Vita di libreria: novità, rifornimenti, rese

Creato il 01 giugno 2014 da Martinaframmartino

“Che bello! Anch’io vorrei lavorare in una libreria” Non so quante volte mi sono sentita dire questa frase, anche se la maggior parte dei miei interlocutori fanno marcia indietro quando gli dico quali sono i miei orari. Ma cosa faccio al lavoro?
Lavoro in una libreria da tredici anni. Va bene, di fatto non ho lavorato in libreria per tredici anni perché in due occasioni sono rimasta a casa per oltre un anno causa maternità, ma mi sembra che sia comunque un bell’arco di tempo. Cosa facciamo io e i miei colleghi al lavoro? A parte cercare di rimanere seri quando ci arrivano richieste assurde, intendo. Tipo I pilastri della terra di Stephen King (giuro, me lo hanno chiesto davvero) o Il marito è catartico di Flavio Oreglio (e per chi non lo sapesse visto che non si tratta di un libro fondamentale il titolo corretto è Il momento è catartico, frase che Oreglio ripeteva a tutti i suoi spettacoli). Ma di questi episodi, se vi interessano, parleremo un’altra volta.
Il nostro primo compito è dare retta ai clienti cercandogli i libri che vogliono e aiutandoli nella scelta quando sono indecisi. E poi viene la cura del negozio. Sistemazione delle novità, cosa tutt’altro che semplice, e anche dei rifornimenti. Ogni anno escono 60.000 libri nuovi. Non ci arrivano tutti, ci sono quelli pubblicati da editori che hanno solo distribuzione locale, quelli scolastici, o quelli troppo tecnici per il nostro negozio che non prendiamo. Di quelli che arrivano una parte sostituiscono il libro vecchio: quando ci arriva l’edizione tascabile noi rendiamo all’editore quella rilegata e teniamo solo la novità, e ogni volta che di una guida turistica arriva la nuova edizione la vecchia se ne va. Anche così, i libri che arrivano sono davvero tanti, e ogni giorno che passa abbiamo sempre più problemi di spazio. Se in un negozio di cellulari vengono tenuti solo i modelli degli ultimi anni, e quando arrivano le novità i prodotti tecnologicamente più arretrati si eliminano, io non posso certo togliere dalla vendita Il trono di spade solo perché mi è arrivato La danza dei draghi. Devo avere l’uno e l’altro, la libreria è un tipo di negozio che funziona ad accumulo di merce. Solo che gli scaffali hanno la brutta abitudine di non allungarsi solo perché sono arrivati nuovi libri, perciò noi siamo perennemente alla ricerca di spazio. Lottiamo con i centimetri, e a volte persino con i millimetri. Spesso per sistemare una novità ci tocca spostare cinque o sei libri, riducendo via via lo spazio ai libri a seconda di quanto sono vecchi e di quanto vendono. Vanno considerati entrambi i parametri. Guardando le cose dal lato positivo possiamo dire che questo tiene la nostra mente ben sveglia.
Questo è lavoro intellettuale ma anche fisico, chiedere alla mia schiena e a quella di tutti i colleghi per conferma. E poi c’è la parte in cui decidiamo cosa deve essere presente in negozio.
Dove lavoro io gli ordini di novità li fa il responsabile, quelli di rifornimento io e i miei colleghi, fermo restando che gli ordini li emette lui e che può variare le nostre cifre se per qualche motivo le ritiene errate. Per comodità la libreria è divisa in reparti.
Io mi occupo del fantastico: fantasy, fantascienza, horror e di quel settore di urban fantasy che ho creato io quando hanno iniziato a essere pubblicati davvero tanti libri di questo genere che faticavo a mettere altrove. Diciamocelo, tutte le storie d’amore con protagonisti i vampiri voi dove le avreste messe? Nel fantasy? Mi sentivo male io all’idea. Nell’horror? I fan di Stephen Kinf sarebbero fuggiti a gambe levate. Maglio fare il settore specifico e non pensarci più. Comunque il fantasy è tutto insieme, niente suddivisioni fra epico, sword and sorceress, grim e via dicendo. Per fare divisioni così nette servirebbe aver letto tutti i libri, cosa ovviamente impossibile, e neppure quello basterebbe.
Faccio un esempio uscendo dal settore fantasy. Il nome della rosa di Umberto Eco dove lo mettereste? Fra i romanzi storici visto che è ambientato nel 1300? Fra i gialli visto che ci sono diversi omicidi? Nella narrativa non di genere, che è dove lo abbiamo messo noi perché Eco viene letto indipendentemente dal genere del libro ma perché è Eco? Ecco, non si può differenziare tutto e non è nemmeno pratico, con un ordine alfabetico che ricomincerebbe ogni volta per ogni minimo sottosettore.
Il fantastico è settore mio perché sono l’unica che lo conosce bene (fantasy) o discretamente (fantascienza), e se chi si occupa di un settore conosce i libri riesce a tenerlo meglio. E poi mi occupo anche dei gialli, non perché io li legga – di fatto ne ho letti davvero pochi – ma perché qualcuno se ne deve occupare e a me è capitato quel settore. Cosa significa che ce ne occupiamo? In primo luogo che mettiamo in ordine i libri. Se io vedo sui carrelli libri fantasy o gialli so che sono “miei” e che toccherà a me metterli a posto. Se poi il mio turno finisce e ci sono ancora libri miei sul carrello se ne occuperà qualche collega, ma se io sono presente sono io che li sistemo. Se invece finisco di sistemare i miei libri e ce ne sono altri di altri reparti sul carrello passo a sistemare pure quelli. Non è che non sistemiamo i libri degli altri reparti, diamo solo la precedenza a quelli di cui ci occupiamo per evitare di sovrapporci su un unico titolo ignorandone altri. È una questione pratica, anche perché quando io devo sistemare un giallo spesso so a colpo d’occhio cosa posso togliere dal tavolo perché è vecchio e non vende, mentre se devo sistemare un romanzo d’amore mi trovo a dover controllare a computer parecchi titoli per decidere cosa fare. Sono libri che maneggio meno e perciò sono più lenta.
Questa suddivisione vale comunque per i libri da sistemare, non per il servizio al cliente. Al cliente devo saper dare qualsiasi libro di qualsiasi reparto, anche se poi quando ci troviamo in difficoltà – a volte capita – ci chiediamo aiuto a vicenda.
E poi c’è il venduto. Quando ci vedete seduti al computer non ci stiamo facendo i fatti nostri, stiamo comunque lavorando. I libri li vendiamo, giusto? E a un certo punto finiscono. Se vogliamo continuare a vendere e quindi a tenere il negozio aperto dobbiamo rifornire i libri che vendono in modo da continuare a venderli. Ogni giorno (se ci riusciamo, nelle giornate più complicate non c’è tempo per farlo e può capitare di concentrare in un giorno il venduto di una settimana) stampiamo un file excel con il venduto del giorno prima. Anche in una giornata tranquilla parliamo di centinaia di righe di venduto, righe che noi dobbiamo leggere.

Ogni riga comprende codice ISBN, casa editrice, collana a cui appartiene il libro, autore, titolo, prezzo, quantità di copie vendute e quantità di copie in giacenza in negozio. Eccitante, vero? Ogni giorno leggiamo centinaia di righe scritte così. Vi rivelo un segreto: non leggiamo il codice ISBN. In genere leggiamo autore e titolo, in modo da capire di che libro si tratta. Casa editrice e collana forniscono ulteriori indicazioni in caso di dubbio. Quando mi imbatto nei libri di cucina, nelle guide turistiche o in altre cose che non sono di mia competenza passo oltre rapidamente. Peccato che i titoli siano mischiati, il che significa che non possiamo permetterci di distrarci. Quando arrivo ai miei titoli devo fare più attenzione. Guardo quante copie ho venduto e quante ancora ne ho. Se ne ho vendute poche e in giacenza ne ho tante passo oltre. Se so perfettamente di che titolo si tratta, so a che ritmo lo vendo e so di averne abbastanza – credetemi, per il fantasy spesso conosco le cifre a memoria senza bisogno di controlli – passo oltre. Se ho un dubbio, o vedo nella casella della giacenza scritto il numero 1 o il numero 0 controllo. È qui che mi serve il codice ISBN, perché lo importo nel gestionale del negozio e guardo le statistiche. Quante copie ho in giacenza. Quante ne ho vendute nel mese in corso, in quello prima, in quello prima ancora, negli ultimi 12 mesi e nello storico del negozio. Devo capire se quel libro vende o no, e a che ritmo lo fa. Se di un libro vendo una copia al mese, posso tranquillamente tenerne una sola sullo scaffale. Il rifornimento impiega pochi giorni ad arrivare, perciò posso ragionevolmente aspettarmi che ora che qualcuno lo vorrà di nuovo il libro sarà tornato sullo scaffale. Se però il libro vende cinque copie al mese è bene che io ne abbia di più, altrimenti perderò le vendite.
Si tratta di un equilibrio difficile, se ho troppe copie ho problemi di spazio, se ne ho troppe poche perdo le vendite. In più il libro deve portare un guadagno al negozio. Se volete capire bene come funziona la cosa leggetevi Vendere l’anima di Renato Montroni. Non mi è piaciuto particolarmente, ma almeno una cosa interessante in quel libro c’era, l’indice di rotazione. In breve se un negozio paga i libri al distributore dopo 90 giorni, perché sia economicamente conveniente avere il libro bisogna riuscire a venderne almeno quattro copie all’anno. Se ne vende solo tre allora non si tiene, e lo si ordina appositamente per il cliente che lo vuole. Questa almeno è la teoria, nata quando non c’erano i rivenditori on-line. Una cosa che trovo assurda è come spesso la gente sia disposta ad aspettare giorni per un ordine fatto su internet ma non sia disposta ad aspettare altrettanto per un ordine fatto da noi. Da noi o il libro c’è subito o non lo vuole.


Ecco, quando venite da noi e vedete una copia di un libro sconosciuto ma che a voi interessa e che non comprate perché ha un segnetto minuscolo in copertina, non aspettatevi di tornare il mese dopo e di vedere una copia diversa. Sullo scaffale ci sarà ancora la stessa copia che avete visto in precedenza. Noi lo eliminiamo solo se ce ne accorgiamo e se è un danno significativo, se è un segnetto minuscolo che ne infischiamo. Pensateci, in che condizioni sarà il libro quando avrete finito di leggerlo? E per una cosa impercettibile non lo volete? E poi, chi ci assicura che anche ordinandone una nuova copia ci arriverà in condizioni migliori? Il libro che noi rendiamo all’editore, a meno che non lo indichiamo espressamente come “guasto” viene tenuto in magazzino e spedito alla prima libreria che lo ordina, perciò qualcuno riceverà cose che noi abbiamo reso così come noi riceviamo i resi di qualcun altro. Sui libri di catalogo – quindi non sulle novità – è così che funziona. Quel libro che voi non avete preso per via di quel segno minuscolo rimarrà sullo scaffale fino a quando qualcuno non lo comprerà, magari anche per quattro mesi, e noi ne avremo una copia nuova solo dopo che lo avremo rifornito perché lo avremo venduto. Le copie cambiano solo con la vendita, il trascorrere del tempo in questo non conta nulla. Ho avuto persone che mi hanno detto che vedevano sempre la stessa copia sullo scaffale. Per forza, nessuno aveva comprato il libro che gli interessava – loro compresi – perciò la copia non era stata sostituita.
Un’altra parte del nostro lavoro sono le rese. Anche qui di solito lavoriamo per settori, ma la cosa non è obbligatoria. Perché rendiamo i libri, al di là di quelli guasti? I motivi sono due: perché economicamente al negozio non conviene tenerli e perché abbiamo bisogno di spazio.


Quando noi guardiamo le pareti compiamo un gesto molto diverso dal vostro. Voi le guardate cercando qualcosa di interessante, noi le guardiamo con cattiveria cercando di capire cosa mandare fuori dai piedi. Gli editori sono stabiliti dal responsabile in base alle autorizzazioni di resa che si è fatto dare, a turno tocca a tutti. Si rende per gruppi, quindi ogni volta che c’è una resa aperta io ho l’elenco degli editori per cui si apre la caccia grossa. Dal mio punto di vista è caccia senza pietà. Se il libro non vende deve sloggiare e fare spazio ad altro. Per Montroni deve vendere quattro copie all’anno, io sono più elastica e scendo a tre, due nel caso dei classici o dei volumi appartenenti alle saghe. Però non reputo il catalogo sacro e intoccabile, in fondo siamo una libreria e non una biblioteca. A volte di un libro ne tengo una o due copie, rendendo tutte le altre, a volte non ne tengo nessuna. Sono salvi soli i libri che abbiamo da meno di tre mesi, mentre è caccia libera per tutti i libri che non hanno venduto nemmeno una copia negli ultimi sei mesi, anche se dieci mesi prima hanno venduto dieci copie. Evidentemente all’epoca era stato assegnato a scuola, o era uscita una recensione, ma ora non interessa più a nessuno, perciò… avete capito, vero?
Il discorso sulle rese comunque è lungo, quindi mi sa che ne parlerò meglio un’altra volta. Clienti, sistemazione dei libri, ordini di rifornimento e rese: questo in sintesi è quanto facciamo. E io ho solo sfiorato la superficie di quel che volevo dirvi per farvi capire perché a volte il libro che tanto agognate non c’è. Mi sa che in passato mi sono distratta e ho reso a qualche editore pure il mio dono della sintesi.



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