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Visti di Traverso: il «diritto» di vedere Vilà

Creato il 10 febbraio 2011 da Gianclint
Visti di Traverso: il «diritto» di vedere Vilà

Didac Vilà aspetta solo una chance. E noi pure

Volessimo citarli tutti, l’elenco sarebbe nutrito. Le meteore transitate nel microcosmo di Milanello sono così tante che stilare un elenco su due piedi sarebbe davvero impresa ardua. Dominic Adiah, Bruno Montelongo e Felipe Mattioni sono soltanto gli ultimi di una serie di “desaparecidos” che con i loro nomi esotici hanno acceso la fantasia dei tifosi salvo poi abbandonare la famiglia rossonera senza nemmeno aver avuto una chance di far vedere davvero quanto fossero capaci di fare sul campo. Emblematico il caso di Montelongo: il ventitreenne, arrivato in estate in prestito con diritto di riscatto dal River Plate (dove aveva collezionato 54 presenze con ottimo rendimento) aveva tutte le carte in regola per imporsi.

Lodato da tutti per la qualità che mostrava negli allenamenti, è stato anche autore di alcune buone prove disputate con la squadra Primavera, coronate anche da un bel gol. «Lo nascondono aspettando gennaio, per evitare di fare salire il prezzo», rispondevano sottovoce gli addetti ai lavori di Milanello, quando qualcuno chiedeva come mai, con la situazione precaria dei nostri terzini, Allegri non desse fiducia all’uruguagio. A gennaio, invece, sorpresa. Ceduto al Bologna in “prestito” senza tante spiegazioni, senza precisare se il suo cartellino sia stato o meno riscattato, senza spiegare come mai questo giovane sia stato di fatto scartato.

Sorte peggiore era toccata al Buon Felipe Mattioni, il sosia di Kakà, approdato nel centro sportivo rossonero proprio nei giorni caldi in cui il suo connazionale era al centro della rocambolesca trattativa con il Manchester City, nel gennaio 2009. Anche per Mattioni pochissimo spazio e cessione dopo pochi mesi. Cessione che, paradossalmente, ha fatto la fortuna di chi lo ha acquistato, il Maiorca, dove Mattioni lo scorso anno è stato autore di un’ottima stagione. Culminata nella cessione dello stesso all’Espanyol, la seconda squadra di Barcellona. Proprio la franchigia dalla quale – dopo aver piazzato Montelongo – Galliani e Raiola hanno pescato il nuovo terzino, Didac Vilà. Chi conosce il calcio spagnolo giura che il ragazzo è valido, che il suo talento è acerbo ma indiscutibile e che in terra catalana sia stato più rimpianto il suo addio ai colori biancoblù rispetto a quello del ben più quotato Victor Ruiz, finito al Napoli. Stima confermata anche dalle parole dello stesso Galliani che, partito alla volta della Spagna per acquistare il giocatore, aveva definito il ragazzo “utile per il campionato e per la Champions”. Parole, quelle del nostro AD, smentite poi dai fatti, visto che nella lista europea il nome di Vilà è stato escluso, preferendo elementi quasi ai margini della rosa come l’immarcescibile Jankulovski. Possibile che il vecchio ceco possa essere più utile del pimpante giovanotto del Montijuc?

Facciamo un passo indietro. E ragioniamo sul gioco che Massimiliano Allegri sta tentando di far metabolizzare alla squadra. E sulle pecche evidenziate nelle ultime partite. Il 433 è un modulo efficace, ma perché funzioni occorre avere negli 11 titolari alcuni giocatori chiave, che non possono permettersi di sbagliare la partita. Il primo è il trequartista, o mezzala come ama dire il livornese in panchina. Fondamentale perché nel 433 i tre centrocampisti hanno, per ovvie ragioni, attitudini più difensive che offensive, dovendo supportare sostanzialmente tre giocatori offensivi. La mezzala quindi (inclusa, nel giochino dei numeri, nel tre davanti) non solo deve fare da cerniera tra centrocampo e attacco, creando gioco, ma deve anche inserirsi nelle azioni offensive per togliere dalle due punte pure i riferimenti fissi della difesa avversaria. Boateng, pur con tutti i suoi limiti, si era dimostrato ottimo in questo ruolo. E la sua assenza pesa. Ma in questo benedetto 433 fondamentali sono anche i terzini. Perché in una squadra che in mezzo ha necessariamente poche fonti di gioco – per attitudini e imposizioni tattiche degli elementi che compongono la mediana – è necessario che il gioco passi dalle fasce e che chi ricopre il ruolo di esterno sia in grado di macinare gioco, di ispirare le triangolazioni in velocità e le verticalizzazioni. Per non parlare dei cross, che devono piovere come la grandine.

Non è un caso se nelle ultime partite la squadra si è “incartata” più volte proprio nel meccanismo degli esterni, costringendo il centrocampo a un lavoro innaturale e inefficace. E non è un caso se Ibra – nel match contro la Lazio – si è platealmente irritato con il suo compagno di squadra dalla bella chioma all’ennesimo cross sbilenco, partito da metacampo e destinato al secondo anello blu. I terzini, quinidi, nel gioco di Allegri sono determinanti. E Vilà è un terzino puro, in grado di giocare sia a destra che a sinistra. E allora perché non provarlo? Perché non concedergli fiducia, visto che è stato uno degli investimenti più importanti del nostro mercato invernale? Questa è la domanda che si pongono i tifosi, specie dopo aver ammirato le deficitarie prestazioni di Oddo, le incertezze del buon Antonini e dopo aver preso atto che Daniele Bonera, tanto un bravo ragazzo, non può certo garantire la qualità tecnica e fisica di un terzino di spinta.

Ora, senza girarci tanto intorno, il timore che circola tra il tifo rossonero è che il giovane Didac possa ripetere l’infausta parabola dei suoi predecessori. Che non venga messo mai, tanto per dirla fuori dai denti, nella condizione di competere per conquistari il posto in squadra. Magari, sostengono i più maliziosi, per non scontentare qualche lungodegente del nostro spogliatoio o qualche vecchia “gloria” con ancora un annetto di contratto che si vedrebbe – nel caso in cui Vilà dimostrasse di essere all’altezza del compito, definitivamente relegato ai margini. Qualsiasi sia la ragione, a noi non deve importare. Crediamo senza il minimo dubbio – specie in questo delicato momento – di avere il diritto di vedere all’opera il nuovo acquisto. Di avere il diritto di poter vedere sul campo se l’intuizione di Galliani, se il suggerimento di Raiola sia stato azzeccato o meno. Parliamoci chiaro: tanto peggio di “bella chioma”, in fase di impostazione non crediamo che possa fare. Così come non crediamo possibile che tatticamente, in quel ruolo, possa essere meno utile di Bonera, discreto difensore centrale messo giocoforza a giostrare sull’esterno.

Qualcuno una volta disse che la grandezza di un condottiero la si vede nei momenti critici, quando bisogna scommettere, quando è il momento di osare, quando occorre lasciare da parte per un istante la strada apparentemente più sicura e credere nelle proprie scelte. Ecco, siamo convinti che per Allegri questo momento sia arrivato. E che per Didac Vilà, classe 1989, talento dal futuro tutto da scrivere, sia giunta l’ora di dimostrare di che pasta sia fatto.

Noi non aspettiamo altro.

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