“Quando questo finirà non ci toccheremo più, prometti.”
Lui ride, la guarda al di sopra dell’orlo del bicchiere che si sta portando alla bocca, il bicchiere si ferma a mezz’aria.
“Cosa intendi?”, ma lo sa benissimo.
Gli occhi di lei sono una pozza calma. Gli sorride. “Lo sai.”
“Il desiderio”, mormora lui.
“Il desiderio.” ripete lei. E le labbra si curvano in un sorriso.
“Vuoi dire che dovrà finire tutto?”
“No. Solo il contatto. Non ci toccheremo, non faremo rivivere gesti vuoti, spolpati, non reciteremo la passione, non ci proveremo nemmeno. La onoreremo.”
“Addirittura.”
“Di più. La celebreremo, la commemoreremo, con religioso rispetto.”
Lui beve un sorso d’acqua, che per poco non gli va di traverso. Sta ridendo.
“Quando accadrà”, anche lei sta ridendo ora, “siederemo qui, perfettamente distanti e composti, o altrove…”
“Composti.”
“O scomposti, se vuoi. Ma niente pacche sulle spalle, niente carezze sulla mano, niente abbracci goffi e niente tentativi di farlo comunque.”
“L’amore?”
“L’amore.”
Lo sguardo di lui si ferma sulle labbra di lei, ancora arrossate, stropicciate dai baci. Una vampata di calore si diffonde alla base della colonna vertebrale. Quando questo finirà… è giusto.
“Rideremo” dice lei, “del nostro passato, di quando stavamo così a guardarci, frastornati di desiderio, senza riuscire a levarci le mani di dosso. Rideremo come ridono in quella foto, Anaïs Nin e Henry Miller.”
“Quale foto?”
