Esce in Francia la biografia di uno degli scrittori più enigmatici del XX° secolo
Il suo nome era Ettore Schmitz ma tutti lo ricordiamo come Italo Svevo, lo scrittore che con la sua opera più famosa “La coscienza di Zeno” ha rivoluzionato la letteratura nazionale introducendo un genere innovativo ed un metodo di narrazione fino ad allora sconosciuto nel nostro Paese e forse mai compreso fino in fondo. La vita di Italo Svevo diventa il centro di un’opera tutta da scoprire firmata dallo scrittore Maurizio Serra che con una coinvolgente biografia dal titolo “Italo Svevo ou l’antivie” pubblicata recentemente in Francia ha riportato l’attenzione sullo scrittore triestino.
Svevo fu senza dubbio un personaggio controverso e contraddittorio e – proprio per questo – è diventato il simbolo di un’epoca di forti cambiamenti ed inquietudini come fu il ‘900.
L’opera di Serra ripercorre la vita di Ettore Schmitz ma si discosta dalle tradizionali biografie perché, pur basandosi su una attente e fedele ricostruzione di fatti ed eventi, si concentra maggiormente sulla personalità dell’uomo soffermandosi con dettagli sulla sua ambigua psicologia ed il suo perenne contrasto con il suo alter-ego: Italo Svevo
Schimtz nato a Trieste da un ricco commerciante ebreo svolge durante tutta la sua vita la professione di impiegato di banca. La letteratura fu per lui sempre un secondo mestiere, una via di fuga che mai prese il posto di quell’esistenza concreta e razionale caratteristiche di un abitudinario e banale borghese del ‘900. Fu diviso anche sul piano politico e culturale fra l’Italia, nazione da lui sempre amata, e l’ambiente mitteleuropeo in cui era nato e cresciuto. Tale spaccatura è testimoniata al meglio dalla scelta del suo singolare pseudonimo con il quale divenne celebre. I suoi tre romanzi – Una vita, Senilità e La Coscienza di Zeno – introdussero in Italia il romanzo psicologico e segnarono una nuova epoca. Purtroppo Svevo non fu mai compreso a pieno e solo dopo la sua morte il suo genio cominciò ad essere riconosciuto, grazie anche al contributo di illustri intellettuali quali Eugenio Montale e James Joyce che apprezzarono e esaltarono il valore delle sua opera. L’opera di serra si rivela dunque come una duplice biografia, viaggio nella coscienza di un uomo (il primo ad introdurre l’analisi psicologia nella letteratura nazionale) pieno di contraddizioni, cinico ma capace di ridere – seppur amaramente – della banalità dell’esistenza umana, quella stessa banalità e mediocrità che mai era riuscito a sconfiggere nella sua vita.“Il pessimismo di Svevo trovava contrappeso in una grandissima ironia” spiega Serra, che ha ritrovato e riportato testimonianze di importanti intellettuali che lo avevano conosciuto direttamente.
Probabilmente, come ha scritto Paolo Di Stefano sul Corriere della Sera, dopo aver letto la biografia che Maurizio Serra ha dedicato a Svevo si potrebbe dire che “non c’è niente di più fascinoso di una vita insignificante” .
Marco D’Acunti