Ieri ho ricevuto l’ennesima lettera di sollecito dal mio editore. Ogni volta che ricevo una sua lettera – e questo accade negli ultimi tempi almeno una volta al mese – mi provoca nel cuore una grande ferita. Queste lettere ammucchiate sulla mia scrivania ingombra di carte, di documenti e di libri da più di un anno, mi ricordano quanto sia difficile scrivere. Purtroppo, l’editore fa il suo mestiere e mi richiama al mio. Questa volta però è stato più minaccioso del solito: se entro sei mesi non consegnerò la monografia sul "Piacentino" passerà alle vie legali, mi trascinerà per tutti i tribunali della capitale e mi citerà per i danni morali, materiali, ecc. ecc..
In realtà, il mio editore è buono e comprensivo, anche troppo paziente. Quando si comporta così è perché vuole ricordarmi che ci sono altri mezzi persuasivi per indurre qualcuno a fare qualcosa. Dirmi in altri termini che lui è il più forte e che la amicizia non deve immischiarsi con gli affari. In fondo io credo che a questa minaccia sia stato spinto dai suoi avvocati. Tra poco ci sarà una ricorrenza storica per la nascita del Piacentino e se non farò in tempo l’occasione ghiotta sfumerà.
Sei mesi! Mi dà una scadenza, dopo di che.... Si è espresso proprio in questi termini! Considera questa benedetta monografia come un prodotto alimentare con la data di scadenza: scade il 19 giugno 2011. Ma ci sono al mondo cose che nessuno editore potrà mai capire. Quando ho cominciato le mie ricerche sul Piacentino sapevo che nella sua vita c’erano tanti lati oscuri, ma credeva anche che rovistando biblioteche e archivi sarebbero saltati fuori tutti i documenti necessari per chiarirli. Ho sempre creduto che tra le carte che l’umanità custodisce gelosamente vi sia racchiusa quella verità che noi invano cerchiamo. Invece adesso m’accorgo che sono tanti i frammenti che nessun foglio al mondo è mai riuscito a imprigionare.
La mia difficoltà a scrivere in effetti dipende proprio da questa constatazione: della vita di Filippo Lamozza detto il Piacentino ho intuito tante verità, ma non ho trovato nessun documento che confermasse agli occhi degli esperti le mie tesi. Allora mi sono trovato di fronte al dilemma: scrivere in ogni caso una monografia sul pittore senza aver trovato nessuna pezza d’appoggio alle mie ipotesi, e quindi presentare al pubblico un lavoro che nulla aggiunge e nulla toglie ai precedenti, oppure aspettare ancora e continuare a cercare fino a che prima o poi non saltino da qualche archivio polveroso i documenti che gettano un fascio di luce nuova sulla sua figura? Le lettere minacciose del mio editore non mi permettono di seguire la seconda strada. Ho deciso che alla fine, in pochi mesi, scriverò una banale monografia sul Piacentino che accontenti il pubblico di lettori, ma intanto voglio dare corso alle mie intuizioni e dire qui una verità che non si troverà scritta in nessun luogo. In quest’angolo remoto, sono pienamente libero di scrivere e di descrivere tutte le fantasie che mi passano per la testa.