Visite di regime

   Dopo un lungo volo sulle acque azzurre del Mediterraneo e sulle aspre montagne dello Stivale, è giunto a Roma la Guida  Suprema della Jamahiria, il colonnello Muhammad Gheddafi, venuto nell’Urbe per partecipare ai festeggiamenti per l’Anno II del trattato di amicizia italo-libico. Con la sua guardia del corpo di amazzoni, statuarie veneri nere dall’occhio vigile e la mitraglia pronta, il Rais è stato accolto da S.E. il ministro Franco Frattini, dall’ambasciatore libico in Italia Abdulhafed Gaddur e da un’oceanica adunata di folla entusiasta. Fanno parte del seguito anche trenta nobili purosangue arabi che si esibiranno nelle celebrazioni previste alla caserma Salvo d’Acquisto alla presenza di S.E il cavaliere Silvio Berlusconi.  

    PERCHE LA GUIDA è venuta fra i colli fatali di Roma? Per rinsaldare l’asse Roma-Tripoli, affinché la valorosa armata della Jamahiria continui a respingere le orde straccione che vorrebbero invadere l’italico suolo e siano garantite per il futuro le forniture di gaz e petrolio indispensabili per il funzionamento della nostra industria. La visita servirà inoltre a cementare l’alleanza fra due grandi paesi uniti con granitica determinazione nella lotta contro le masse demo-marxo-social-bolsceviche. Per allietare le notti della Guida sotto la tenda nel giardino dell’ambasciata libica, S.E il cavaliere Silvio Berlusconi ha donato a Muhammad Gheddafi cinquecento giovanissime vergini delle quali si è portato garante dopo averne controllato personalmente l’illibatezza. Il mattino seguente le fanciulle saranno sottoposte a un corso intensivo di nazional-islamismo in vista dell’insegnamento obbligatorio di questa materia nelle scuole italiane.

    Come ha ricordato con virile commozione S.E. il ministro La Russa, era dal 1938 che l’Urbe non accoglieva un capo di Stato con tanti onori.

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Dragor