Olympus Mons, il terzetto di vulcani sull’altopiano di Tharsis e le Valles Marineris ben evidenti in questa immagine dalla sonda indiana Mars Orbiter Mission. Si notino anche le nuvole e la calotta polare sud. Crediti: ISRO
Sembra composta con una tavolozza un po’ diversa, più acquarellata, rispetto a quella abituale delle sonde “occidentali”, l’ultima immagine di Marte rilasciata dalla Mars Orbiter Mission (MOM) indiana. Si tratta di una ripresa globale del pianeta con una vista mozzafiato sull’Olympus Mons (sì, il Monte Olimpo) e sulle Valles Marineris, rispettivamente il vulcano e il sistema di canyon più grandi del nostro Sistema Solare. Tra questi due giganti quasi sfigura il trio di enormi vulcani che punteggiano allineati il vasto altopiano di Tharsis. Per dare un’idea della sua enormità, Olympus Mons è circa tre volte più alto del Monte Everest e, con una base dal diametro di 624 chilometri, ha le dimensioni dello stato americano dell’Arizona. Le Valles Marineris (di cui abbiamo parlato recentemente in questo articolo) sono spesso chiamate il “Grand Canyon di Marte”, ma si estendono su una lunghezza che attraverserebbe tutti gli Stati Uniti da costa a costa, con una profondità che arriva ai 7 km.
Lo Indian Space Research Organization (ISRO), l’agenzia spaziale indiana che ha progettato e sviluppato l’orbiter, ha rilasciato finora quattro immagini globali del Pianeta Rosso, tra cui una vista 3-D. Questa ultima ripresa è stata ottenuta dalla Mars Color Camera a bordo di MOM sfruttando l’inserimento della sonda attorno al pianeta in un’orbita estremamente ellittica, il cui punto più vicino a Marte (pericentro) è circa 420 km e il punto più lontano (apocentro) attorno ai 77.000, secondo quando riferisce l’ISRO.
La Mars Orbiter Mission è la prima sonda indiana che si avventura nello spazio profondo. Arrivata sul Pianeta Rosso solo un mese fa, dopo un viaggio di dieci mesi e un’avventurosa manovra d’inserimento orbitale, la missione da 73 milioni di dollari dovrebbe durare almeno sei mesi. Grazie alla MOM, l’India è divenuta il quarto membro del ristretto club di soggetti che hanno inviato con successo sonde spaziali su Marte, dopo l’Unione Sovietica, gli Stati Uniti, e l’Agenzia spaziale europea (ESA).
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Fonte: Media INAF | Scritto da Stefano Parisini