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Vita Quotidiana Londinese

Creato il 14 ottobre 2010 da Obyinlondon

Vita Quotidiana LondineseLa mia vita quotidiana londinese é giá cosí stressante e frenetica di suo che il mio sogno perfetto sarebbe poter passare, non dico tre, non dico due, ma almeno un giorno di pace e tranquillitá tra le mura di casa, senza avere a che fare con flatmate dalla porta tendente al suicidio o mostri che sbucano dalla tazza del water; comprenderete la gioia nel cuore del sottoscritto nello scoprire che la flatmate preferita si sta per assentare per una settimana.

Ebbene, giá ora che é partita da due giorni, posso dire che tutta la mia esistenza é giá completamente stravolta: alla mattina posso dormire fino al suono della sveglia; al mio ritorno dal lavoro posso leggere ad esempio un articolo sul sudamerica sapendo che non lo accompagnerá come valore aggiunto la discografia di Shakira, o un’articolo sull’Italia senza il concerto di accompagnamento “Live in Piscinola-Marianella” di Gigi D’Alessio; quando sento che qualcuno sta per chiudere una porta non ho bisogno di tendere una mano a trattenere il vaso di fiori; e quando abbasso il volume della tv durante un reportage della BBC sulle invasioni di Vichinghi nell’Irlanda del nord lo sento abbassarsi per davvero.

Se alcune cose vanno meglio, peró, alcune altre devo necessariamente andare peggio.

Infatti ieri mattina faccio per uscire di casa per andare al lavoro quando, sull’uscio, mi rendo conto che sta piovendo: accidenti, che sfortuna.
Mi volto per afferrare un ombrello al volo quando il primo neurone mattutino, giá in piena attivitá, porta alla mia attenzione un particolare: non ero ancora uscito dalla porta.
Ed ecco cosí che, con l’espressione di incanto di Brian Krause che scopre uno scorcio sconosciuto di “Ritorno alla Laguna Blu”, faccio conoscenza con una romantica cascata celeste che si propone goliardica sul nostro muro di casa — un po’ tipo ristorante cinese di periferia — che, passando con grazia sul lietissimo contatore dell’elettricitá (che ringrazia sibilando) conclude il suo impavido percorso sotto forma di ruscello oltre l’ingresso di casa, dove folcloristiche cornacchie grigie degli Urali fanno tranquillamente il bagno augurando la buona giornata.

Dato che é casualmente la seconda volta che il nostro contatore dell’elettricitá si prende una benedizione, e dato che la moquette comincia vagamente a tendere all’acquitrinoso, preso dal panico chiamo immediatamente la Landlady (per la cronaca, QUESTA landlady) la quale mi comunica, con la voglia di aiutare paragonabile a quella di Roberto Calderoli al centro di accoglienza immigrati di Contrada Pian del Lago: “Ah! Ma giá lo sapevo che avevate una perdita!”.
Beh, o meravigliosa testolina di giovenca del Bosforo, hai mai pensato che avresti anche potuto fare un gesto di chiamata all’idraulico? O hai pensato che qui si usi lavarsi i denti mentre si legge la posta?
Ad ogni modo, ricompostomi dai miei primi pensieri di ira — che mi avrebbero fatto misteriosamente ritrovare con un affitto aumentato — domando: “E… pensa che si potrebbe sistemare?”.
Beh,” mi risponde lei, “ma mio figlio non puó! Questa settimana é a Greenwich per un corso di astronomia!” (Oh, meraviglia: e noi con l’acqua in casa per una settimana perché il figlio deve guardare le stelle!).
“Ma, scusi, ed un idraulico non lo si puó chiamare?”
Ed ecco che parte il solito giro di valzer: “Sí, no, mah, va beh, adesso vediamo, magari non é cosí grave, devo vedere, devo chiamare l’idraulico quello bravo (che é sempre il figlio, nda), ho un po’ di problemi con il telefono (come no, com’é che é al telefono con me?), presto sará il weekend (é martedí…), gli idraulici sono tutti un po’ impegnati adesso (cos’é lei é la centralinista?), ora vedo un po’, ti faró sapere, chiamo e poi ti dico …”
“Insomma quando ci fa sapere?”
“Settimana prossima!”
E te pareva, insomma siamo ancora lí — Va beh, faccia con calma, intanto mi faccia sapere se devo comprare una poltrona gonfiabile per muovermi per casa; ho giá in mente di usare le ante del contatore come pagaya.

Per aggiungere un’altro paragrafo al capitolo “Brutta giornata? Tranquillo, tanto andrá peggio”, ecco che mi giunge la novella che mancava, consegnatami dell’altro flatmate, quello rimasto in cittá, che con il sorriso del gatto del Cheshire mi annuncia sbattendo una cotoletta di pollo: “Sta per arrivare mio fratelloo!”.
“Va bene,” dico io, “benvenuto al fratello, beato lui che si fa la vacanza”, tanto, penso che dopo essere sopravvissuto agli ospiti di Michael, manco dovesse arrivare il Mullah Omar con tutto l’esercito dei talebani al seguito credo che riuscirei ancora a conviverci (e probabilmente sarebbero piú puliti).
“Ah OK,’ mi dice lui, “no perché mio fratello viene a cercare lavoro a Londra”.
Mi si rizzano le antenne: “In che senso a cercare lavoro a Londra?“.
“Eh,” specifica lui, “prima viene qua da noi con calma e si sistema, poi cerca lavoro con calma, e ancora poi (sempre con calma, n.d.a.) cerca casa.”
“Ah, ma che intraprendente fratellino, uno che si lancia proprio di petto eh… e quindi quanto si ferma?”.
“Beh, cominciamo con due o tre mesi
Mi verrebbe da risponderti qualcosa — sempre con calma — ma lasciamo perdere; guardando la cosa con ottimismo, per lo meno adesso quando la bolletta dell’elettricitá é in corso di produzione so a chi far fare l’autolettura.


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