L’inferno può essere anche in terra. E può essere un inferno creato grazie anche alla mano dell’uomo.
La notte tra il 10 e l’11 novembre 2012 a Massa Carrara si è scatenato l’inferno. Non era fatto di lingue di fuoco, ma di un mare di fango. Ovunque.
Ho sentito per ore la bomba d’acqua che si riversava nel mio giardino, arrivando fino allo scalino d’ingresso. Ho pregato perché tutta quell’acqua non entrasse in casa mia, devastando le mie cose, i miei ricordi più belli. Per questa volta la mia casa è salva (per questa volta).
Ma questo fatto mi consola solo fino ad un certo punto, perché altri miei concittadini hanno invece una vita distrutta.
Molti sono fuggiti dalle loro abitazioni durante la notte per non essere seppelliti dal mare di fango, creato dall’acqua straripata da corsi d’acqua piccoli e grandi, ovunque, dalle colline al mare.
Due anni fa, in zona ci sono stati tre morti per due diverse frane.
Da allora, si è pensato a costruire numerose rotonde per il traffico cittadino (non mi risulta di abitare in una metropoli), si è pensato di buttare all’aria il centro città per il problema dei parcheggi (quasi 2.000.000 di euro), si è pensato a quanto fosse gravissimo il problema della z.t.l. con la domanda amletica del pass o non-pass a chi e perché. E altri problemi esistenziali sul traffico, tutti di pachidermica entità.
Intanto nessuna soluzione concreta e definitiva per problemi come la tombatura indiscriminata di corsi d’acqua, la presenza di detriti e materiale vario nei fossi e torrenti, la mancanza di opere strutturali per il contenimento degli argini, l’inadeguatezza delle pompe delle fognature pubbliche, la mancanza di muri di contenimento adeguato delle zone collinari (soprattutto quelle a vigneto). E così via. Un elenco lunghissimo di cose da fare, rimandate, rimbalzate, rinviate, rimpallate, rattoppate.
Durante la notte tra sabato e domenica scorsi, mia sorella ha avuto un mare di fango in casa. Nel suo giardino lavatrici e credenze altrui.
Perché? Perché NESSUNO ha pensato che un torrente DEBBA AVERE ARGINI SICURI E PULITI. E il corso d’acqua le ha portato via parte della sua vita.
Mia nipote ieri è scesa in cantina con gli stivaloni. Poi è salita in casa e tutta contenta ha detto: “mamma, nel fango ho ritrovato la statuina di san Giuseppe per il presepe di Natale”.
Vite nel fango.
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