Luigi e Carlo Tarantola sono due fratelli toscani che, alla fine dell’800, iniziano a lavorare come venditori ambulanti di libri, spostandosi per l’Italia con la loro bancarella. Il primo ha una moglie, Luigia, e assieme a lei, in seguito alla nascita dei figli, decide di stabilirsi a Udine e di aprire una sua libreria. È il 1904. L’anno seguente, la sede della libreria – che venne battezzata Libreria Luigi Tarantola – si sposta da Riva Bartolini all'importante Via Vittorio Veneto: inizia così la storia di quella che diverrà la libreria più importante della città.
Passano gli anni e la vita dell’attività viene messa alla prova da guerre e indigenze. La famiglia è costretta a spostarsi di nuovo, ma Luigi e la moglie riescono comunque a crescere i figli con una tale passione per la cultura letteraria che viene loro naturale proseguire con l’attività famigliare. Il figlio Erminio si stabilisce a La Spezia, dove comincia a gestire la libreria che il padre aveva deciso di aprire lì nel 1917; Tita, Rosina e i genitori decidono di tornare a Udine per rimettere in piedi l’attività, danneggiata e svuotata dai saccheggiamenti degli anni della guerra. Si rimboccano le maniche, si rimettono al lavoro e ripartono.
Arriviamo agli anni Trenta. Rosina Tarantola lavora nella libreria, immersa nei tomi più vari, ed è proprio lì che un giorno incontra l’amore di una vita: il ragioniere Aldo Tavoschi, il quale diventa suo marito nel 1931 e lascia il suo lavoro in banca per affiancare la moglie e il cognato Tita.
La fama e l’importanza crescono (la libreria è l’unica in città a partecipare con continuità al Premio Bancarella sin dal dopoguerra e, con dieci dei suoi lettori forti, al Premio Mondello), i volumi in vendita aumentano, la famiglia si allarga con Paola e Giovanni.
Come i suoi nonni, la madre e gli zii, Giovanni cresce tra volumi di narrativa e saggistica e inizia a lavorare nel negozio dal 1963.
Nel tempo si aggiunge all'attività anche la moglie di Giovanni: Annamaria Di Natali porta avanti, tra le varie mansioni all'interno del negozio, l’arduo lavoro di schedatura del capitale letterario della libreria iniziato dal suocero; negli anni Trenta Aldo Tavoschi aveva iniziato a catalogare i volumi creando delle schede cartacee con titoli e varie altre informazioni scrivendole a mano e poi, in un secondo tempo, battendole con la sua macchina da scrivere una a una.
Arriviamo a oggi. Cinquant'anni non sono pochi e i problemi economici degli ultimi anni hanno infierito su ogni settore, compresi quello culturale e commerciale: il 31 dicembre prossimo la libreria Tarantola chiuderà i battenti per l’ultima volta.
Tra qualche titubanza e cercando di mettere da parte la mia impacciataggine, sabato scorso ho avuto l’occasione di fare qualche domanda a Giovanni Tavoschi, che andrà in pensione augurandosi che qualche imprenditore con la sua stessa passione si faccia avanti per assicurare una continuità a questa grande attività.
Quando la scelta è stata annunciata, prima della riapertura dopo le vacanze estive, sono stati in molti a essere dispiaciuti e preoccupati per il futuro di questo importante esercizio storico: generazioni di lettori che con nostalgia salutano il luogo che negli anni è diventato un vero e proprio punto di riferimento, una vera oasi di cultura letteraria, ma anche il sindaco di Udine e i suoi assessori, che fin da subito si sono detti disponibili a sostenere con il massimo impegno un eventuale passaggio di testimone.
Mac, la mascotte della libreria.
Ho chiesto al signor Tavoschi di parlarmi della scelta dei libri da tenere, di come abbia coltivato la passione nel tempo, della sua esperienza ed è stato decisamente limpido. Negli anni la passione è rimasta intatta, anche quando il tempo a disposizione per leggere era poco, ma l’amore per la professione, si sa, va coltivato: quello che ha ama del suoi lavoro è sempre stato l’affiancamento dei clienti nella stimolante ricerca di tomi rari e quasi introvabili, soprattutto nel caso di testi su temi specifici e complessi, o di case editrici piccole e per lo più sconosciute.Sono stati i clienti stessi, soprattutto quelli che nei decenni hanno continuato ad affidarsi a lui e alla sua competenza, ad affinare il suo modo di scegliere i libri da tenere sulle mensole della sua libreria: oltre alla scelta meditata dei nuovi romanzi, sulla base della storia di vendita di un dato autore e sui gusti dei suoi clienti, negli anni ha capito, ad esempio, che nel suo negozio tendono ad andare per la maggiore i volumi di Adelphi, al contrario di quelli dell’editore Newton Compton.
Abbiamo parlato dell’evoluzione dell’editoria e del commercio di libri negli ultimi anni. Per la sua libreria ordina volumi di case editrici a pagamento solo su richiesta, perché sa con certezza che altrimenti i libri rimarrebbero sugli scaffali (sui suoi come su quelli degli autori che con una somma relativamente bassa riescono a procurarsi il loro nome su una copertina). Il commercio che la sua famiglia ha messo in piedi è basato da sempre sulla competenza e sulla capacità di consigliare un lettore anche sulla base delle sue letture precedenti, perciò il signor Tavoschi è sicuro nell'affermare che per quanto si possa accettare che la vendita on-line sia una naturale evoluzione del commercio e dell’editoria – ed è intuibile immaginare che al commercio elettronico sia solitamente connessa una conoscenza certa del titolo che si desidera –, verrà a mancare sempre di più il contatto umano, quella relazione cliente-libraio che permette a un lettore di fare acquisti ragionati sulla base della sua stessa storia ed esperienza.
Il cartello esposto nella vetrina, prodotto con stampa a caratteri mobili.
Negli anni Tavoschi ha saputo consigliare al meglio gli abitanti della città, senza smettere mai di raccomandare sia vecchi classici che romanzi moderni (tra i romanzi contemporanei mi ha nominato La verità sul caso Harry Quebert) e anche ora che la libreria sta per chiudere ribadisce la sua disponibilità futura ad aiutare i suoi clienti con pareri e suggerimenti.La scelta non è una di quelle su cui si torna indietro e in occasione della chiusura i lettori avranno la possibilità di poter mettere la mani su un catalogo di quasi quarantamila volumi: un’eredità culturale a cui vi consiglio di cedere e su cui in, questa occasione, sono stati fatti sconti molto invitanti.
Quello che mi sento di aggiungere, da lettrice sentimentale quale sono, è che quando una libreria come questa arriva a tirare giù la saracinesca è come se tutto diventasse più triste: sarà così anche per quella strada e per le persone di questa città che amano vivere col naso immerso nel profumo dei libri. Mi viene in mente una chiara immagine: è un po’ come quando un amico ti lascia e ti senti un po’ inaridito.
Ho voluto raccontarvi di questa esperienza e di questa storia perché credo sia molto significativa; guardando le vetrine, entrando in quel negozio e venendo a conoscenza della storia della famiglia legata a questa libreria non ho potuto non pensare a quanto preziose siano la passione e la letteratura per l’evoluzione del pensiero, per la ricchezza dello spirito, per la crescita e lo sviluppo di menti che potranno andare a migliorare la nazione in cui viviamo e, magari, a scuotere e cambiare un po’ la situazione attuale.
Per altre informazioni e notizie sull'attività della libreria visitate il sito www.tarantolalibri.com.