Pi nasce a Pondicherry, in India, negli anni Cinquanta e gli viene dato il nome di una piscina. Una caro amico di famiglia, Francis Adirubasamy, che da giovane era stato un nuotatore professionista in India, aveva soggiornato a Parigi, dove la cosa che lo aveva più interessato erano le magnifiche piscine. A quell’epoca le piscine francesi erano tutt’altro che igieniche. Ce n’era una in cui l’acqua arrivava direttamente dalla Senna, dopo aver attraversato tutta Parigi: per questo la piscina olimpica Bain Royal era piena di pesci morti. Ma anche le piscine che non prendevano l’acqua dalla Senna erano torbide e affollate: “In superficie galleggiavano talmente tanti sputi che sembrava di nuotare tra le meduse”. Poi c’era la piscina Molitor. “Era il gioiello acquatico di Parigi, anzi, dell’intero mondo civilizzato. Agli dei sarebbe piaciuto nuotare in quella piscina”. Perciò il protagonista venne chiamato: Piscine Molitor Patel. Inutile dire che questo nome astruso fu la tortura della sua infanzia finché il protagonista riuscì ad imporre il soprannome di Pi e a farsi chiamare soltanto: Pi Patel.
La famiglia Patel gestiva uno zoo a Pondicherry e Pi amava molto gli animali. Per lui lo zoo era un paradiso terrestre.
“Dopo la scuola” dice “lasciavo che l’elefante mi perquisisse lento e metodico a caccia di noccioline, o che un orango goloso di zecche mi spulciasse i capelli grugnendo deluso dalla mia pulizia. Se solo riuscissi a descrivere il movimento perfetto di una foca che scivola in acqua, di una scimmia che dondola ritmicamente, o il semplice girare la testa di un leone… Ma le parole affondano in questi mari. Usate piuttosto l’immaginazione”.
A 16 anni Pi ha ben chiaro che gli animali sono estremamente conservatori e che il minimo cambiamento li sconvolge. “Gli animali preferiscono le cose stabili, uguali a se stesse, giorno dopo giorno, mese dopo mese. Non amano affatto le sorprese”. Un animale si muove nel suo territorio secondo una logica, come in una partita a scacchi. L’altra passione di Pi sono le religioni e senza che i suoi ne sappiano niente, si converte al cristianesimo, al buddismo e all’islamismo. Sente che ognuna di queste religioni ha qualcosa che manca alle altre e che le tre possono soddisfare più pienamente il suo bisogno di spiritualità. Ma un bel giorno il padre di Pi decide di vendere lo zoo e trasferirsi in Canada. Dunque la famiglia s’imbarca con una parte degli animali, ma la nave dopo pochi giorni affonda in una terribile tempesta. Pi si ritrova su una barchetta in compagnia di una zebra, una iena, un orango… e una tigre!Come farà a vivere 227 giorni sulle terribili profondità dell’Oceano Pacifico, con gli squali che gli girano intorno, sopra un firmamento sconfinato di pesci e la tigre sulla barchetta?Pubblicato nel 2001, Vita di Pi è il romanzo dello scrittore canadese Yann Martel, che nel 2002 ha vinto il prestigioso Man Booker Prize ed è diventato un best seller mondiale. Malgrado ciò, all’inizio il romanzo è stato rifiutato da numerosi editori. Yann Martel, che se dovesse scegliere un libro da portare su un’isola deserta, sceglierebbe La divina commedia (così potrebbe leggerla alla tigre…), sostiene che l’arte deriva da una sensazione di disagio e mancato adattamento al mondo.
Il film Vita di Pi ha visto la luce dopo 10 anni di tentativi in cui si sono cimentati diversi registi e sceneggiatori. Alla fine è stato realizzato da Ang Lee con la sceneggiatura di David Magee. Per interpretare Pi, è stato scelto un esordiente, Suraj Sharma, a cui è stata chiesta una prova notevole, visto ha dovuto recitare per tutto il tempo da solo. La tigre infatti è completamente CGI (Computer-Generated Imagery), ovvero realizzata al computer (vedi il trailer).
Suraj Sharma, Ang Lee, Yann Martel
Vita di Pi è il viaggio di un eroe senza speranza che però ha una forza vitale straordinaria. Sarà proprio questa, unita ad una profonda conoscenza della natura “animale” a salvargli la vita. E’ una storia talmente incredibile che non si se sia vera: quando Pi la racconta non viene creduto neanche nel romanzo. Alla fine ne verranno date due versioni: due diverse verità. A quel punto starà a noi decidere qual è la storia e qual è la metafora, insomma, come dice lo stesso Martel, starà a noi scegliere a quale credere.
“Voglio dire due parole sulla paura. E’ lei l’unico vero avversario. Solo la paura può sconfiggere la vita. E’ un’avversaria intelligente e perfida, io lo so bene. Non ha dignità, non rispetta leggi né regole, non ha pietà. Cerca i tuoi punti deboli e li scova con facilità. Comincia sempre dalla mente. Fino a un attimo prima sei calmo, controllato, felice. Poi la paura, travestita da piccolo dubbio innocente, si intrufola nella tua mente come una spia”.
E così via, va avanti nella sua disamina finché tira fuori l’antidoto. Ma questo non voglio dirlo.