Vita d’aeroporto

“Riso o noodles?”

“Riso.”

“Maiale, pollo o pesce?”

“Pollo.”

“Croccante o teriyachi?”

“Croccante.”

“Medio o grande?”

“Grande.”

“Mangia qui o da portar via?”

“Via.”

“Forchetta o bacchette di legno?”

“Bacchette.”

“Carta o contanti?”

“Senta, lasciamoci così.”

“Prego?”

“Ma lei lo sa a che ora mi sono svegliato oggi per venire in aeroporto?”

“Vuole pagare con la carta?”

“Alle 8 meno un quarto.”

“Scusi, non ho capito se vuole carta o contanti.”

“Vede, combatto ogni giorno per ritagliarmi uno spazio di tempo in cui farmi delle domande.

Lei me ne ha fatte 7 di seguito, capisce.

Quindi per cortesia.

Lasciamoci così.

Con questa indefinitezza sui termini di pagamento.”

“C’è qualcosa che non va nel suo ordine, signore?”

“Non c’è niente che non va, signorina.

È solo questa cosa delle scelte da fare che mi mette ansia.

Che io scrivo un blog su questo, sa? Ma sette domande di seguito sono una mazzata.

Vorrei un po’ di relax adesso.”

“Vuole aggiungere qualcos’altro al suo ordine, signore?”

“Ho tutto quello di cui ho bisogno in valigia, grazie.

Ma sono sempre aperto a proposte di case sul mare con gabbiani in lontananza.”

“…”

“Signore?”

“Sì?”

“Le ho chiesto: carta o contanti, ma non mi ha risposto.”

“Contanti, grazie.”

“Io pago sempre in contanti, sa.

Mi serve per ricordarmi dove mi trovo.”