle pendici di un ghiacciaio in maglietta e a piedi nudi ma, soprattutto la sera, un minimo di equipaggiamento è indispensabile. Poi va detto che io non ho fatto un viaggio alla Into the Wild (mica volevo lasciarci la pellaccia da sprovveduta quale sono), ho prenotato un trekking con un Tour operator, con tanto di guida e misure di sicurezza anti-orso minime (come chiudere il cibo in grossi contenitori metallici ermetici). Se pernotti in camping poi dovrebbe esserci un minimo di controllo da parte dei ranger e quindi più o meno puoi dormire sonni tranquilli (anche se vi assicuro che quando sentite grattare a pochi metri dalla tenda vi si gela il sangue… maledetti scoiattoli!). In alcuni posti poi mancano acqua corrente ed elettricità, quindi scordatevi la doccia e persino una toilette con tutti i comfort e tantomeno la possibilità di caricare cellulare e macchina fotografica.
G: A chi consiglieresti un viaggio in Alaska e a chi lo sconsiglieresti?
A: Beh ovviamente lo consiglio a chi ama la natura, a chi non teme i climi un po’ rigidi e a chi non si stanca mai dei verdi panorami della Taiga e di quelli più lunari della Tundra.
Visto il banale cliché che mi ha condotta lì lo consiglierei anche a chi ha bisogno di ritrovare se stesso. Meravigliosa anche per gli appassionati di fotografia (io ancora mi maledico per non aver portato una macchina fotografica decente e non finirò mai di ringraziare la mia compagna di tenda per avermi lasciato scattare qualche foto con la sua Reflex), per chi ama gli sport estremi, dall’arrampicata sui ghiacciai alle vertiginose discese in gommone sui fiumi o al più tranquillo kayak (la temperatura dell’acqua del mare, anche ad agosto, si aggira attorno ai 2 o 3 gradi, quindi meglio non capovolgersi). La sconsiglio a chi ama lavarsi i capelli tutti i giorni con acqua calda, a chi in doccia ci sta più di dieci minuti, ai freddolosi e a chi si aspetta tutti i comfort che si possono trovare nelle grandi città e a quelli che pensano di trovarvi gli Inuit nell’Igloo fuori dall’aeroporto (per quello bisogna spingersi davvero molto a Nord, io non sono andata oltre Fairbanks)
G: Racconta un momento indimenticabile del tuo viaggio
A: Quante battute ho? Perché potrei scrivere per ore… Ne citerò solo un paio.
Il volo mozzafiato a bordo di un piccolo Cessna sopra il parco dei ghiacciai Wrangell St.Elias con il pilota che mi dice “Svizzera? … il mio parco è più grande del tuo paese”… Ed ecco che anche i gloriosi Aletsch o Rodano se paragonati sembrano una sbrinata novembrina.
Potrei raccontare di quando la simpatica autista della navetta che attraversa McCarthy (auto e modernità non sono ammesse in questa piccola comunità) mi disse di aver visto un’orsa col suo piccolo abbeverarsi al fiume a soli 200m dal nostro campeggio, e che proprio quella sera al rientro da una serata al pub assieme ai miei compagni di viaggio, mentre camminavamo a braccetto e con le torce cercavamo di ricordare le raccomandazioni in merito agli orsi… “se è nero devi fare il morto… anzi no, devi fare rumore… o era il Grizzly? E poi come vediamo se è nero o marrone con questo buio ? (per il sole di mezzanotte bisogna andare a giugno o più a nord) …“
Tralascio le minuscole lumache che hanno invaso la nostra tenda ad Anchorage… anche se a conti fatti dovrei ringraziarle visto che quella è stata l’unica notte, in un viaggio indimenticabile, in cui ho dormito in albergo.
Io ringrazio Agata per il suo racconto e vi lascio con la gallery fotografica del suo viaggio in Alaska.
Quale sarà la prossima Terra Estrema? Stay tuned!

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