È risaputo che io non abbia un particolare trasporto per i bambini: non so passare del tempo con loro senza annoiarmi, non riesco a giocarci insieme per più di mezz'ora. Ciò non significa che mi trasformo nel Grinch appena mi si avvicina un moccioso. No, non divento verde e non indosso un costume da Babbo Natale.
Certo è che i bambini, però, non sono facili da gestire. Mi spiego: oggi ero finalmente al mare. Dopo un'estate all'insegna della pioggia, che regolarmente ha animato tutti i weekend (e non solo), finalmente sono arrivate alcune giornate di sole e caldo, giornate ideali per recarsi al mare e godersi il rumore delle onde. Relax. O forse no. Io e D. eravamo a Sistiana; dopo esserci sistemati vicino alla pineta lui si è buttato a dormire e io, diligentemente, ho preso il mio libro di giornalismo cinematografico e ho iniziato a studiare, a leggere tutte le idee che sono passate per il cervello di Truffaut e Bazin.
Eravamo lì: il sole torrido stimolava la nostra melanina che, dopo i due mesi di precipitazioni simil-autunnali, è stata finalmente interpellata. Tranquillità sotto la pineta vicino al Cantera, finchè non è arrivata una bambina di circa 4 anni con dei capelli biondi e ricci e due occhi blu. Il ritratto di un angelo. O di un diavolo travestito da angelo. A quanto pare, la tenera bambina oggi partecipava alla giornata nazionale del pianto e delle urla (gnpu) per sostenere la nota causa dei 'capricci'. È stata sotto la pineta, a circa dieci metri da noi, per 6 ore e, a intermittenza, ha pianto e urlato continuamente per cose inutili: e la palla, e il bagno, e il gelato, e una ghianda di due millimetri mi è caduta sul piede. Ogni cinque minuti quel diabolico angelo si innescava come una bomba. Avrei davvero voluto trovare quei fili blu e rosso che in tutti i sacrosanti film pongono fine alla tragedia.
La bambina urlante, però, è solo un esemplare di tutta la stirpe: vai in pizzeria e ti ritrovi due bambine che giocano per terra, se va bene; perchè altrimenti, potrebbe pure capitare che le due piccole pesti si mettano a correre come trottole tra i tavoli. Risultato: i clienti terribilmente infastiditi e la cameriere che fanno lo slalom per non far cadere né piatti né bicchieri. Tutto questo mentre i genitori se la raccontano seduti comodamente al tavolo, incuranti delle due bambine che stanno infestando il locale con le loro urla.
Riporto pure un episodio che mi è stato raccontato da M.: lavora in un negozio e quindi è abituata a personalità eccentriche e poco ripsettose della buoncostume. Sta di fatto che un giorno, una famigliola felice varca la porta del negozio: papà accompagnatore, mamma bisognosa di fare shopping e bambino con un nome ripreso da uno dei personaggi di Bay Side School. Mentre la mamma provava capi di ogni genere, suo figlio ha deciso di sputare sullo specchio: ora, capisco che il nome che ti ritrovi possa portarti ad agire in maniera impulsiva, capisco anche che vuoi ribellarti, ma sputa sullo specchio di casa tua. M., attonita e incredula, non ha proferito parola, mentre la mamma, imperterrita nella scelta dei vestiti, ha osato solo dire “Ma non si fa così...”. Punto. Per fortuna il padre ha avuto il buon gusto di chiedere a M. uno straccio per pulire lo schifo. Sta di fatto che alla fine della fiera il bambino non è stato ripreso per il suo atto che lo ha reso più simile a un lama, che a un bambino.
Il bambino viziato è sempre esistito, lo so. E il bambino con un nome che persino la bidella lo piglierebbe in giro, beh, anche lui c'è sempre stato. Sta di fatto che adesso, forse, le cose sono leggermente più evidenti. Soprattutto perchè il genitore tende a fregarsene: non è questione di debolezza. I miei non hanno mai adottato metodi hitleriani, il gioco e lo svago non sono mancati nell'infanzia di me e mia sorella. Certo è che le regole, però, andavano rispettate.
Se in pizzeria ci mettavamo a correre, bastava uno sguardo per placare la maratona. E in qualità di genitore, capivano che un bambino non può rimanere tre ore seduto a tavola senza nemmeno un album da disegno o delle carte. Quando si andava per negozi si doveva essere composte. Punto e basta.
Siamo tutti stati bambini. Tutti abbiamo pianto per qualche capriccio. Ma non so voi, io ricordo che se lo facevo, però, venivo ripresa. Mi si faceva notare quanto stessi sbagliando, e subito, senza troppe tiritere e coccole. Di certo non avrei passato una splendida giornata al mare urlando e puntando i piedi per terra. Anche perchè mi ricordo che una delle frasi tipo era “Shhhh! Non urlare perchè disturbi la gente qui vicino”. Io oggi ero la gente qui vicino
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