Troppa grazia, verrebbe da dire commentando il mercato rossonero dopo la dieta forzata dello scorso anno. Soltanto l’arrivo di Antonio Cassano sarebbe stato sufficiente per definire eccellente la finestra di calciomercato invernale rossonera. Invece è arrivato (oltretutto per un piatto di lenticchie) anche uno dei migliori giovani olandesi, Emanuelsson, appena raggiunto da un altro “orange” di centrocampo: Mark van Bommel.
Sgombriamo subito il campo da equivoci: la qualità del giocatore non si discute. Nonostante l’età non verdissima (ad aprile saranno 34 primavere) l’olandese è sicuramente integro, abile e arruolabile. E garantisce corsa e sostanza in una zona del campo in cui queste caratteristiche sono determinanti. La sua carriera, poi, parla da sè: nel pedigree di van Bommel ci sono Psv, Barcellona e Bayern Monaco. Ci sono 619 partite ufficiali disputate e 90 reti messe a segno. Ci sono 7 trionfi in campionato, c’è una Champions League, una finale mondiale e 67 partite in nazionale. Un fior di giocatore, senza dubbio alcuno.
Ma è proprio questo aspetto che potrebbe rappresentare un problema. E’ un paradosso, ma è proprio così. Già, perché il Milan non ha ingaggiato un rincalzo, non ha tesserato un giocatore normale, avanti con gli anni, che può tornare utile alla bisogna. Non si è assicurato, tanto per rendere l’idea, uno come Manuele Blasi o Cristiano Zanetti, con tutto il rispetto per i due appena citati. E non ha nemmeno preso in prestito – per fortuna aggiungo – uno come David Beckham, che venne da noi per tenersi in forma, provenendo da un campionato di quarta fascia, dove era finito per ragioni essenzialmente economico pubblicitarie. Van Bommel sbarca a Milanello da capitano del Bayern Monaco e capitano della nazionale orange. Arriva in rossonero dopo aver rescisso il contratto con i bavaresi, siglando un accordo fino a giugno – da quanto trapela da via Turati – senza chiedere un euro in più di quelli che percepiva in Germania.
Senza girarci troppo intorno, la domanda che ci poniamo è semplice: può un elemento del genere, con questa caratura e con questa storia, accontentarsi di fare la riserva? Può accettare di buon grado il ruolo di rincalzo di lusso, in una rosa che, – al netto degli infortuni – in quel ruolo, annovera già gente del calibro di Ambrosini, Gattuso e Flamini, ai quali si aggiunge il giovane Strasser e all’occorrenza Boateng?
Difficile. Perché se van Bommel pensasse di essere alla fine della carriera sarebbe rimasto al di là delle Alpi. Non avrebbe deciso di scommettere su se stesso, accettando un accordo che non gli offre alcuna garanzia reale per il prossimo anno. E’ evidente che il ragazzo abbia voglia di mettersi in discussione, di intraprendere una nuova sfida – forse l’ultima della sua lunga carriera – e di provare a vincerla. Proviamo però a immaginare come la potrebbero prendere i capitani-senatori rossoneri Ambro e Rino, nel caso – nemmeno tanto remoto – in cui van Bommel riuscisse a conquistare la fiducia di Allegri. Proviamo a disegnare lo scenario che si verrebbe a delineare nell’ipotesi in cui l’olandese strappasse un rinnovo contrattuale a suon di grandi prestazioni, magari mettendo in discussione la titolarità di qualche “mostro sacro”.
Facile, in quel caso, prevedere scossoni, per non dire tzunami, nello spogliatoio rossonero. Che potrebbero influire sui risultati della squadra a breve e lungo termine. Intendiamoci, ben venga la competizione interna. Ben venga il ricambio, in un centrocampo che sostanzialmente è rimasto quello dei primi anni 2000. Ci chiediamo però se il gioco valga la candela, soprattutto in questo momento. Ci domandiamo se i potenziali rischi, in questo caso, siano inferiori agli indubbi benefici di questo ultimo innesto. L’augurio è ovviamente che le nostre siano soltanto le paranoie di chi per indole è portato a cercare sempre il pelo nell’uovo. E che l’arrivo di van Bommel si riveli una mossa decisiva o, perlomeno, utile per la conquista dello scudetto e della Coppa Italia.
Fasciarsi la testa prima di essersela rotta, tanto per citare il proverbio di turno, è sempre controproducente, e questo va detto chiaro. Ma negare che l’eventualità sopra descritta sia troppo remota e che i “rischi” siano verosimili sarebbe altrettanto irresponsabile.