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Vita intellettuale e affettiva di Benedetto Croce

Creato il 01 maggio 2014 da Malvino

Giorno di festa, le librerie sono chiuse, non possiamo precipitarci a comprare l’ultimo volume di Giancristiano Desiderio (Vita intellettuale e affettiva di Benedetto Croce – liberilibri, 2014), che Radio Radicale ci raccomanda come imperdibile. Lo faremo domani, senza meno, anzi arriveremo un quarto d’ora prima dell’apertura per essere sicuri di potercene assicurare una copia prima che vada esaurito, d’intanto riflettiamo su quanto l’autore ha detto nel corso della trasmissione, e trasecoliamo, perché di Benedetto Croce ci eravamo fatti un’idea diversa da quella che questo libro sembra voglia suggerirci, e noi siamo disposti a ricrederci: ben venga chi abbia argomenti per dimostrarci che non fosse il mostro di egolatria che emerge dalle molte e molte testimonianze che nel corso degli anni abbiamo raccolto qua e là, tutte convergenti nel rafforzare in noi la convinzione che proprio un grave vizio di anaffettività fosse al fondo della pomposa artificiosità del suo sistema filosofico. E tuttavia da subito, dal poco che ci ha detto Giancristiano Desiderio nel corso della trasmissione radiofonica, qualche perplessità ci assale.Vero è, infatti, che Angelina Zampanelli abbia vissuto accanto a Benedetto Croce per vent’anni, ma non solleva alcun dubbio il fatto che egli abbia deciso di sposarla solo in punto di morte? Il periodo storico era quello in cui la convivenza more uxorio senza contrarre vincolo matrimoniale faceva della donna una concubina: tanto amore non riuscì a trovare modo di risolvere una situazione che avrà arrecato senza meno qualche imbarazzo alla signora? Si potrebbe obiettare che il filosofo fosse allergico al matrimonio, se non fosse che a pochi mesi dalla morte di Angelina Zampanelli egli si sposa con Adele Rossi. E basta leggere la lettera datata 16 febbraio 1914 indirizzata alla cugina Teresa nella quale le annuncia la decisione per aver modo di capire chi fosse veramente Benedetto Croce. Vita intellettuale e affettiva di Benedetto Croce

Collaboratrice e badante, diremmo. Sposabile, a differenza di Angelina Zampanelli, perché di buona famiglia. Diciamo che sposare Angelina in punto di morte fosse da intendere come il versamento della liquidazione prima di passare a mettersi in casa una nuova governante, con altro tenore di contratto, visto che il datore di lavoro era ormai sotto la cinquantina.Si dirà, e a ragione, che a quei tempi molti matrimoni, poi anche felici, avevano analoghe basi affettive. Siamo negli anni, infatti, in cui su un giornale bavarese appare il seguente annuncio a pagamento: «Impiegato statale di medio livello, cattolico, 43enne, cerca ragazza cattolica, vergine, che sia brava in cucina, nel cucito e nelle pulizie domestiche. Gradita la dote, ma non è indispensabile», che avrà buon esito portando all’altare il padre e la madre di Benedetto XVI, il quale, onorando la nobiltà dei valori sui quali era fondata la sua famiglia, lamenterà coerentemente, un secolo dopo, che ormai «si riduce l’amore a emozione sentimentale e a soddisfazione di pulsioni istintive». Bene, tutto bene, così andavano le cose e non possiamo rimproverare a Benedetto Croce di aver avuto in Angelina, prima, e in Adele, dopo, due collaboratrici domestiche. Ma dipingercelo come uno col cuore grosso quanto Palazzo Filomarino – questo pare voglia farci credere Giancristiano Desiderio – francamente è troppo.  


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