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Vita da precari. La piaga sociale del funambolismo lavorativo.

Da Vanessa Valentinuzzi

Vita da precari. La piaga sociale del funambolismo lavorativo.

Robottini precari


In attesa della pubblicazione ecco alcune anticipazioni sul contenuto del mio romanzo. E' una risposta alle preoccupazioni espresse da tutti i colleghi con cui, da un progetto lavorativo all'altro, mi capita di condividere momenti di ansia che sfociano nell'eterno dilemma: che ne sarà di me tra un mese? Come rifocillerò il conto in banca? Come pagherà affitto e bollette? Ormai la mia risposta è che persino Berlusconi è un precario. Inutile ammalarsi arrovellandosi il cuore e le cervella già impegnate a portare a termini i compiti lavorativi assegnati dai nostri esigenti capi. Le aziende ci tengono sempre sulle spine, non ci danno garanzie di alcun tipo, lasciandoci sempre la sensazione di essere sotto esame. Esercitano pressione dunque, pretendendo da noi il massimo delle prestazioni e dell'impegno. Neanche un fidanzato o un marito oserebbe chiedere cotanta dedizione. Naturalmente però se noi ci assentiamo o se si chiude per ferie non abbiamo nessuna retribuzione, la febbre o il giorno di permesso che in realtà noi comunichiamo in anticipo solo per onestà morale, diventano boomerang che tornano a colpire le nostre già esigue tasche. Così obbediamo ad ogni richiesta dei capi come robottini. Lo sconforto è totale quando ci fermiamo a pensare a fine giornata che quelli che prendono almeno mille euro al mese sono privilegiati. L'impegno la laurea, il master, la doppia laurea come nel mio caso ci hanno condotto a questo. Il nostro valore sul mercato è di non più di seicento euro mensili. Eccoci allora a trenta, quaranta e oltre a passare notti insonni, frammentate dal pensiero inconscio che abbiamo delle scadenze lavorative da rispettare, altrimenti la nostra poca resa potrebbe sfociare nella sostituzione della nostra figura professionale con un nuovo arrivato/a, più esperto/a oppure più giovane addirittura più smart di noi, unica certezza non meno costoso, questo è impossibile. Siamo come funamboli, camminiamo traballaanti su quel filo di nylon invisibile che è il mondo del lavoro oggi. Nel mio romanzo si ride, ma si denuncia anche una situazione di una generazione di precari, eternamente a progetto che non possono neanche prendere una casa in affitto e dare l'anticipo di 6 mesi senza l'aiuto della propria famiglia.

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