Ieri sera al PAC di via Palestro c’è stata l’inaugurazione della mostra di un artista albanese Adrian Paci, dal titolo Vite in transito, dedicata ai popoli migranti e a tutti quelli che si sentono in viaggio.
La mostra arriva in Italia all’indomani di una tragedia che ha riempito di morte il nostro mare: l’esplosione di un traghetto proveniente dalla Libia a largo di Lampedusa , con a bordo più di duecento persone, la maggior parte annegate. Una strage.
Mentre ascoltavo l’artista che in un video raccontava le storie delle sue opere, che esplorano diversi linguaggi dal disegno, all’acquarello, alla fotografia ai video, la mia mente non poteva che pensare a quelle anime partite da un luogo lontano verso la speranza di una vita migliore: ma il mare li ha inghiottiti, la non-curanza e l’assenza di scrupoli di trafficanti di uomini e donne li ha fatti morire.
Soprattutto mi ha colpito un video intitolato Centro di permanenza temporanea (2007) dove si vede una fila indiana di persone che sale sulla scaletta di imbarco su un aereo che non c’è. Loro disciplinatamente si fermano e restano ordinati sui gradini di quella scala, che dovrebbe essere il simbolo del viaggio, dell’ascesa verso una nuova vita, ma poi sono costretti a fermarsi. E i loro volti, segnati dal vento e dal sole restano fermi a fissare lo spettatore, seduto comodo nella sua normalità, con quegli occhi segnati, profondi e tristi.
D’altronde la transitorietà, la condizione migrante è una condizione esistenziale che ci coinvolge tutti e per questo forse dovremmo considerare questo aspetto del nostro paese con maggiore attenzione, sia noi cittadini che gli uomini di governo. Chi insegna nelle scuole comprende benissimo quanto sia importante far sì che questi migranti appena arrivati o già da qualche tempo in Italia non si sentano come in attesa sulla soglia di una scaletta di imbarco. Io come insegnante sono consapevole delle difficoltà, e a volte mi sento impotente quando non riesco a comunicare con un genitore che parla poco la lingua o quando arriva un alunno che non sa l’italiano: soprattutto mi sento abbandonata dalla scuola in quanto istituzione, che non è in grado di offrire mediatori culturali, corsi aggiuntivi di alfabetizzazione che potrebbero essere seguiti sia dagli studenti che dai genitori che ne avessero bisogno, creando così quella interazione tra scuola e famiglia così importante per noi insegnanti.
Allora forse non mi sentirei così impotente, così frustrata nei miei sforzi e nei miei tentativi, così incapace a volte di comunicare quello che vorrei dire ai miei studenti.
Questo forse non centra con la mostra di cui avrei voluto parlarvi e che vi invito comunque ad andare a vedere (io stessa penso che ritornerò per riguardarla con calma) ma sono state queste le riflessioni che mi sono venute in mente, guardando queste immagini: in fondo l’arte è questo, non è qualcosa che deve rimanere chiuso nelle quattro mura di una sala da museo ma deve abbattere le pareti e i confini materiali e immateriali per circolare liberamente nei pensieri della gente. Così è stato. E Adrian Paci è davvero una grande artista.
ADRIAN PACI. Vite in transito”
PAC Padiglione d’Arte Contemporanea – Via Palestro, 14 – Milano
5 ottobre – 6 gennaio 2014
Orari: martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 9.30 – 19.30; giovedì 9.30 – 22.30; lunedì chiuso
Infoline: 028844635
Ingressi: € 8,00 – € 6,50